Non aveva intenzione di tornare a casa a piedi. Il freddo gli tagliava la pelle e i pensieri.
Sotto casa di Rose era presente la fermata di un autobus. Con quello si sarebbe decisamente avvicinato a casa, facendogli risparmiare quasi due chilometri.
Tornava a casa. Da sua madre.
Almeno una persona oggi sarà molto contenta.
A fianco a lui, una donna aspettava l'autobus. Era vestita con un completo grigio, giacca e gonna al ginocchio, ed era armata di guanti e cappellino.
Niko e la donna erano gli unici in attesa, alla fermata. Si guardarono solo per un attimo, ma la donna dovette notare l'espressione tramortita del ragazzo, perché distolse subito l'attenzione, turbata.
Niko non ci fece caso. Nel suo cuore era nato un nodo grosso e spesso, che, se sciolto, avrebbe dato il via a una dolorosissima crisi di pianto.
Una verità crudele era sbocciata dentro di lui, e aveva già iniziato a far attecchire spine appuntite nel terreno fertile del suo animo.
Sentiva, intanto, che stava per succedere di nuovo: la crisi. La disconnessione dalla realtà che gli capitava alcune volte. Si appoggiò al palo che indicava la fermata, chiuse gli occhi e provò ad inspirare profondamente.
Lui era lì, tutto era lì. Non stava davvero fluttuando, e il mondo davanti a lui non vibrava, né di suoni né di colori.
Mentre si faceva riassorbire dalla concretezza del mondo terreno, delle mani gli toccarono timidamente le spalle.
Niko si girò, e la vide: Rose, con gli occhi cupi, boccheggiava e gli faceva segno di entrare nel portone del suo palazzo. Di nuovo lì, a casa sua.
La guardò meglio: era scalza, praticamente senza vestiti, la pelle era ormai una distesa di piccoli pallini violacei che presagivano un inizio di ipotermia. Il gesso che le copriva metà gamba era l'unica cosa che potesse effettivamente coprirla. Niente stampelle, non si sprecava mai a usare quelle benedette stampelle.
Dal naso le usciva un minuscolo, ma consistente, fiotto di sangue.
«Tu sei completamente fuori di testa! Entra dentro, ma cosa cazzo credi di fare così!».
Rose non voleva sentire ragioni: «ti prego, ti prego, ritorna. Entra con me, parliamo. Non volevo, non ce l'avevo con te, ti prego, non voglio che te ne vai, non adesso, non prima di averti spiegato...».
La donna che aspettava l'autobus guardò la ragazza con incredulità e terrore. Sembrava tentata di intervenire, ma poi si fece da parte, come a non volersi lasciar infettare da una tale manifestazione di follia.
Rose, nel frattempo, continuò ad implorare Niko: «scusa! Scusami! Perdonami, perdonami. Oddio...perdonami...mi sento...mi sento spezzata, non riesco a riunirmi, non riesco a...mi dispiace, te lo giuro. Lo sento qui dentro, nel petto, che mi dispiace. Te lo posso dire, te lo posso dire con tutto il mio cuore. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace...» continuò a mormorare "mi dispiace" anche quando Niko la prese in braccio ed entrò di nuovo a casa con lei.
La donna alla fermata rimase sola e senza parole.
***
Rose, di nuovo muta, si fece docilmente mettere maglione, calze e pantaloni felpati, per poi essere infilata a letto.
Con un fazzoletto nel naso, soffiava sangue e muco, mentre piangeva in silenzio lacrime gelide.
Rimase in quello stato per un'ora circa, mentre Niko la osservava, attendendo la prossima mossa. Fosse stato anche l'ennesimo attacco, sapeva ormai di potersi aspettare qualunque cosa.

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CENERE A GODGRAVE
Ficción GeneralQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...