Niko aveva detto a sua madre che sarebbe ritornato a casa il giorno dopo gli eventi che avevano coinvolto Rose.
Non lo fece, se non per passare a prendere alcuni cambi di indumenti e altri effetti personali.
Riuscire a spiegare a Sarah perché non avesse intenzione di tornare in pianta stabile fu estremamente difficile.
La donna non capiva. Stava da un'amica? Non era più un "amico"? E di che amica si trattava, Dionne, per caso?
«No, Dionne non c'entra niente. È un'altra ragazza, sta avendo dei problemi di salute e al momento non parla con sua madre, perciò voglio esserci io con lei».
Sarah fissò i suoi movimenti con intensità, studiandolo mentre sistemava maglioni, boxer e cinture borchiate dentro il suo zaino nero, rovinato da patch di band e slogan bellicosi.
«Ma è la tua ragazza?».
Niko a quel punto si interruppe e ricambiò lo sguardo della madre. Occhi negli occhi. Azzurro nell'azzurro. Uno un po' più sbiadito, increspato dalle difficoltà degli anni e delle brutte abitudini, l'altro acceso e vivido, quasi fulminante.
Continuando a perdersi nei colori limpidi di sua madre, Niko scelse la strada della sincerità.
«No. Non lo è. Ma questo non cambia che voglio esserci per lei. Non abbiamo nessun tipo di relazione, se non legato al fatto che frequentiamo lo stesso Istituto, ma provo comunque...qualcosa. Voglio capire cos'è mentre le sto vicino».
Quell'onestà dissipò per un attimo i dubbi di Sarah, per poi ripopolare la sua mente di un altro sentimento.
Il terrore.
C'era qualcosa nel l'atteggiamento del figlio che le sembrava di non aver mai visto prima. Una febbrilità estenuante e insalubre, che le diceva che il ragazzo non era del tutto consapevole di ciò che stava facendo.
Voleva dirgli di stare attento. Intuiva che avrebbe avuto bisogno di riflettere sulle cose, di pensare con calma e in modo misurato.
Avvertiva l'istinto di tenerlo per le braccia. Di dirgli di non uscire da quella casa, la loro casa.
Ma cosa poteva fare per davvero? Impedire a un ragazzo che aveva da poco compiuto ventun anni di fare di testa propria?
Aveva un milione di cose da dire a quel figlio in quel momento. Nella testa pullulavano interrogativi e suppliche, ordini perentori e considerazioni amare.
Scrollò la testa. Rilassò le spalle.
«E se ti viene un altro attacco epilettico, come fai?».
Niko le sorrise con tenerezza. Era il suo modo di rassicurarla.
«Starò attento, lo prometto. Se qualcosa non va ti chiamo subito».
Prima di uscire di casa, la madre gli chiese un'ultima cosa.
«Ma...ti ricordi che poi a Dicembre non sarai più qui, vero? O almeno da metà mese...».
Niko trattenne la smorfia di preoccupazione che gli avrebbe corrugato la fronte e avrebbe sicuramente restituito a sua madre un quadro ben diverso da quello che si erano promessi.
«Certo, ma'. Rimane tutto come concordato» le diede un bacio sulla guancia, avvolgendole le spalle con un braccio.
Restarono una manciata di secondi a fissarsi, senza sapere che altro raccontarsi per fingere che andasse bene così. Poi tutto finì.
Niko uscì da quella casa.
Non aveva mentito a sua madre. Non lo aveva fatto.
Aveva scelto la strada della sincerità, e quell'ultima risposta di fatto lo era. Sincera.
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CENERE A GODGRAVE
General FictionQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...