TW: ci sono riferimenti a rapporti tra minorenni, niente di dettagliato.
Nota 2: prima parte poco d'azione e molto d'introspezione. Sorry for la noia (non quella di Angelina Mango, non c'è nessuna musichetta gitana in sottofondo).
13.1
Rose non tornò subito nel suo appartamento. Mancava da alcuni mesi, e, nonostante ci fosse già passata in precedenza per prendere vestiti e soldi, aveva completamente trascurato gli aspetti dell'ordine e della pulizia. Temeva dunque di trovare un autentico caos, e non era ciò di cui aveva bisogno. O meglio, non era quello il tipo di caos a cui aspirava al momento.
Furono giorni di totale abbandono. Chiusa in una stanza d'hotel a Dunkle Straβe, l'unico posto che considerasse sufficientemente suo, trascorse due giorni e due notti stesa su un letto matrimoniale macchiato di sangue e sperma e con le molle cigolanti.
Avrebbe potuto permettersi ben altro, i soldi non le mancavano. Ma il primo albergo le aveva rifiutato l'alloggio. Il gestore la conosceva, si ricordava di averla viste diverse volte con uomini diversi, e vedendola da sola non aveva preso bene la cosa. Probabilmente aveva creduto che ci fosse dietro un qualche tranello, forse per mano della polizia, e aveva dunque deciso di cacciarla via senza nemmeno ascoltare le sue motivazioni.
Si era ben vista dall'andare nell'albergo in cui Gabriele Salvay era stato aggredito. La sua presenza non doveva essere notata tantomeno messa in discussione; non le avrebbe giovato.
Per questo motivo decise di recarsi invece in un piccolo e anonimo alberghetto di soli due piani, scuro e umido, in cui chiese la prima stanza disponibile, senza prendersi la briga di fare richieste più specifiche circa l'alloggio.
La struttura era insolitamente affollata. Tutto il secondo piano era occupato.
La reception era presieduta da una donna bassa e tarchiata, con due occhi stretti che la studiarono dalla testa ai piedi. Masticava una gomma, mentre la bocca rimaneva fissa in un'espressione che si sarebbe potuta dire rammaricata, o disgustata.
«Sei sola?» le fece.
«Sì».
«Per quanti giorni ti serve?».
«Massimo tre, credo».
«Il pagamento è anticipato. Contanti o carta?».
Rose pagò con i soldi che aveva nella sua borsetta argento. Non le venne chiesto un documento, ma solo il nome da segnare su un registro degli ospiti. Scrisse in bella grafia "Anna Rambaldi".
Fissò la donna con sicurezza; quest'ultima lesse il nome, bofonchiando qualcosa con una sfumatura sarcastica.
Faceva andare la gomma con nervosismo sul palato, poi sotto la lingua, senza curarsi di chiudere la bocca; mostrarsi educata non doveva essere una sua prerogativa.
Ad un certo punto però, parve tramutarsi in una persona leggermente diversa. Nonostante l'espressione ancora dura e scrutatrice, osservò meglio Rose, e con un'inaspettata morbidezza le disse solo: «evita di uscire dalla stanza di notte, per andare in bagno. I miei ospiti sono attenti e rispettano le regole, ma non si può mai sapere... occhi aperti e se ci sono problemi chiama pure in reception. Ah, non abbiamo servizio in camera né mensa, dovrai trovarti un posto per mangiare».
«Grazie, va bene» Rose non aveva comunque intenzione di mangiare «un'ultima cosa. Mi scusi...».
«Sì dimmi».
«Avrebbe una gomma da masticare in più?».
***
I due giorni in albergo li trascorse quasi costantemente chiusa nella sua stanza. Non si disturbò nemmeno a infilarsi sotto il pesante piumone, per scaldarsi un po' in assenza di un sistema di riscaldamento efficiente.
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CENERE A GODGRAVE
Narrativa generaleQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...