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Dopo aver finito quello che dovevamo fare, il pomeriggio prende una piega tranquilla. Ci sdraiamo sul divano e, questa volta, guardiamo davvero quel film che avevamo iniziato. Entrambi ci rimettiamo i vestiti, non si sa mai che mio padre o mia madre possano tornare a casa in anticipo. Mentre lo schermo scorre davanti a noi, la mia mente torna inevitabilmente a quella situazione irrisolta con Ale.

"Comunque sinceramente non so cosa fare con lui," dico, rompendo il silenzio. So che Tony non vuole parlarne, ma non riesco a togliermi il pensiero dalla testa.

Tony mi lancia uno sguardo attento. "Non devi farci niente," dice con tono fermo, ma so che è solo un modo per chiudere l'argomento.

"Si ok, ma comunque io ci tengo," rispondo, un po' frustrata. "Forse dovrei parlarci."

Lui sospira, visibilmente stanco di questa conversazione. "A tuo rischio e pericolo," replica, un po' più freddo del solito.

"Cosa?" chiedo, cercando di capire cosa intenda veramente.

"Ali, non so che dirti," risponde, spostando lo sguardo dalla TV a me. "Non è che ho voglia di parlare di lui. Mi hai detto prima che non volevi nemmeno tu."

"Si ok, ma mi turba," ammetto, sentendo l'ansia crescere dentro di me.

"Immagino," dice lui, con un tono che non lascia molto spazio alla comprensione.

"Madonna," sbotto, nervosa, cercando di concentrarmi di nuovo sul film, ma sento che la tensione è ancora lì, sospesa tra di noi. La frustrazione cresce.

Tony si gira verso di me, la tensione nell'aria si taglia con un coltello. "Cosa ancora?" chiede, la voce che tradisce l'impazienza.

"Ma niente oh, non posso parlare di lui perché sennò ti incazzi con me," rispondo, cercando di non sembrare troppo arrabbiata, ma sento il nervosismo salire.

Lui sospira, un suono pesante che riempie la stanza. "Pensi mi faccia piacere parlare di uno che si è dichiarato a te?" chiede, con un tono che non lascia spazio a dubbi.

"Potrei farti mille esempi dove tu hai fatto lo stesso," ribatto, sapendo già che questa conversazione non andrà da nessuna parte positiva.

"Falli," dice lui, freddo, come se volesse mettermi alla prova.

"Elena," dico semplicemente, lasciando che il nome faccia tutto il lavoro.

Tony tira la testa all'indietro, come se avesse appena ricevuto un colpo. "Non gli sono mai piaciuto e, non ho mai parlato di lei, non ci ho avuto nessun rapporto d'amicizia e mi sono allontanato anche lavorativamente da lei per te," ribatte, difendendosi.

"Ci hai avuto un altro tipo di rapporto," ribadisco, con un tono che lascia intendere che non ho dimenticato nulla.

Tony sbuffa, visibilmente esasperato. "Se stiamo qui a parlare ed essere rancorosi," dice, facendo una pausa come per enfatizzare le sue parole, "mi dovresti citare tutte le tipe che mi sono scopato prima di te."

La sua risposta mi colpisce come un pugno nello stomaco. "Madonna, sei uno stronzo, vaffanculo," dico, poggiando la testa al lato del divano, cercando di allontanarmi da lui.

Tony non sembra minimamente scosso dalla mia reazione. "No, è che tu vuoi fare la rancorosa," continua, con quel tono di chi è convinto di avere ragione e non vede l'ora di farti sentire in torto.

Sento il sangue ribollire nelle vene, e ogni parola che esce dalla sua bocca non fa che alimentare la mia frustrazione. "Vuoi sempre avere ragione, vero?" gli chiedo, anche se so già la risposta.

"Non è questione di ragione, è questione di fatti," ribatte lui, tagliente.

Rimaniamo così, in silenzio, mentre l'eco delle nostre parole riempie la stanza. Sento la distanza tra di noi crescere, nonostante siamo seduti l'uno accanto all'altra.

Lei resta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora