1-Nate

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Ho girato la città in lungo e in largo, ma di Rebecca nessuna ombra. Ho chiamato tutte le sue amiche, perfino Jason, che mi ha mandato a cagare alla terza telefonata che gli ho fatto in meno di un'ora.
Dove sarà finita quella bionda incasinata?
<<L'hai trovata?>> Chiedo a Thomas, mettendolo in vivavoce.

<<No, non è ancora tornata a casa.>> Sbuffa preoccupato.

<<Ascolta, mi dici dove abita tua cugina Annabel? Qualche mese fa, mi hai raccontato che si era rifugiata da lei perché credeva che i tuoi stessero divorziando.>> Ero a cena da loro quella sera, la notte prima avevo accompagnato Rebecca a casa perché non si reggeva in piedi.
Nonostante tutto, era bellissima.

<<Cazzo, te lo sei ricordato. Forse dovrei rivalutarti come cognato...>> Sghignazza dall'altro capo del telefono.

<<Fottiti, Thomas.>>
Scoppia a ridere e mi suggerisce l'indirizzo di sua cugina.
Fa che sia lì, fa che sia lì sana e salva.
Me lo ripeto in continuazione durante tutto il tragitto.
Dopo un'ora, sono fuori casa di una ragazza che conosco appena, per cercare una persona che non mi vuole vedere.
Tutto nella norma.
La porta rossa si apre e compare Annabel che mi osserva da capo a piedi.
<<Come hai fatto a trovarla?>> Annabel ha i capelli legati in una coda e indossa un pigiama rosa con i coniglietti, non assomiglia a Rebecca, ma allo stesso tempo si intuisce che sono cugine.

<<È qui?>> Le domando dondolandomi nervosamente
sui talloni.
<<Sì, è qui.>> Il suo tono, come anche il suo sguardo si ammorbidiscono.

<<Cugi chi è alla porta?>>
Appena sento la sua voce, quel peso che avevo nel petto si alleggerisce di botto.
Rebecca spalanca la bocca appena mi vede, mentre io noto subito che ha gli occhi arrossati come se avesse pianto per ore.

<<Vi lascio soli.>> La piccoletta fa due passi indietro per rientrare, ma ci ripensa e torna da me per puntarmi un dito contro come avvertimento.
<<Se la fai soffrire, te la vedrai con me. Sono bassina, ma piuttosto aggressiva.>> Aggiunge sollevando il mento per guardarmi, poi si volta di nuovo e rientra in casa.

Rebecca esce fuori chiudendosi la porta alle spalle.
<<Nate, hai guidato un'ora solo per arrivare qui?>>

Salgo l'ultimo gradino per raggiungerla e la stringo tra le mie braccia. <<Mi trovavo da queste parti...>>

<<Tu sei proprio pazzo...>>
<<... e se non mi avessi trovata qui?>> Sussurra sorridendo.

<<Avrei continuato a cercarti tutta la notte, che domande mi fai.>> Le sollevo il mento verso l'alto per guardarla negli occhi velati da una strana malinconia.
<<Mi hai fatto preoccupare, credevo ti fosse successo qualcosa. Torniamo a casa, tuo fratello sta dando di matto da oggi.>>

<<Torno solo per lui>> risponde con voce piatta e fredda.
Rientra per prendere le sue cose, saluta sua cugina e mi raggiunge in macchina.
Poiché resta in silenzio tutto il tempo continuando a guardare fuori dal finestrino, anziché portarla a casa, decido di cambiare strada e la porto giù al pontile.
Parcheggio in uno spiazzale che si affaccia sul molo illuminato dalle luci dei lampioni che si riflettono nelle acque del mare blu.
<<Non tenerti tutto dentro, parla con me, piccola. Lo so che oggi abbiamo litigato, ma tu puoi sempre contare su di me, io per te ci sarò sempre, qualsiasi cosa accada.>>
Inaspettatamente Rebecca si tuffa tra le mie braccia scoppiando in un pianto disperato. Singhiozza così forte che quasi non riesce a respirare.
All'improvviso si allontana da me, apre la portiera e si piega in due per vomitare.
Cazzo.
Le passo l'acqua e la borsa che si era portata dietro per dormire da sua cugina, si lava bocca con il dentifricio e beve piccoli sorsi d'acqua prima di rientrare in macchina.

<<La odio, Nate.>> Mi dice passandosi i palmi sul viso rigato dalle lacrime.

<<Cosa ti ha detto?>>

<<Eravamo in macchina, mi ha guardato con una freddezza che non riesco a spiegarti, prima di dirmi che non ama più mio padre e che vuole sbarazzarsi di noi.>> Mi dice tirando su con il naso, fatica quasi a parlare.

<<Piccola, mi dispiace tanto.>>
Le avvolgo le braccia intorno al corpo minuto che stasera sembra così fragile, come se potesse infrangersi in mille pezzi.
Scavalco il sedile e mi metto accanto a lei, i nostri corpi sono così vicini che riesco a sentire il suo cuore battere.
Poco dopo si addormenta stremata tra le mie braccia, con le lacrime che ancora le rigano il viso.
Ho come l'impressione che questo sia solo l'inizio di una brutta storia, non so come faremo a non farci travolgere da tutti i nostri problemi.
So solo che la porterei in capo al mondo pur di vederla felice.

-Broken Glass II -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora