25.

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Dopo aver finito di mangiare, aiuto Neri a sparecchiare e lavare i piatti.
Lavoriamo in silenzio, entrambi persi nei nostri pensieri.
Poi, a turni, tutti andiamo a lavarci.
Io vado per terza, dopo Neri e Yugi.
Mi lavo in poco tempo, i capelli sono ancora puliti quindi li lego.
Mi strucco e finisco velocemente.
Esco dal bagno con l'accappatoio bianco e mi trovo davanti Alessandro, che mi fa sobbalzare.

"Oddio, scusa," dice, con un sorriso imbarazzato.

"No, non ti preoccupare. È libero," dico, restituendo il sorriso.

"Sai che non ti avevo mai vista struccata? Stai bene," dice, con un tono genuino.

"Grazie," rispondo, sentendomi un po' in imbarazzo ma anche lusingata.
Poi vado in camera per vestirmi.
Quando entro, vedo Tony sul letto che scrive qualcosa, probabilmente canzoni o appunti.
Non mi guarda nemmeno.
Prendo le mie cose dalla valigia: intimo e dei pantaloni lunghi.
Non ho magliette comode, così mi avvicino a lui, un po' titubante.

"Posso prenderne una tua?" chiedo, cercando di sembrare casuale.

"Sì, sì," dice distogliendo lo sguardo dai fogli.

"Quindi dopo quello posso lavarmi?" chiede riferendosi ad Alessandro.

"Sì," rispondo.

"Apposto," dice soltanto, senza aggiungere altro.

Mi cambio velocemente, sentendo i suoi occhi su di me. Cerco di non farci caso.
Indosso la sua maglietta, mi sciolgo i capelli e li pettino davanti allo specchio.
Poi mi metto sul letto, ignorando Tony, e sto al telefono.
Poco dopo, lui esce e si va a lavare.
Torna solo in pantaloncini e a petto nudo, con i capelli bagnati.
Lo vedo dall'angolo dell'occhio, ma cerco di non dargli attenzione.
Tony si siede sul bordo del letto, asciugandosi i capelli con un asciugamano.
Il silenzio tra noi è pesante.
La tensione è palpabile, ma l'orgoglio ci blocca entrambi. Specialmente lui, con la sua testa dura.
Gli ho detto che non lo cercherò e non lo farò.
Lo sento sospirare e poi alzarsi, sedendosi sul letto appoggiato allo schienale.
Prende le cartine e inizia a farsi una canna.
Osservo di sfuggita le sue mani tatuate mentre rolla, e mi fanno sempre quell'effetto, ma cerco di ignorarlo e di concentrarmi su altro.
Prende l'accendino e accende la canna, iniziando a fumare dentro la stanza.
Lo fa palesemente apposta per provocarmi.
Mi guarda per un attimo, aspettandosi una reazione, ma poi distoglie lo sguardo e continua a fumare.
Decido di non dargli la soddisfazione di una risposta.
Lo ignoro, anche se dentro di me ribolle un misto di rabbia e frustrazione.
Continuo a guardare il telefono, cercando di non pensare a quanto mi irrita il suo comportamento.
Dopo qualche minuto, il fumo diventa insopportabile. Mi alzo di scatto e apro la finestra, lasciando entrare un po' d'aria fresca. Tony mi guarda con un'espressione che sembra voler dire "Te l'avevo detto," ma non dice nulla.

"Se vuoi fumare, fallo fuori," dico freddamente, senza nemmeno guardarlo.

Lui fa un altro tiro lungo, prende una felpa con la zip,la indossa chiudendola e poi si alza, uscendo sul balcone senza dire una parola.
La portafinestra si chiude con un leggero sbattere, e io mi siedo sul letto, cercando di calmarmi.
Il silenzio nella stanza è pesante.
Provo a distrarmi con il telefono, ma i pensieri tornano sempre lì.
Mi chiedo se stiamo esagerando entrambi, se basterebbe solo un piccolo passo da parte mia per risolvere tutto, ma poi ricordo il suo orgoglio e la mia decisione di non cercarlo.
Dopo un po', sento il rumore della porta del balcone che si apre. Tony rientra, ma non dice nulla.
Si siede sul letto, ancora visibilmente irritato.
La tensione è insostenibile, ma nessuno di noi due sembra disposto a cedere.
Finalmente, decido di rompere il silenzio, anche se non del tutto.
"Buonanotte," dico, con un tono neutro.

"Buonanotte," risponde lui, con la stessa freddezza.

Mi giro dall'altra parte, chiudendo gli occhi e cercando di dormire, anche se so che sarà difficile con tutto quello che ci siamo detti e non detti.

La mattina dopo mi sveglio e vedo che Tony si è già alzato.
Probabilmente è già sotto a fare colazione.
Vado in bagno, mi lavo il viso e faccio tutto il necessario, poi scendo le scale.
È la mattina di Pasqua e con Tony non ci ho ancora chiarito.
Appena entro in cucina, Neri mi viene incontro con un abbraccio soffocante.
"Buona Pasqua, Aliii!" esclama.

"Anche a te, scemo," dico, cercando di liberarmi dalle sue braccia.

Sento Alessandro ridere, mentre Yugi è occupato a preparare il caffè.
A Pasqua, solitamente si esce sempre a cena, e durante il giorno ognuno fa quello che vuole.

"Le uova?" chiedo, cercando di alleggerire l'atmosfera.

"Non hai 10 anni," dice Yugi ridendo, posando la moka sul tavolo.

"Noiosi," rispondo, facendo una smorfia.

"Vabbè, stasera ci sfondiamo di cibo," dice Neri entusiasta.

"Stasera?" chiede Alessandro, curioso.

Tony è seduto a mangiare in silenzio.
Scambia poche parole con Yugi, come fa sempre la mattina.

"Sì, solitamente usciamo e festeggiamo la sera a cena," spiega Yugi.

"Esatto," aggiungo, aprendo il frigo per prendere qualcosa da mangiare.

La tensione tra me e Tony è ancora lì, sospesa nell'aria. Cerco di ignorarla mentre preparo la mia colazione. Sento gli altri chiacchierare e ridere, ma la mia mente è altrove, concentrata su come affrontare la situazione con Tony.
Mentre mangio, Tony alza lo sguardo verso di me per un attimo, poi torna a concentrarsi sul suo piatto.
Il suo silenzio mi pesa, ma non so come rompere il ghiaccio senza rischiare un altro litigio.
Dopo colazione, decidiamo di fare una passeggiata lungo il lago per passare il tempo. Alessandro, Neri e Yugi sono già pronti, mentre io e Tony ci prepariamo in silenzio.
L'aria fresca e il paesaggio dovrebbero aiutarmi a schiarirmi le idee.
Durante quella passeggiata, Alessandro mi parla spesso. Mi fa sorridere, è una buona compagnia, ma spero solo che questo non faccia allontanare Tony.
Tony sta davanti con Neri e Yugi; almeno con loro parla, ma so bene che entrambi, soprattutto Neri, hanno capito che qualcosa non va.
Nel pomeriggio decidiamo di rimanere a casa.
Io decido di fare alcuni compiti, c'è troppa matematica e voglio portarmi avanti.
Mi siedo sul letto e inizio a lavorare.
Poco dopo, sento Tony entrare e sedersi anche lui.
So che mi guarda, ma non dico nulla.

"Non ti facevo così orgogliosa," dice, guardandomi.
La sua provocazione mi innervosisce.

"Eh, capita," rispondo, continuando a scrivere e senza alzare lo sguardo dal libro.

"Capita anche continuare a parlare con quello?" dice con un tono tagliente.

"Capita fare lo stronzo?" rispondo, finalmente guardandolo negli occhi.

Gira gli occhi e non dice nulla.
Prende il telefono e inizia a guardare TikTok a tutto volume.

"Ma la smetti?" dico, irritata.

"Mh? Continua pure con i tuoi esercizi, no?" dice con un sorriso di sfida.

Lo odio. Mi sto innervosendo, e so che lo sta facendo apposta.
Respiro profondamente, cercando di mantenere la calma, ma è difficile quando lui continua a provocarmi così.

"Tony, smettila. Sto cercando di concentrarmi," dico, tentando di mantenere la voce ferma.

"Magari dovresti concentrarti su altre cose," dice, abbassando leggermente il volume del telefono ma senza spegnerlo.

"Come cosa, Tony? Dimmi," chiedo esasperata.

"Come il fatto che non mi hai parlato per tutta la passeggiata," risponde, finalmente mettendo giù il telefono.

"Ah, quindi è questo il problema," dico, alzando la voce. "Mi hai ignorata ieri sera e stamattina e ora sei arrabbiato perché parlo con lui?"

"Può darsi," dice, non guardandomi.

"Fai meno il bambino, è da ieri sera che fai così, quindi faccio lo stesso," dico esasperata.

"Va bene, continua a parlarci allora," risponde, senza emozione.

"Stai sereno che lo farò," dico, decisa.

"Va bene," dice semplicemente, alzandosi e uscendo dalla stanza.

Lei resta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora