Seventy.

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Mancano pochi giorni a Natale ormai. L'atmosfera festosa data dalle luci, dagli schiamazzi dei turisti e dalle piccole botteghe addobbate, per me è come se fosse ricoperta da uno strato di neve. Vedo tutto, ma non sento nulla, a parte il freddo.

Un freddo che mi penetra dentro, fino nelle ossa e gela i miei movimenti e i miei pensieri.

Per quanto Davide possa avermi trattato male, non riesco a pensare a lui come a una persona cattiva. Il trauma che lo ha colpito molti anni fa è la causa di ciò che fa ora, e non posso avercerla con lui per questo. Io lo vedo più come se ci fossero due versioni, una normale e una sopra le righe, ma che per qualche motivo nella mia mente non riescono a combaciare, non si sovrappongono.

Dr Jekyll e Mr Hyde.

Una volta arrivati in Campo Santa Margherita, rimango colpita nel vedere questa bellissima piazzetta tutta addobbata. E' ancora pù bella di quando l'ho vista quel giorno.

Cominciamo a cercare dentro a tutti i locali, ma di lui non c'è traccia. Quindi ci avviamo verso la libreria.

La strada ormai mi è familiare, la riconoscerei ad occhi chiusi. Flash di momenti in cui passeggiavo per questa calle tranquilla e serena si appropriano delle mie facoltà mentali, facendomi fremare di colpo in mezzo alla stradina. Diverse persone che mi camminavano dietro mi urtano, bofonchiando parole amare, ma non le ascolto: sono troppo impegnata ad ascoltare quelle della mia memoria. Rinsavisco solo quando vedo Andrea davanti a me. Mi ha afferrato per le spalle e mi sta scuotendo leggermente, per farmi risvegliare, e mi chiama con il mio nome completo. Deve essere preoccupato, non mi chiama mai Valentina.

-Valentina..è tutto ok?- domanda per l'ennesima volta.

-S-si.. Scusami-

-Nessun problema. Ti porto da Stefan se vuoi..- dice speranzoso, ma l'espressione tormentata sul mio viso lascia spazio a un'espressione ferma.

-No, va tutto bene. Possiamo andare-

L'entrata con la porta rossa è sempre la stessa. Le pareti del colore delle bacche di agrifoglio sono sempre lì. I libri, fieri nelle loro copertine, riempiono gli scaffali come al solito. Il grande lampadario d'epoca non è acceso, però, e nessun bagliore giallastro invade la calle. Anche le luci che abbiamo appeso sulla vetrina sono spente. Nessun segno di vita dalla libreria.

Gandalf comincia a strusciarsi sulle mie gambe e per poco non lancio un urlo per lo spavento. Lo raccolgo delicatamente, e in risposta ricevo un sacco di fusa.

-State cercando il ragazzo, Davide?- chiede una voce anziana e nel girarmi noto una vecchia signora appoggiata a un bastone e coperta con un'elegante cappotto verde scuro.

-Sì.. lo ha visto?-

-Di sfuggita.. ero venuta a portargli dei biscotti, ma mi ha detto che oggi non aveva tempo-

-E sa dov'è andato?-

-No, cara, non me lo ha detto. Ma sembrava un pò agitato-

-Quanto tempo fa lo ha visto?-

-Forse una mezz'oretta fa.. E' tutto a posto?-

-S-sì, non si preoccupi- rispondo alla vecchietta con voce titubante.

-Bene allora, vi saluto giovanotti!-

-Arrivederci- diciamo in coro io e Andrea.

-Almeno sappiamo che è passato di qua- dico abbattuta.

-Conosci altri posti qui intorno dove può essersi diretto?-

Annuisco e mi incammino verso la pasticceria del nostro primo appuntamento, lasciando andare Gandalf che protesta rumorosamente.

Qualche minuto dopo vediamo la vetrina della pasticceria che ammicca da lontano. Bimbi felici scorrazzano qua e là davanti alla pasticceria e si fermano davanti ai dolci in esposizione strillando quanto sono belli e quale preferiscono.

Cerco con lo sguardo Davide. C'è davvero parecchia gente in questa zona e dobbiamo per forza entrare nel locale per vedere se è seduto all'interno.

Entro per prima mentre Andrea lascia passare qualche anziana signora venuta a prendere il tè con le amiche. Quando entro, la chioma scura e disordinata di Davide attrae il mio sguardo. Anche lui mi nota subito, e rimane a bocca aperta.

Credo che non si aspettasse di vedermi.

Decido di non girarmi a cercare Andrea, Davide potrebbe accorgersi che c'è anche lui e potrebbe scoppiare un'altra rissa.

Meglio evitare.

Tiro fuori il cellulare e gli mando un messaggio, sperando che lo leggerà e che mi darà retta.

'Lui è qui, per favore non entrare e avvisa sua madre'

Lui si alza e mi viene incontro. Il passo incerto ed ondeggiante rivela che forse c'è un pò troppo alcol nel suo corpo. Ma faccio finta di nulla. Il suo abbraccio arriva pesante, come se si fosse rilassato solo in questo momento dopo anni. Riconosco il suo corpo, lo stringo a mia volta, tentando di riportare a galla il ragazzo dolce e premuroso che ho conosciuto.

-Mi sei mancata, Val- sussurra, la sua voce familiare è screziata di una sfumatura nuova. 

Disperazione?
Paura?
Non so dirlo.
Ma mi trafigge il cuore come una freccia.

-Davide..ho sentito tua madre- dico piano, sperando che non si arrabbi.

Un lungo sospiro gli svuota il petto, mentre le sue braccia mi stringono ancora più stretta.

-Val.. non avrei mai voluto che tu stessi male per me, per quello che mi hanno fatto, per quello che sono. Mai. So che ti ho ferita e che ti ho fatto del male. So che mi odierai. Ma ti chiedo di perdonarmi, solo questo. So anche che non vorrai più vedermi. Lo accetto, ne hai tutto il diritto. Ma voglio solo farti sapere che ti amo, e nulla cambierà quello che provo. Vorrei che fosse lo stesso per te Val- dice tutto di un fiato.

-Davide, io...-

-No, sssh..- dice cullandomi tra le sue braccia forti, per poi aggiungere -Se non mi dirai che starai con me anche dopo tutto quello che ti ho fatto, non voglio sentire nulla. Crollerei-

C'è una sorta di disperato autocontrollo in quello che ha detto.
Sono certa che lui sa benissimo che quello che mi ha fatto mi ha allontanato da lui, ma sono sicura che sa che, in fondo, io provo qualcosa per lui.



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