82-Rebecca

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Non so cosa mi sia saltato in testa ieri, quando ho prenotato il primo volo per NY e sono partita senza salutare nessuno. In questi mesi, l'idea mi ha sfiorata più di una volta, ma non mi aspettavo di farlo davvero.
<<Rebecca, cosa ci fai qui?>> Mi chiede mio padre, uscendo fuori alla porta di casa anziché invitarmi ad entrare.
Brutto segno.

<<Mi avevi invitata da te o sbaglio?>> Gli chiedo indispettita, sistemandomi il berretto rosa sulla testa.

<<Ehm... non credevo lo facessi davvero>> mormora intimorito guardando alle sue spalle.

<<Mi fai entrare o mi lasci qui?>>  La porta si apre e compare una donna bruna sulla quarantina, lo sguardo di disprezzo che mi rivolge appena mi vede, non mi piace per niente.
<<È tua figlia?>> Gli domanda battendo un piede a terra.

<<Lei è Rebecca>> risponde lui evitando di guardarmi.
Ho capito tutto, non sono la benvenuta.

<<Ero passata solo a salutare, scusatemi, adesso devo andare.>> Prendo di nuovo le mie valigie e scendo i gradini.

<<Rebecca, se vuoi restare per qualche giorno...>> Mi urla da lontano, beccandosi una gomitata nelle costole dal demone che ha di fianco.

<<Goditi la tua nuova vita, papà>> lo saluto con un gesto della mano, senza voltarmi a guardarlo.
Il destino forse ha pensato di accanirsi contro di me, magari l'ho offeso in qualche modo, non è possibile che le cose mi vadano così di merda al momento.
E ora cosa faccio?
Piuttosto che ritornare in California, vado a fare la ballerina in qualche Night Club, ma col cazzo che ritorno.
Ho il mio orgoglio da difendere.
Il cellulare che vibra mi riscuote dai pensieri.
<<Mostriciattolo, dove sei?>>
<<Ciao, Brian>> rispondo in tono monocorde sedendomi sul marciapiede con il mento poggiato sulle ginocchia.

<<Posso sapere dove sei o la CIA te lo proibisce?>>

<<Sono a NY, ho fatto l'errore di andare da mio padre...>> Mi porto una mano sulla fronte quando lo dico.

<<Non è andata come speravi?>> Capisce al volo, come sempre.
Io e Brian, in poco tempo abbiamo stretto un forte legame di amicizia, mi è stato vicino tutto il tempo come se fosse davvero mio fratello.

<<Mi ha fatto capire senza giri di parole che ero di troppo.>>

<<Conoscendoti, non ritorneresti mai indietro o sbaglio?>>
Non sbagli.
<<Piuttosto vado a dormire sotto un ponte, ma non torno lì.>> Lo farei davvero.

<<Ascoltami, ho un attico sfitto da un po', si trova proprio nel cuore di NY. Non servono le chiavi, segnati il codice che ti manderò a breve.>>

<<Brian, non posso chiederti tanto>> sussurro con le lacrime agli occhi, sono distrutta fisicamente e mentalmente.

<<Reb, per me non è un problema. Preferisco che tu stia in una zona tranquilla, la città è grande e ti voglio al sicuro.>>

<<Scusa se sono andata via senza salutarti, ma non ci sono riuscita.>>
Mi sento un colpa di essere scappata senza salutare nessuno, ma avrebbero cercato di farmi cambiare idea e io non potevo restare ancora lì.
<<Tranquilla, appena riesco vengo a trovarti, okay?>> Mi rassicura prima di chiudere la chiamata.

                       ***

Dopo circa tre settimane, ancora non riesco a capacitarmi che vivo qui, l'attico di Brian è stratosferico. Grazie alle enormi vetrate, ogni notte riesco ad ammirare tutta la bellezza di NY, è stupenda vista dall'alto.
A tenermi compagnia c'è solo l'enorme televisore appeso alla parete centrale del salone, ogni sera faccio le ore piccole sul costoso divano di velluto verde, perché non riesco più a dormire.
Qui è tutto stupendo, la città brulica di gente a qualsiasi ora,  quando di notte non riesco a dormire, mi infilo una felpa e giro da sola per le strade di NY.
Nonostante i mille impegni che continuo a prendere per non pensare a lui, mi sento sola.
Mi sento terribilmente sola, mi manca tutto di lui.
Ogni notte mi addormento tra le lacrime stringendo l'avocado imbronciato che mi aveva regalato durante il nostro soggiorno a Napoli.
Sembrano passati anni luce da quando ci siamo detti "Ti amo" la prima volta.
Io ci provo con tutta me stessa a non pensare a lui, ma non ci riesco. 
Scenderei negli inferi per consegnare la mia anima a Lucifero in persona, pur di non sentire più questo dolore atroce che mi sta distruggendo.
La verità è che non sono pronta a lasciarlo andare, quello che c'è stato tra di noi per me ha significato troppo. Il pensiero di dimenticarmi di lui per sempre, mi fa quasi più male di vivere una vita intera senza di lui.

-Broken Glass II -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora