Wolf arrivò quasi a sorpresa un giorno di Agosto. Quasi, a sorpresa, perché l'unica a non sapere del suo arrivo fu Rose.

«Rose è uscita. Quando ti vedrà sarà contenta!» gli disse Celeste.

L'uomo sbuffò con malcelato sarcasmo: «non ne dubito».

La madre allora lo guardò torva: «se non è contenta farò in modo che lo sia. Sono passati anni, passate oltre alle cose vecchie, per favore!».

«Beh vedo che sei serena, almeno tu» fu il sottile commento del figlio.

Quando sua sorella entrò in casa, quasi non fece caso alla presenza del fratello. Il suo sguardo lo trapassò con indifferenza, salutò con un "ciao" pronunciato a mezza bocca, e andò in camera sua.

Per Wolf non poteva andare meglio di così.

L'astio che provava per la ragazza era ancora intatto, ma non voleva conflitti nei pochi giorni che avrebbe trascorso in quella casa.

Aveva cose più importanti a cui pensare: un annuncio da fare.

«Io e Camilla abbiamo deciso di sposarci!».

Celeste lo abbracciò con gli occhi lucidi. Robert si congratulò con un'affettuosa pacca sulla spalla.

«Siamo al settimo cielo per voi! Camilla è una ragazza meravigliosa, oddio, quanto sarete felici insieme! Quando sarà?».

«Camilla sta cambiando lavoro in questo momento, spero quindi entro l'anno prossimo».

«Non vediamo l'ora! Devo aiutarti ad organizzare tutto! Poi chiamala e passamela, così posso congratularmi direttamente anche con lei. Rose! Rose! Vieni, Wolf ha una notizia da darti» Celeste aveva la voce stridula ed eccitata. Era qualcosa di lietamente inusuale, vederla con quell'emozione nel volto, dopo tanti anni spenti.

Wolf la bloccò con ferma gentilezza: «lascia, poi glielo dico io con più calma» un sorriso riscaldò gli occhi scuri del figlio.

Avevano gli stessi occhi, Wolf, Rose e Celeste. Mandavano lampi, più che occhiate, ed erano capaci di comunicare un intero paragrafo di pensieri senza permettere alla bocca di pronunciarne nemmeno una singola parola. Nonostante questo, non potevano essere tre persone più lontane. Ognuno utilizzava la propria espressività come meglio riteneva. Chi per rassicurare, chi per fare del male.

Wolf non disse niente a Rose per altri cinque giorni, ma la ragazza era già venuta a conoscenza della cosa da sua madre.

Non si sprecò in congratulazioni.

Quando, una mattina, Wolf bussò alla porta della sua camera da letto, Rose stava fissando con intensità il telefono. Scorreva in modo compulsivo foto di persone a lei sconosciute, in posa come manichini e belle da mettere a disagio.

Rose sembrava non aver nemmeno notato la presenza di suo fratello. Schiacciava due volte, come in preda a un riflesso automatico, su ogni foto, lasciando reazioni e prove del suo passaggio su quel singolo, apparentemente insignificante post.

Sembrava in trance, presa da una dimensione sociale tutta sua, costruita su misura per lei e lei solo. Nessuno era benvenuto in quella bolla di svago e frivolezze, per questo motivo Wolf non poté fare a meno di sentirsi incredibilmente fuori posto. Fu tentato di girare i tacchi e andarsene senza dire nulla.

Poi la sentì mormorare distrattamente «L'ho saputo. Auguri».

Wolf si chiuse la porta alle spalle.

Finalmente si sentiva di nuovo padrone dell'ambiente.

«A questo proposito... ho da chiederti una cosa».

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora