Si trattava sicuramente di uno scherzo.
Non stava succedendo davvero.
In condizioni normali, il cuore ha una frequenza del battito compresa tra le sessanta e le cento pulsazioni al minuto.
Dionne era assolutamente convinta che avrebbe avuto un repentino aumento del numero di battiti. Era pronta a tutto il sangue che sarebbe esploso dalla testa, alle vene che si gonfiavano e agli occhi che schizzavano via dalle orbite.
Invece si sorprese a sentirsi debolissima, evanescente. Non stava svenendo, assolutamente. Ma allora perché ebbe l'impellente bisogno di sedersi, una volta visto Leon, suo fratello, la sua preziosa roccia di tenacia, lealtà e ambizione a fianco a quel ragazzo, lì, al tavolo del bar?
Si spaventò, per un attimo le parve di avere smesso di respirare, di aver dimenticato quella semplice e meccanica mansione, alla vista della scena di quei due, composti e colpevoli, attendere la sua entrata con l'espressione di cani colti a mangiare i corn-flakes dalla tazza di un bambino.
Leon e Johan sedevano sullo stesso lato. Il lato libero era in attesa, pronto per lei.
Non disse una parola, nemmeno un cenno di saluto a suo fratello. Decise di fare il loro gioco, adempiere al ruolo che le avevano confezionato addosso. Sarebbe rimasta in silenzio, ad ascoltare le parole dell'uno o dell'altro.
«Ciao, Didi» le sorrise affettuosamente il fratello.
Non ci fu risposta.
«So che ti sto prendendo in contropiede. Sono un po' di settimane che manco da casa, e so anche di essermi fatto sentire poco. Ti chiedo scusa, ho avuto delle cose da sistemare prima... inclusa la mia testa» cercò di nuovo di sorridere, sperando di incontrare uno sguardo di comprensione da parte della sorella, ma fu un tentativo del tutto inutile.
Non se ne stupì.
«Non volevamo sorprenderti o attirarti in un'imboscata. Pensavamo solo che fosse il modo migliore per parlare con chiarezza. A casa dai nostri non ci saremmo trovati bene, e di sicuro non ti avrei fatta venire fino al mio campus...ecco, questo è un territorio sufficientemente neutrale. Prendi qualcosa da bere? Noi abbiamo preso un caffè».
Noi.
Noi chi, esattamente. Chi siete voi? Cosa siete?
Dionne fissò il fratello senza rispondere. Non degnò Johan del minimo sguardo.
«Ok...allora. La prima cosa è che Johan è qui solo per un motivo, dopo se ne andrà e ci saremo solo io e te, ok? Johan ha delle cose da dirti, sarà lui a farlo con la sua bocca, ti chiedo solo di ascoltarlo, nient'altro» il tono di Leon divenne rapidamente supplichevole. Era partito bene, ma poi aveva lasciato che la tensione prendesse in mano il volante della sua voce.
Dionne continuò a fissare il fratello, nonostante, con la coda dell'occhio, potesse percepire che Johan aveva preso a muoversi nervosamente.
«Ecco...» Johan partì con un'insicurezza ancora maggiore di quella di Leon. Si schiarì la gola, e cercò di rendere la voce stabile, il più possibile priva di inflessioni o vibrazioni che avrebbero fatto perdere di certezza e credibilità l'intero tono della discussione «ecco, Dionne. Io volevo solo chiederti scusa. Non merito alcun perdono, perché sarebbe presuntuoso da parte mia pretendere una cosa del genere, ma si dice sempre che il primo passo per poter migliorare sia quello di fare i conti con le proprie azioni. Per questo sono qui, e per questo mi scuso con te, nel modo più sincero possibile. Se poi tu avessi piacere a perdonarmi, ne sarei immensamente felice, ma non mi permetterei mai di chiederlo come se mi spettasse» Johan respirò, dando l'idea di essere rimasto in apnea per almeno tre minuti. Guardò Dionne, che non lo degnava della minima occhiata, e, un po' scoraggiato, riprese a parlare: «posso solo immaginare quello che senti. Non la posso capire, certamente, perché io ero dall'altra parte. Dalla parte che si divertiva a far male. Per quello che vale, io non ho fatto nulla in merito alla tua...gravidanza. Ma cosa importa, a questo punto, giusto? Ero comunque coinvolto, il solo fatto di parlare con quella gente mi ha reso complice.

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CENERE A GODGRAVE
General FictionQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...