Thirty-eight.

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Cerco di stare attenta il più possibile, ma la conversazione che ho appena avuto con il ragazzo qui affianco occupa gran parte della mia attenzione. Che strano tipo. I suoi modi così sicuri da essere quasi nauseanti, le citazioni dal libro che sto leggendo... sì, è decisamente strano. Non riesco ad inquadrarlo bene. Anche queste tre interminabili ore finiscono e non ho nemmeno il tempo di mettere le mie cose nella borsa che il mio vicino di banco si alza furtivo e se ne va, senza nemmeno salutare.

Un moto di stizza mi percorre, mentre mi ficco il giubotto nervosa ed esco dall'aula. Fortunatamente è l'ultima lezione, quindi mi avvio verso l'uscita, ancora parecchio arrabbiata. Sinceramente non so nemmeno perchè sono arrabbiata, quel personaggio sarà il solito figlio di papà che tenta di fare il ribelle. Già me lo vedo. In università fa il bad boy, tutto giubbotto in pelle e strappi sui jeans, mentre quando è con i suoi diventa un modello Armani, tutto tirato e con cravatta annessa. Senza nemmeno rendermene conto sono di fronte a casa. Salgo, mi faccio una doccia e ceno con Kat, mentre le racconto della mia prima giornata universitaria e del biondo maleducato che ho incontrato oggi, di cui mi rendo conto di non sapere nemmeno il nome. Lei se la ride, prendendomi in giro bonariamente e facendomi scappare un sorriso. Kat ha ragione, non mi farò rovinare le giornate da esemplari come quello.

Dopo cena arriva Davide, e ci piazziamo tutti e tre sul divano a guardare la tv. In realtà Kat decide di mettersi sulla poltroncina, quindi il divano lo occupiamo io e Davide. Come quel giorno fuori dalla vetrina della sua libreria sento esattamente tutti i punti di incontro tra i nostri corpi: il gomito, la spalla, il ginocchio. Troviamo una serie tv non troppo impegnativa e ci guardiamo la puntata, ma dopo qualche minuto Kat decide di andare a letto e quindi io e Davide rimaniamo soli. Un silenzio imbarazzato, reimpito solo dai suoni della tv, ci investe e a quel punto il contatto tra di noi diventa troppo. Comincio a muovermi irrquieta, cercando di allontanarmi il più possibile ed evitare di toccarlo. Il momento di intimità di domenica sera sembra lontano anni.

Lui invece, come al solito, sembra totalmente a suo agio, come se lì ci fosse nato e cresciuto. Comincio ad essere stanca alla fine del telefilm, e lui lo nota.

-Hai sonno?-

-Uhm-uhm- rispondo, sbadigliando.

-Meglio che vada allora- risponde con un sorriso, mentre si alza per andare a prendere il cappotto.

-Domani mattina, alla stessa ora?-

-Certo- rispondo io, contenta della routine che mi si prospetta. Potrei desiderare qualcosa di meglio?

-Buonanotte, splendore- dice infine, accarezzandomi la guancia con un bacio veloce.



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