Two.

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Con l'indice spingo gli occhiali più in su sul naso e apro la porta. Uscendo vedo un movimento con la coda dell'occhio. Richiudo la porta e mi ritrovo in una calle secondaria deserta. E' mattina, le 8:30 per l'esattezza, l'aria frizzante di fine settembre porta via le nuvole e fa uscire uno splendido sole. Guardo alla mia sinistra e noto un ragazzo che sta cercando di aprire la porta immediatamente dopo quella del mio appartamento. Sentendosi osservato smette di armeggiare con la chiave e mi guarda, prima serio e poi accennando un sorriso.

-Ciao!-

-Ciao.-

Divento rossa. Mi succede sempre quando parlo con qualcuno di sconosciuto. Comincio a fissare le punte delle mie scarpe per non farmi vedere in quello stato.

-Sei nuova?-

-Si sono qui da qualche giorno...-, dico indicando velocemente con la mano l'appartamento e alzando leggermente lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

-Studentessa?-

-Si.-

-Capisco..- e si avvicina, porgendomi la mano, lasciando perdere un'attimo la porta e concentrandosi su di me. Il rossore sulle mie guance si accentua, mi sento l'intero viso chiazzato dall'imbarazzo. Spingo i capelli dietro l'orecchio e gli porgo la mano per cortesia, perchè se fossi stata in me in questo momento sarei fuggita a gambe levate.

-Piacere, Davide. Abito qui a fianco.-

-Valentina.-

-Bene, Valentina, ora devo continuare a cercare di aprire la porta di casa! Ci vediamo!-

Detto questo si gira e, prima che possa tornare indietro per qualsiasi motivo, mi incammino a passo svelto verso l'università.

Indosso le cuffie, Centuries dei Fall Out Boy mi avvolge e sento il rossore di qualche istante prima defluire dal mio viso. Mi lascio trasportare dalla musica, intuendo che questa sarà la mia vita da qui a qualche giorno e la cosa mi elettrizza. Cammino lentamente, le canzoni nel mio Ipod si susseguono a un ritmo perfetto, e arrivo in poco tempo nella sede dove si terranno i miei corsi.

Palazzo Malcanton-Marcorà è la sede che frequenterò. Si trova nel sestriere Dorsoduro, il mio appartamento invece nel sestriere Santa Croce, due quartieri di Venezia. I diversi sestrieri sono separati tra di loro da un complicato intrico di calli, canali e ponti che formano una rete di passaggi affascinanti, e che offrono degli scorci unici. Credo che il mio sguardo non si sazierà mai di tutta questa bellezza.

Entro in università, ancora semi deserta, e consegno gli ultimi documenti, quindi ritorno nelle calli e finisco in mezzo a un'ondata di turisti che trascina con un ritmo lento e cadenzato fino alla fine della via, lasciandomi dolcemente in uno spiazzo.

Decido di comprarmi una cartina, dove annotarmi i posti che potrebbero essermi utili. Alla prima edicola ne prendo una pieghevole e cerco di orientarmi.

Il senso dell'orientamento non mi è mai mancato, e anche in questo caso riesco a ritrovare la via di casa in fretta. Mi fermo un attimo prima di ripartire e cerco la mia agenda nella borsa, per vedere qual è il prossimo punto della mia lista di cose da fare.

"Spesa", giusto.



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