Thirty-six.

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Il primo giorno di università inizia con il solito motivetto della mia sveglia, che mi indica che sono le 7 e che devo alzarmi. Il martedì Kat inizia più tardi, quindi faccio colazione e mi preparo in silenzio. Alle 8 e 10 esco di casa e appena chiudo la porta una mano si posa sulle mie spalle. Mi volto in fretta e noto Davide, stretto in un cappotto elegante marrone. Ha gli occhi ancora un pò arricciati dal sonno, ma nel complesso è uno spettacolo come al solito. Io, invece, con i miei jeans scoloriti e il mio solito giubbotto grigio sembro fuori posto vicino a lui.

-Buongiorno, meraviglia!- esclama felice.

Naturalmente arrossisco e rispondo con una vocina debole e incosistente.

-Buongiorno anche a te-

-Andiamo?- e nel frattempo cerca e trova la mia mano, ancora una volta. Quel gesto, quella naturalezza improvvisa, mi scaldano il cuore e non posso fare a meno di sfoderare il mio sorriso migliore. Mi chiedo se sia così in tutto il mondo, per tutte le ragazze. Provano tutte queste emozioni anche loro? Sorridono anche loro come sciocche non appena lo sguardo di quel ragazzo che tanto adorano si posa su di loro?

Davide quasi mi trascina dietro di lui, mentre mi fa le solite domande di rito. Io rispondo eccitata. Meno di dieci minuti e siamo davanti all'università. Ci salutiamo veloci e ci mettiamo d'accordo per vederci la sera, dopo cena.

I corsi assorbono tutta la mia attenzione, mentre passo da un'aula all'altra. Prendo appunti sulle informazioni di base dei vari corsi. Conosco i primi professori, ma ancora non parlo con nessuno, non ne ho il coraggio. La pausa pranzo arriva in fretta, mi siedo in un tavolino appartato dentro un'aula vuota e comincio a mangiare il mio panino, mentre tiro fuori 'Jane Eyre' dalla borsa. Proprio mentre sto per iniziare un nuovo capitolo, comincio a sentirmi osservata.

Mi giro e noto un ragazzo biondo, seduto un tavolino dietro di me, che mi fissa. Tanto ero presa nella lettura che non l'ho neanche sentito arrivare. Anche se mi sono voltata, questo nuovo arrivo continua a tenere lo sguardo puntato su di me, sfrontato. Mi rimetto a posto, finisco il panino, chiudo il libro e mi alzo.

-Non pensavo che avrei tremato così, vedendolo, che avrei perso la facoltà di parlare o di muovermi in sua presenza.- lo sento dire, un momento prima di uscire dall'aula.

-Come scusa?- in realtà avevo percepito ogni singola parola. Era una frase di Jane.

-Jane. Jane Eyre. L'ho letto-

'E questo cosa vorrebbe dire?' sbotta la mia vocina, più insolente che mai.

-Anche io. Voglio dire, l'ho già letto, ora lo sto rileggendo-

-Ti piace?- l'ombra di un sorriso malizioso attraversa.

Annuisco e sorrido a mia volta, perchè mi rendo conto che è la prima conversazione che ho con un'universitario.

-Siamo nello stesso corso, mi sa- esclama, infine.

Lo guardo sorpresa.

-Ah, davvero? N-non ti avevo notato-

-Ah, no? C'era da aspettarselo. Hai scritto tutto ciò che i professori dicevano-

-Sbaglio, forse?- chiedo, improvvisamente acida, punta nell'orgoglio da quella affermazione.

-No, no- dice, alzando le mani in segno di resa.

-Bene- dico arrabbiata, e decisa mi volto per andare in aula, lasciando il misterioso ragazzo da solo nell'aula.



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