Sixty-eight.

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Non ci avevo pensato. Forse potranno aiutarci a capire cosa è successo a Davide, il perchè del suo cambio di personalità così improvviso. Mi fiondo in salotto e cerco il mio cellulare, dove comincio a scorrere tra i numeri alla ricerca di quello di Anita, la mamma di Davide.

Dopo qualche squillo, la voce acuta di Anita risuona chiara e forte e io metto in vivavoce la chiamata.

-Valentina!- esclama allegra.

-Salve, Anita..-

-Come stai tesoro, tutto bene?-

-Ehm..ecco vedi... si tratta di Davide-

Un silenzio strano riempie ora il salotto.

-Sta bene?- la nota acuta è ora incrinata, l'angoscia penetra anche il mio cuore.

-Non proprio-

-Cos'ha fatto?-

-E'...cambiato-

-Ora sei a Venezia?-

-Sì-

-Vorrei parlarti..-

-Anche io, possiamo incontrarci alla stazione..-

-Sarebbe perfetto, parto subito, ci vediamo lì, al bar- e senza aspettare una risposta chiude la chiamata.

Questo scambio di battute mi ha lasciata perplessa e ancora più agitata.

Nel giro di mezz'ora sono in stazione e aspetto Anita. Sto giocherellando con una tazza di tè ancora intatta sotto gli occhi attenti di Andrea, che mi scruta sotto le lunghe ciglia bionde.

Non si perde neanche un mio movimento, ma io sono distratta, preoccupata e cerco continuamente Anita con gli occhi. In realtà però, ho paura che spunti Davide.

Sì, ho paura. Mi giro verso Andrea e mi soffermo sul labbro spaccato. Ha preso un pugno in faccia per me. Non so se mi sento più in colpa o più onorata nel vedere quel livido.

-Valentina- sussurra una voce sommessa dietro di me.

Sobbalzo per lo spavento e mi volto, trovandomi faccia a faccia con la mamma di Davide.

Rimango basita nel vedere i suoi occhi, così simili a quelli di suo figlio, gonfi per il pianto.

-Anita- dico alzandomi e abbracciandola.

Quando sciogliamo il nostro abbraccio il suo sguardo cade su Andrea e sul livido.

-Ragazzo che ti è successo?-

Andrea mi guarda.

-E'... una storia lunga, ti va di sederti?- cerco di dire amabilmente io, ma la voce mi esce debole.

-E' stato Davide?- domanda Anita, senza sedersi.

Andrea annuisce e abbassa lo sguardo.

-Anita... dobbiamo parlare con lei...- e riesco finalmente a farla sedere.

Cerco di ricordare la prima volta che ho visto questa donna e mi viene in mente il portamento fiero, il sorriso sincero, gli occhi con quei fili color caramello che la fanno assomigliare così tanto a Davide. Mi era piaciuta subito, con il suo piglio deciso e la sua risata cristallina. La differenza con la donna che ho davanti adesso, le spalle curve e le mani che si torturano tra di loro nervose è abissale.

-Anita.. Davide in questi ultimi due giorni è... diverso- dico con voce flebile, tenendo a fatica a bada le lacrime.

-Ti ha fatto del male?- sussurra Anita.

Io e Andrea ci scambiamo un'occhita veloce e decido di farle vedere il polso. Non avrebbe senso nasconderle quello che è successo.

Quando vede il livido, che ormai è in via di guarigione, il suo volto si contrae in una smorfia mista di dolore e stupore, mentre afferra il mio braccio e lo avvicina a sè, esaminandolo. Poco dopo mi rimette a posto la manica del giubbotto, nascondendo quella macchia colorata.

Comincio a raccontarle tutto ciò che è successo negli ultimi giorni, senza tralasciare niente. Lei non apre bocca. Ma non sembra sconvolta, piuttosto sembra che stia ascoltando una storia che ha già sentito, rassegnata a sentire lo stesso finale scomodo.

-Ora dov'è? Lo sapete?- chiede rompendo il suo silenzio alla fine del racconto e guardando negli occhi prima me e poi Andrea.

-Purtroppo no, signora, non ne abbiamo idea- dice Andrea.

-Può spiegarci cosa è successo a Davide, Anita? Perchè questo cambio di personalità così improvviso?-

Un sorriso amaro occupa le labbra della madre di Davide, che comincia a raccontare la sua storia.


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