When the light in your eyes

Goes out for the last time

When your hands are tied

Pale on pale and mind on mind

Quello stronzo di Niko.

Fa il Messia della situazione e poi appena una gliela fa annusare si intromette pure nei cazzi degli altri.

Johan era seduto sulla poltrona di casa sua, tentando disperatamente di farsi passare il mal di testa.

La serata precedente aveva fruttato solo metà dei proventi che si erano prefissati, senza parlare del guaio con l'improvvisata della polizia.

Fortunatamente nessuno era stato fermato o riconosciuto, ma, per quanto lassisti e incompetenti, gli sbirri di Godgrave non erano così stupidi da non capire che dietro a una festa clandestina con potenziale spaccio potevano esserci solo dei ragazzi in un'età tra le scuole superiori e il college.

Si sarebbero dovuti aspettare presto una visita di cortesia all'Istituto.

Johan era lì seduto, con una sigaretta tra le labbra e le tempie che scoppiavano, cercando di calmare la furia che gli montava in petto.

In quel momento della polizia gli fregava il minimo.

Era quello stronzo di Niko il problema.

Aprire quella sua boccaccia ferrata per raccontare di Leon?

Com'era possibile che un uomo si abbassasse a tanto, pur di rimediare una scopata?

Johan si passò la mano sul collo, lì, dove sapeva esserci un segno inequivocabile delle sue notti con il giovane medico. A stento trattenne un sorriso, ma almeno riconobbe che quel ragionamento era ingiusto: anche lui forse era pronto a tutto per una scopata.

Ciò non toglieva che Niko era andato pericolosamente oltre con chi poteva fargli seriamente del male.

Quel pomeriggio pensò di chiamare Nat e Omar per una visita di cortesia con il tirapugni...ma sapeva che non sarebbe stato possibile.

Rose.

Faceva ancora fatica a capire cosa passasse per la testa della sua amica, eppure intuiva che si sarebbe fermamente opposta alla cosa.

Cosa ci vede in lui? Cosa le manca?

Continuò ad accarezzarsi il collo pensoso.

Era sicuro che Rose non voleva che gli venisse fatto del male.

Restava solo da capire se il dolore psicologico fosse annoverato tra quelli ammissibili.

Un sorriso gli colorò le guance pallide. Prese il cellulare dai pantaloni stesi sul letto e fece un numero.

«Ciao Teo. Sì...fammi parlare. Mi serve un piccolo favore. È Rose che lo chiede».

***

Leon suonò il campanello della casa che aveva iniziato a conoscere ed amare da un paio di mesi.

Ci fu un rumore di passi veloci che gli fecero quasi tenerezza, e poi la porta si aprì.

Johan era lì, con addosso solo un paio di boxer e dei calzini spugnosi.

I capelli erano arruffati, con ciocche bionde disordinate che gli cadevano davanti agli occhi.

«Sei in anticipo».

Leon non perse tempo a rispondere. Spinse Johan con il suo corpo, trascinandolo fino a una parete della cucina.

Il loro bacio fu lento. Leon succhiò le sue labbra, si nutrì della sua lingua e si intossicò con la sua pelle.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora