26-Rebecca

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Un attimo prima che apra la camera di Jason, il mio cellulare inizia a squillare.
<<Papà?>>
<<Piccolina, come stai?>>
<<Papà perché non ti sei fatto più sentire?>> Da quando mamma ci ha detto del divorzio, non l'abbiamo più sentito. Ho sempre avuto un bel rapporto con mio padre, è sempre stato il mio punto di riferimento, vederlo comportarsi in maniera così scostante mi fa male da morire.
<<Non potevo, mi dispiace tanto.>>
<<Quando torni?>>
<<Ti chiamavo proprio a questo proposito...>> Prende una pausa un po' troppo lunga, questa cosa non mi piace per niente.
<<Cioè?>>
<<Quando tornerai a casa non mi troverai, mi trasferisco a NY perché mi hanno dato una promozione.>>
Mi fischiano le orecchie e sento mancarmi il pavimento sotto ai piedi.

<<Ma è dall'altra parte del paese>> sussurro cercando di trattenere le lacrime e mascherare la voce che trema.

<<Lo so, ma non potevo rinunciare. Lo capisci?>>
Apro la porta ed entro senza accendere la luce, la camera è illuminata dalle luci che provengono dalla strada.
<<No papà, non lo capisco per niente. Ci abbandoni così?>>
Mi siedo sul letto con una mano sulla fronte.
<<Starete con vostra madre, non siete soli.>>
Questo è il problema, papà.

<<Vuoi dire la strega cattiva di Biancaneve?>>

<<Non esagerare, Rebecca.>> Mi redarguisce come se fossi una bambina.

<<Thomas l'anno prossimo andrà via di casa, praticamente resterò da sola.>>
Solo Dio sa quanto mi mancherà quel cretino di mio fratello.
<<Puoi venire da me a NY se vuoi.>>
Dopo questa non riesco più ad ascoltare una sola parola, sono distrutta.
<<Scusa, devo andare.>> Stacco la telefonata prima di iniziare a piangere.
All'improvviso la porta del bagno si spalanca illuminando il buio della camera.
<<Reb?>> Nate esce dal bagno con un'aria assonnata, è a torso nudo e indossa solo i boxer neri.
Questo bastardo che mi fa dannare così tanto giorno e notte, è bello da togliere il fiato.

<<Nate, che ci fai qui?>> Mi asciugo subito le lacrime.
<<È la mia stanza, tu piuttosto che ci fai qui?>> Mi domanda incuriosito.

<<Jason voleva stare con Grace, mi ha detto che non saresti tornato a dormire.>> Quel cretino, quando lo vedo lo strozzo.
<<Così ha detto quel paraculo?>>
Gli scappa una mezza risata.
<<Non mi aspettavo di trovarti qui, vado a vedere se mi ospita Angelica.>>
Raccolgo subito le mie cose e mi alzo dal letto per uscire, ma lui mi ferma.
<<Sono le due di notte, non ti apriranno, puoi restare qui.>>

<<Okay>> dico stringendo le mie cose al petto.

<<Era tuo padre al telefono?>> Mi chiede infilandosi una maglietta bianca aderente che gli dona parecchio, con i suoi muscoli tutto gli va a pennello.

<<Sì, mi ha appena detto che andrà ad abitare a New York.>> Non ci posso pensare che se ne andrà, non ci credo che anche lui ci abbandonerà.
Ai miei genitori non frega più niente di noi, è questa la dura realtà.

<<Così lontano da voi?>> Mi chiede sedendosi sul letto accanto a me.

<<Sembra non gli importi niente, quando gli ho fatto presente che Thomas l'anno prossimo non ci sarà, mi ha chiesto di seguirlo lì.>> Dico sospirando.

<<A NY?>> La sua voce si alza di un tono.
<<Sì, ma se lo scorda che vada da lui.>> Non esiste al mondo che io abbandoni la mia vita, i miei amici, i miei sogni per seguire lui.
<<I guai ti rincorrono proprio, Scott>> esclama sarcastico.
<<Diciamo che non mi annoio mai.>>
<<Perché avete unito i letti?>> Aggiungo indicando i letti sotto di noi.

-Broken Glass II -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora