3-Rebecca

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La reazione di Thomas mi ha lasciata di sasso, non si era mai rivolto in quel modo nei confronti di nostra madre, ma come biasimarlo.
Sono sdraiata sul mio letto e continuo a guardare le stelle fluorescenti sul soffitto, da piccoli io e Thomas ci sdraiavamo sul pavimento con la testa rivolta verso l'alto per guardarle, sembra passato un secolo da allora e dopo oggi mi sembra ancora più lontano.
La testa mi scoppia per tutti i pensieri che affollano la mia mente, non so cosa pensare di questa storia, non so cosa succederà alla nostra famiglia, non so niente di niente.
Il cellulare continua a vibrare sul comodino, ma scelgo di ignorarlo, voglio solo il silenzio in questo momento.

***

Quando la sveglia suona e riapro gli occhi, mi rendo conto che non si è trattato solo di un brutto sogno, ma è tutto dannatamente reale.
Mi vesto controvoglia, indosso una maglietta nera come il mio umore  e mi infilo un paio di jeans.
Pur di non incontrare quella donna, mi infilo le scarpe al volo ed esco senza fare colazione, quando spalanco la porta mi ritrovo davanti Liam.
<<Cosa ci fai qui?>> Gli chiedo imbarazzata di vederlo.

<<Tuo fratello ieri sera ha chiamato Nate perché non riusciva a trovarti, non hai risposto ai miei messaggi e ho pensato che ti avessero rapita gli alieni...>>

<<Volevi liberarti di me per caso?>> Faccio una smorfia e metto una mano sul fianco.

<<Magari fosse così facile liberarmi di te...>> Mi scompiglia i capelli con una mano e mi sorride dolcemente.

<<Aspetti tuo fratello?>> Con il capo indica la macchina di Thomas in fondo al vialetto di casa.

<<No, stavo andando a prendere il bus.>> Avevo voglia di restare ancora per un po' chiusa nel mio mondo per metabolizzare i fatti di ieri sera, ma forse mi fa bene passare del tempo con Liam.

<<Ti accompagno io a scuola, se ti va...>> Mi dice titubante passandosi una mano tra i capelli.

<<Okay, grazie.>>
Quando entriamo in macchina il mio stomaco brontola di brutto, ieri sera non mi andava di ingurgidare niente e stamattina sono uscita senza fare colazione.
<<Qualcuno qui ha fame...>> Liam ride mettendo in moto la macchina.

<<Sono a digiuno da ieri, scemo.>> Gli colpisco scherzosamente la spalla.

<<Ora mi tocca pure portarti a fare colazione.>> Scuote la testa divertito.
Liam mi mette sempre di buon umore.
Mi accorgo che ogni tanto mi lancia qualche occhiata di sottecchi mentre guardo fuori dal finestrino.

<<Come stai?>> Gli domando riportando lo sguardo su di lui, in fondo ha perso la mamma da poco, anche se sembra forte, immagino che stia ancora soffrendo tanto per la sua perdita. Era molto legato a sua mamma, non deve essere stato facile  accettare tutto quello che ha passato.

<<Mi credi se ti dico che non lo so?>> Ci fermiamo allo stop per fare passare una scolaresca, appoggia la mano sul cambio e si volta a guardarmi.

<<Oggi ti capisco perfettamente>> rispondo guardando di nuovo fuori dal finestrino.
Tra una chiacchiera e l'altra non mi rendo conto di essere già arrivata fuori scuola, quando sono con Liam il tempo sembra passare velocemente, è sempre piacevole stare con lui.

<<Quindi questa è la tua caffetteria di fiducia?>> Si guarda intorno mentre raggiungiamo un tavolo in fondo alla sala.

<<Direi di sì, veniamo sempre qui.>> Alzo le spalle guardando distrattamente il menù.

<<Cosa è successo ieri?>> Mi domanda togliendosi il giubbino verde.
Sospiro profondamente e appoggio il menù sul tavolo, mi fa male anche solo pensarlo. Sono sempre stata legata alla mia famiglia, adoravo passare le serate tutti insieme davanti alla tv, mi piaceva da matti mangiare la pizza la domenica sera mentre papà e Thomas guardavano le partite di calcio.
Ho sempre dato tutto per scontato, inizio a sentirmi in colpa anche per tutte le volte che ho preferito uscire con le amiche anziché restare a casa per passare una serata in famiglia. Ma come potevo sapere che tutto ciò un giorno mi sarebbe mancato così tanto? Come potevo immaginare che un giorno a mia mamma non sarebbe più importato nulla dei suoi figli? Sono anche disposta ad accettare che l'amore tra due persone possa finire, questo posso accettarlo nonostante la mia giovane età. Ma non potrò mai accettare il modo in cui sta trattando me e Thomas, come se fossimo due estranei di cui sbarazzarsi il prima possibile, è questa la sensazione che avverto nel profondo del mio cuore.
<<I miei stanno divorziando.>>

<<Mi dispiace tanto, le separazioni fanno sempre male.>> Allunga il braccio sul tavolo per accarezzarmi la mano, io abbasso lo sguardo sulla sua mano che accarezza la mia.
All'improvviso il rumore di uno sgabello che striscia sul pavimento ci fa voltare alla nostra destra, Nate lo posiziona a metà tra me e Liam, poi divarica le gambe e si siede contro lo schienale dello sgabello.

<<Non posso distrarmi un attimo a quanto pare.>> Strappa un pezzo dei miei pancakes per portarselo alla bocca.

<<Nate che stai facendo?>> Mi guardo intorno imbarazzata, ci stanno osservando tutti.
Dio che figura.

<<Faccio conversazione, Scott.>> Mi sorride con una faccia da schiaffi e Liam alza gli occhi al cielo.

<<Quanto cazzo sei teatrale, ci sguazzerai in Italia.>> Liam sprofonda contro lo schienale del divanetto.

<<Mi ha solo dato un passaggio, Thomas non ha dormito a casa.>> Gli spiego allontanando la mano da Liam che mi trafigge con lo sguardo.

<<Perché ti giustifichi con lui ogni santa volta?>> Sbotta l'altro offeso dalle mie parole.

<<Io n-on...>> Provo a dire, ma mi blocco appena noto che mi fissano entrambi senza parlare.

<<Scusatemi, ma ho troppi casini per la testa, è meglio che vada via adesso.>>
Mi infilo il giubbino di jeans, raccolgo la borsa e mi alzo in piedi, Nate si alza di scatto dalla sedia e mi sfiora il viso con le nocche.

<<Piccola, come stai?>> Mi accarezza delicatamente la guancia, io socchiudo per un attimo gli occhi, vorrei solo piangere in questo momento, ma non posso farlo davanti a tutti.

<<Sto uno schifo.>> Abbasso gli occhi sul il pavimento e scappo via appena sento gli occhi pizzicare a causa delle lacrime che premono per uscire.
Entro a scuola correndo, raggiungo velocemente uno dei bagni del piano terra e mi richiudo subito dentro.
Scivolo con la schiena contro le mattonelle azzurre e mi siedo sul pavimento, raccolgo le ginocchia al petto e scoppio a piangere disperata.
Piango senza fermarmi, singhiozzo così tanto che inizia a girarmi anche la testa.
Continuo a ripetermi che tutto andrà bene, che tutto si sistemerà, che i miei genitori continueranno ad esserci per me, ma in cuor mio sono consapevole che la storia andrà in un'altra direzione.

-Broken Glass II -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora