Mi volto e me ne torno in università, il sorriso stampato in faccia e un senso di leggerezza che mi solleva da terra. Il pomeriggio passa veloce e la mia felicità non fa altro che aumentare quando ad aspettarmi in appartamento trovo i miei genitori ad aspettarmi.
Un gridolino che non mi appartiene invade l'appartemento quando mi butto tra le braccia aperte della mamma prima e quelle del papà poi.
Quando arriva il momento di uscire sono impaziente. Quando scendiamo in strada la porta del mio palazzo si chiude proprio mentre quella della casa di Davide si apre, da dove esce con il suo solito cappotto elegante. Un sorriso involontario si appropria dei miei lineamenti e mi rendo conto che non potrei essere più contenta di così.
La serata è fredda, tutti si stringono nei loro cappotti, donne che aggiustano continuamente i loro guanti, bimbi che indossano cappelli con pon-pon di tutti i colori riempiono le strade di Venezia. La neve che è cominciata a scendere oggi pomeriggio ha trovato terreno fertile, e ora un sottile strato di polvere bianca ricopre tutti quegli angoli in cui i piedi non riescono a raggiungerla. I lampioni antichi sono adornati anche loro dal loro cappellino ghiacciato e le barche continuano a dondolare incerte nelle acque scure di Venezia in mezzo a una leggera nevicata. Dalla vetrata del ristorante in cui stiamo mangiando noto tutta la gente che si ferma sui ponti ad immortalare momenti felici, un cellulare in mano e un sorriso impostato sul viso. E poi via di corsa a cercare un'altro angolino di Venezia sconosciuto, un posticino invisibile di una città che con le luci di natale sembra un grosso albero addobbato.
Le luci che si riflettono sul Canal Grande si espandono, si moltiplicano a causa delle onde e fanno brillare ancora di più la città, che sembra avvolta da un sottile velo magico. Guardo i miei genitori, li vedo sorridersi, scherzare con Davide, vedo mia madre perdersi in un'animata conversazione con Kat su non so che stilista e Stefan, papà e Davide impegnati in una discussione sul calcio. Mentre io sorrido, continuo a guardare fuori, immaginandomi, come faccio spesso, cosa stia facendo quella donna con la borsetta firmata, la minigonna e l'aria altezzosa, o dove stia andando quel ragazzo con naso rosso per il freddo. Provo a immaginarli vestiti con abiti d'epoca, quelli che indossavano i nobili e le nobildonne nell'Ottocento, le gonne ampie, i vestiti austeri, gli abiti eleganti maschili.
-Vale, tesoro! Non ci avevi detto he Davide gestiva una libreria!-
-Oh, si..l-le ha d-dato il mio nome..-
Eccitata saltella sulla sedia battendo piano le mani, come una bambina che ha ricevuto il regalo che tanto desiderava a natale.
Dopo cena esige di vedere la libreria che porta il mio nome, neanche fosse la Basilica di San Marco.
Camminiamo per una mezz'oretta, prima di arrivare alla libreria e quando siamo lì, mia mamma non la smette di dire quanto è contenta, o quanto le piace il posto o quanti libri ci sono, persino quando arriva Gandalf (e lei non sopporta i gatti) lo accarezza e lo vezzeggia.
Stanotte rimarranno a Venezia, in un hotel perchè nel mio appartamento non c'è posto, ma la mamma sembra davvero al settimo cielo per questa prospettiva. Quando arriva il momento di separarci, la mamma mi dà un grosso bacio, il papà mi abbraccia e poi entrambi salutano calorosamente i miei amici e Davide. Li lasciamo di fronte all'hotel, dopo una lunga lista di cose che devo evitare e le solite prediche di rito 'da genitori', torniamo mano nella mano verso i nostri appartamenti. Stefan dormirà nel nostro appartamento, mentre io dormirò da Davide, come spesso è accaduto nell'ultimo mese.
Una volta salutati Kat e Stefan entriamo da Davide.
-I tuoi sono formidabili- dice Davide, mentre ci prepariamo per andare a dormire.
-Lo so- rispondo con un sorriso affettuoso.
-Allora-esclama Davide gettandosi a peso morto sul letto -Che hai fatto oggi? Com'è andata in università?-
-Bene..le lezioni sono sempre più interessanti..a gennaio pensano di farci visitare una chiesa in ristrutturazione- dico, cominciando a descrivere la mia giornata universitaria, ma omettendo l'incontro con Andrea. Ancora non sono sicura di volerglielo dire. Quando ne abbiamo parlato l'ultima volta è stato quella sera del Velvet, e da quel giorno l'argomento è stato una specie di tabù: non so se sia stato un bene o un male. Perchè sembra che ci sia sempre qualcosa che ci blocca, che non ci permette di vivere al meglio la nostra relazione.
-Tu invece?- domando cercando di sviare l'attenzione da me, per cercare di capire se dirgli o no del mio incontro inaspettato.
-Solito. C'è stata parecchia gente oggi, una signora simpaticissima che abita lì vicino mi ha portato dei biscotti e abbiamo parlato un pò di libri. Credo che gliene regalerò uno per Natale- aggiunge pensieroso. Davide alla fine ha deciso di lasciare il suo lavoro per dedicarsi completamente alla libreria. Non lo ho mai visto così stanco come da quando ha preso in mano quella libreria, ma nemmeno così felice. Ogni volta che ci vediamo mi parla animato di quello che succede e io non posso fare altro che sorridere felice con lui.
-Indovina poi chi è passato in libreria..-
-Chi?- domando curiosa.
-Andrea-.
Sbianco.
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Venezia
RomanceValentina inizia una nuova avventura a Venezia, dove decide di frequentare l'università. E' una ragazza timida e insicura, ma l'arrivo di Kathrine, la sua coinquilina, le stravolge il mondo, capovolgendo la sua vita. Magari per la nostra protagonist...