Sixty-one.

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Perchè Andrea dovrebbe essere andato da lui?

-Ehm..c-cosa v-voleva?- la mia voce è tesa, come tutti i nervi del mio corpo. Sono ancora in piedi, vestita, di fronte al letto di Davide, che mi guarda serio ora.

-Cosa succede Val?-

-Nulla..- dico schiarendomi la voce -Cosa voleva?- ripeto, la voce un pò più rilassata, ma solo per finta.

-Un libro. Voleva comprare un libro-

-Un libro?-

-Già-

-E basta?-

-Cos'altro doveva fare in una libreria, Val?- con un sorriso, che però non coinvolge gli occhi.

-Niente..quindi ha comprato un libro.. che libro era?-

-Jane Eyre. Una delle copie antiche che tengo nella teca di vetro-

-Oh..- dico sospirando. Devo dirgli assolutamente del nostro incontro di oggi pomeriggio.

-E abbiamo parlato di te- aggiunge Davide a tradimento. Il mio cuore fa un'enorme capriola nel petto, prima di tornare al suo posto battendo all'impazzata. Sicuramente sono diventata rossa.

-A-ah s-sì? E-e cosa a-avete d-detto di m-me?- dico in un soffio.

-Mi ha chiesto scusa. Mi ha chiesto di trattarti come meriti. Di non farti soffrire. E di non preoccuparsi di lui, perchè tanto sta per partire-.

Quella parola si posa come un macigno su di me. Sembra una pietra legata alla mia caviglia, che mi porta a fondo, non mi permette di reagire, mi trascina inesorabile dietro di lei.

Non mi muovo.

Non respiro.

Non penso.

Non ragiono.

Non parlo.

Quattro parole rimbalzano ininterrrotte nella mia mente.

'..tanto sta per partire'

-Cosa?- riesco finalmente a chiedere sotto voce a Davide.

-Vuole andarsene da Venezia, magari all'estero. 'Voglio viaggiare' ha detto- e mentre ripete la frase di Andrea, un sorrisino copiaciuto si impadronisce delle labbra di Davide. Non lo credevo così.

-P-perchè?-

-Non me lo ha detto. Ma penso che c'entri con te. E io sono stato ben contento di sentirgli dire che se ne andava-

Il mio respiro si fa più veloce.

Prendo la mia roba e mi dirigo verso la porta.

-Val! Ma dove stai andando?-

-Da Andrea- sono decisa, non deve partire. Lo voglio vicino a me.

-Che? Val, per piacere- sbuffa esasperato.

Mi giro, furente di rabbia e mi avvicino a lui.

-Tu potrai anche essere felice di non avercelo più tra i piedi. Ma io no. Io ci tengo a lui. Gli voglio bene. Capito? Io. Gli. Voglio. Bene. E non lo lascio partire così- dico scandendo parola per parola e gli punto l'indice al petto - E non mi interessa se non ti sta bene. Io ti amo, Davide, ma ho bisogno di lui nella mia vita- dico duramente.

Davide sembra pietrificato dalla mia reazione e sbatte le palpabre incredulo, cercando di capire cosa dire. Ma non gli dò il tempo di pensare, perchè mi volto verso la porta decisa ad andare a cercare Andrea.

La mia idea sembra non piacere a Davide che richiude la porta semi aperta con un tonfo.

-Val- ringhia il ragazzo davanti a me, che non sembra affatto il Davide che conosco, mentre mi prende con forza il polso e mi fa girare verso di lui.

-Lasciami andare, Davide- ribatto furiosa.

-Non ti permettrò di rovinare la nostra storia per quello stronzo depravato- l'ira gli fa tremare la voce e stringere di più le dita attorno al mio polso.

-E io non ti permettrò di cancellare Andrea dalla mia vita per tuo stupido capriccio. Davide..lasciami..mi fai male. I-io devo andare- dico cercando di forzare le sue dita a lasciarmi ma con scarsi risultati. Lui è troppo forte.

-Perchè diavolo fai così, Val? Eh? Lascialo perdere. Sta solo cercando di portarti via da me!- ora urla. E io tremo dalla paura. Comincio a pensare a come uscire da quella situazione. Ho seriamente paura di quello che potrebbe accadermi, vedendo i suoi occhi lucidi di rabbia. Inizia a scuotermi per il braccio.

-Cazzo Val, rispondimi. Perchè vuoi andare da quello?-

Ripenso a quella sera di fronte a quel locale. A come Davide mi ha trattata, e a come abbiamo accuratamente evitato l'argomento Andrea. A quanto ho pensato ad Andrea. A come mi batteva il cuore oggi quando l'ho rivisto. E a come mi sta stringendo i polsi ora Davide.

Lacrime nervose escono indesiderate dai miei occhi.

-Mi fai male- non mi ascolta. La sua mente è occupata da altri pensieri. Cerco di sottrarmi ancora ma mi è impossibile.

-Non andrai da Andrea-

-Invece si-

Lui non parla. E resta fermo.

Chi è questo ragazzo che ho davanti?
Non è Davide..
Perchè fa così?

-Toglimi le mani di dosso-

Quanto tempo è passato dal momento in cui non desideravo altro che le sue mani fossero su di me?

Quella frase sembra svegliarlo da una sorta di trance in cui era finito.

Lascia andare il mio polso, come se l'avessi punto. Io mi volto in fretta e chiudo la porta tra di noi. E corro via.

Vagamente sento la sua voce chiamarmi, ma la chiudo fuori dalla mia mente e dal mio cuore.

Corro via dalla paura e mi immergo nelle calli vuote e silenziose, solo la neve a farmi compagnia. Non voglio andare a casa mia, Davide mi troverebbe subito, e non voglio vederlo. Ora ho davvero paura di incontrarlo. I miei si preoccuperebbero troppo se li chiamassi ora.

Intanto cammino.

Quindi mi rimane una sola persona su cui posso fare affidamento.

Andrea.



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