Non ci mettiamo molto, infatti in poco più di cinque minuti arriviamo a casa di Andrea.
Eccomi lì, finalmente. La sua casa. La sua tana, il suo nascondiglio, la sua parte nascosta si apre a me come un libro e riesco a vedere bene le pagine che lo compongono. Stanze piccole ma ordinate, vecchi dischi incorniciati e appesi, chitarre appoggiate ai vari sostegni, un piccolo pianoforte. Un'alberello addobbato ad arte riempie di luci intermittenti il salotto. Qualche foto con sua sorella e sua nipote. Qualche bottiglia di birra vuota sul tavolino accanto al divano.
-Siediti pure. Ti porto qualcosa di caldo, sei gelata-
Lo ringrazio e mi vado a sedere sul divano. E' morbido e caldo. Qualche minuto dopo Andrea sbuca dalla porta della cucina con una tazza di tè fumante. L'aroma della vaniglia risale dall'acqua in volute di vapore morbide e biancastre.
Bevo riconoscente un sorso di tè, poi appoggio la tazza sul tavolino, accanto alle bottiglie di birra.
-Serata impegnativa, mi pare- comincia lui.
-Già-
-Ora mi spieghi come mai?-
-Se tu mi spieghi perchè te ne vai-
-Facciamo un patto. Ti dirò tutto quando mi spiegherai cos'è successo questa sera-
Allunga la mano, e io gliela stringo.
-Inizia- dice. E io gli spiego tutto.
La serata. Le luci. I miei genitori. Il ritorno a casa. Le urla. Le sue dita rigide sul mio polso.
Ma gli racconto anche di come ho passato questo mese. Di come io e Davide abbiamo evitato di parlare di quello che era successo al Velvet.
Mezz'ora. Un'ora. Due ore passano. Siamo seduti faccia a faccia sul divano, io a gambe incrociate, lui con una gamba che penzola fuori da divano. Stiamo parlando come mai avevamo fatto fino a questo momento.
Lui mi fa il tè, io lo bevo.
Lui domanda e io rispondo.
E spiego.
E parlo, butto fuori tutto ciò che mi era tenuta dentro fino ad oggi.
Ad un certo punto lui mi afferra la mano e mi alza la manica, svelando il livido violaceo sul mio polso.
-Ti fa male?- chiede preoccupato.
-No- mento. Adesso che l'adrenalina è scomparsa dalle mie vene il dolore al polso, oltre a quello del mio cuore, si fa sentire. Il livido pulsa a ritmo con il mio cuore, spezzato dalla reazione di Davide.
Andrea, che non mi crede, prova a passare la mano sopra il polso e una smorfia di dolore tradisce la mia risposta decisa.
Si alza veloce e sparisce in cucina, dalla quale riemerge qualche minuto dopo con un sacchettino pieno di cubetti di ghiaccio.
-Non serve, Andrea, non mi fa tanto male-
Mi afferra la mano in un attimo, e con delicatezza appoggia il ghiaccio sopra la botta.
La sua mano calda contrasta la temperatura del sacchetto, facendomi rabbrividire.
-Hai freddo?-
-Andrea, stai tranquillo sto bene- ma lui si alza lo stesso e mi avvolge in una coperta.
-Grazie- sospiro, e aggiungo -ora tocca a te-
-Me ne vado. Cosa c'è da aggiungere?-
-Non andare-
-Devo-
-No-
-Sì, Val. Non posso rimanere-
-Ma perchè?-
-Perchè no?-
-Perchè qui hai tutta la tua vita. Non puoi lasciare tutto e andare via-
-La mia vita posso costruirla anche lontano da qui. E lo farò-
-No- dico, non riuscendo più a trattenere la mia frustrazione. Ha già deciso, come mai potrei fargli cambiare idea?
-Perchè Val?-
-Perchè saresti troppo lontano da me- confesso. La verità sta cominciando a venire fuori, alla fine.
Lo vedo allungarsi, come al rallentatore.

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Venezia
RomanceValentina inizia una nuova avventura a Venezia, dove decide di frequentare l'università. E' una ragazza timida e insicura, ma l'arrivo di Kathrine, la sua coinquilina, le stravolge il mondo, capovolgendo la sua vita. Magari per la nostra protagonist...