Nota: si fanno nomi di farmaci - esistenti - e teorie sulle dipendenze da antidepressivi, argomenti spinosi e dibattuti. Chi scrive non ha la minima intenzione di diffondere fake news o complotti circa il loro utilizzo, è solo ai fini del racconto. 

TW: atti sessuali espliciti; riferimenti a un omicidio. 

Rose si accorse che non prendeva antidepressivi da un mese, e quando lo scoprì iniziò automaticamente a sudare freddo. Lo spettro della sua dipendenza riprese a bussare alla sua porta, e si convinse che ne aveva bisogno, e subito.

Non vedeva Pluton da prima della morte di suo padre.

«Ma sei sicura che ti servano? Nel senso, non sono io il professionista, ma questa terapia funziona?» le chiese Niko, una mattina.

«A meraviglia, non vedi come sono equilibrata?» commentò sarcastica mentre si vestiva nervosamente per andare allo studio medico. 

«E perché devi correre dal dottore proprio adesso?».

«Perché sennò sto male senza».

«Ma sei stata senza per un mese!».

«Appunto».

Niko era più che perplesso. Era abituato agli atteggiamenti irrazionali di Rose, ma quei capricci gli risultavano piuttosto infantili. Si sarebbe potuto spiegare il tutto come l'atteggiamento di una tossicodipendente in astinenza.

Se solo quella spiegazione avesse avuto un minimo di senso.

«Rose...ma tu credi quindi di averne bisogno? Di essere, non ti arrabbiare per favore, dipendente?».

«Il mio psichiatra dice che potrei diventarlo» disse frettolosamente. Stava cercando i suoi calzini sotto al letto.

Niko ci rifletté per un po'.

«Io so che non è così frequente la dipendenza da antidepressivi, e soprattutto, avresti dovuto avere dei sintomi ben precisi nelle prime settimane di sospensione, no?».

«Speri veramente di trovare sintomi in me? Sono tipo un unico grande sintomo vivente, vai a capire da cosa è dovuto il tutto» si mise le scarpe e proseguì a infagottarsi con cappotto e sciarpa.

Niko si mise seduto a letto.

«Può anche essere» proseguì Rose «che quel bastardo mi dica queste cose per farmi dubitare di me stessa, per controllarmi in qualche modo. Non mi stupirei, ma non mi interessa. Le pillole mi fanno stare meglio. Voglio stare meglio».

Niko la guardò, confuso e preoccupato. Non gli piaceva quell'ombra di sventura che sembrava avvolgerla quando faceva certi discorsi.

«Perché mai dovrebbe fare una cosa del genere?».

Rose si girò a guardarlo con un sorriso amaro.

«Perché mi odia. E perché è un pedofilo di merda».

***

Quel giorno non aveva preso nessun appuntamento con Pluton. Si presentò allo studio, fortunatamente aperto, e si annunciò al giovane assistente che il dottore doveva aver assunto di recente.

L'uomo – poteva avere massimo venticinque anni – la guardò con malcelata disapprovazione. Inarcò un sopracciglio, controllò l'agenda degli appuntamenti, e le disse con affettazione.

«Il Dottor Pluton non è ancora arrivato, ma vedo che la sua agenda è piena per oggi. Le consiglio di prendere un appuntamento per la prossima settimana. Ho disponibilità mercoledì, alle diciannove».

Rose tenne gli occhi fissi su di lui, senza nemmeno battere le ciglia.

Chissà se ha davvero venticinque anni. Forse ne ha molti meno. Forse Pluton si è già approfittato di lui.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora