Nota:Chiedo scusa questo capitolo è lunghissimo ma non avrei saputo come spezzarlo meglio.


Sul punto di entrare nel bagno delle donne Rose si scontrò con qualcuno. Era pronta ad insultare la persona che si permetteva di correre dentro a una discoteca così piccola, quando incrociò gli occhi verde chiaro del proprietario.

Teo.

«Rose!» esclamò stupito e sollevato, come se avesse visto il fantasma più inquietante e bello di sempre.

Le sembrava di non vederlo da anni. Si posò per un attimo a studiargli i timidi accenni di lentiggini, disegnò con gli occhi i contorni a cuore della sua bocca e, infine, si soffermò sull'impertinente taglio dei capelli rossicci.

Quante volte aveva stretto il corpo asciutto di Teo contro il suo, di notte. Per certi versi era stata la sua unica relazione prima di Niko, quella vagamente più stabile, nonostante fosse un rapporto dettato da mero utilitarismo. Quante persone aveva calpestato per gratificare se stessa, quanti sentimenti ignorati, quanti corpi usa e getta.

Erano alti uguali, anzi, si poteva dire che Teo fosse basso come lei, perciò guardarlo in viso fu molto doloroso, perché tutto ciò che il ragazzo provava le veniva restituito con immediatezza, senza sconti né avvisi. Rose abbassò subito gli occhi, prese a fissare il pavimento con intensità.

«Scusa. Devo andare...» lo superò in un baleno, ed entrò in bagno.

Teo rimase confuso. Non gli era molto chiaro cosa fosse successo. Considerò pure di seguirla in bagno, ma ogni iniziativa gli morì dentro quando vide Niko - quell'insopportabile coglione! - passargli davanti senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e fiondarsi nello stesso bagno, chiudendo la porta dietro di sé.

Ah. È così dunque.

***

Teo uscì in silenzio dal locale. Fuori c'erano Marisa e quegli altri due gorilla ad aspettarlo.

«Dov'è che eri?» gli chiese brusca Marisa mentre fumava una sigaretta.

«Dentro. Ho...ho visto...» non riuscì a continuare «ho bisogno di sedermi un attimo».

«Anche io» Marisa lo imitò. Si sedettero a terra, abbandonandosi ai propri pensieri, inconsapevolmente connessi alla stessa persona.

«Johan ti ha poi risposto?» si sentì dire dalla voce di Omar.

«Macché...tre settimane fa mi ha detto che si sarebbe fatto sentire lui, ma poi più niente» rispose quella di Nat.

«Mi sa che è inutile» concluse l'amico.

Teo, nel frattempo, sgombrò dal suo animo lo smarrimento iniziale per lasciare spazio alla rabbia. Sentiva un calore sempre più forte nel petto che gli arrivava fin sulla pelle. Si era fatto paonazzo, aveva una smania di spaccare la faccia a Niko, a Rose, a tutti coloro che in quel momento, ne era sicuro, lo stavano guardando e ridevano di lui.

Che idiota.

Credeva davvero di essere quello speciale.

Pensava che a quella lì gliene fregasse qualcosa, di lui.

Se ne scopa già un altro.

Beh, lei è una puttana e lui ha perso le palle.

Idiota.

Idiota!

Zitti. State zitti.

Avevano torto. Avevano tutti torto e avevano tutti ragione.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora