-Cosa ti ha detto mia madre?- domanda poi curioso.
-Mi ha raccontato quello che ti è successo. Come hai reagito. Quanto significasse per te Rebecca. Tu non mi avevi mai raccontato queste cose-
-Non puoi biasimarmi se...- dice scostandomi dal suo petto.
-Non è così. Posso capirlo. E capisco cosa ti ha portato a reagire in quei modi- sussurro, la mia voce è talmente debole che non so se Davide mi senta realmente.
-E allora..?-
-Volevo solo dirti che ti perdono. Quello che è successo tra di noi... per me è stato importante. E non voglio..-.
Cosa non voglio? Che finisca? Perderlo? Riaverlo?
Riuscirei a sargli accanto dopo tutto ciò che è successo? Riuscirei a stargli lontano?
Mi farebbe ancora del male? Vivrei con la paura che potesse di nuovo dare di matto?
Ma potrei abbandonarlo in questo modo, ora che so cosa gli è successo? Riuscirei a sopportare questo peso per entrambi?Queste domande si affollano nella mia testa e mi confondono.
-Non vuoi?-
-Vieni usciamo- gli dico piano, qui dentro non riesco a pensare. Prendendogli la mano lo porto fuori dal locale.
La neve scende lenta, e rabbrividisco per il freddo.
La sua mano calda è quella di sempre, solida e rassicurante. Mi chiedo come faccia a trasmettermi sicurezza, lui che in sè stesso non ne ha minimamente.
Gli occhi di Andrea ci scrutano discreti e vedo un'espressione di tristezza che si appropria dei suoi lineamenti quando il suo sguardo nota le nostre mani allacciate.
Vorrei sussurrargli di non preoccuparsi, ma non so nemmeno io cosa vuol dire per me questo tocco.
Era un gesto che Davide aveva fatto con me così tante volte che ormai mi era naturale, ma questa volta non ho provato il brivido di piacere che ho sentito così tante volte quando mi aveva racchiuso la mano nella sua con delicatezza. In questo momento, sembra di tenere per mano un bambino sperduto.
Mi volto verso Davide a malincuore, lasciando in sospeso la spiegazione che vorrei dare ad Andrea su quello che sta vedendo. Ci penserò in un'altro momento.
Prendo anche l'altra mano di Davide e le stringo entrambe tra le mie. Devo trovare le parole giuste per dirgli che sua madre è qui e che lui deve andare con lei, perchè è semplicemente cosa giusta da fare. Spero che non opponga resistenza, che non si lasci prendere dallo sconforto, o peggio, dalla rabbia. Devo fargli capire che è la cosa migliore.
-Davide- dico, e sento il mio cuore contorcersi come se qualcuno lo stesse strizzando.
-Valentina-
-Tua madre è a Venezia. Ti sta cercando, io e Andrea gli stiamo dando una mano. Mi ha detto.. che le farebbe piacere se andassi con lei a Mestre per un pò di tempo- butto fuori tutto con la voce più dolce e tranquilla che riesco.
-La libreria..- ribatte Davide, per nulla arrabbiato. Sembra... rassegnato.
-Me ne occuperò io- interviene Andrea, e io lo guardo con un mezzo sorriso, immensamente riconoscente.
La frase che ha appena detto però sembrava più rivolta a me che a Davide. Vuol dire che rimane veramente. Ma per quanto?
-Mia...mia madre dov'è?- dice guardandomi Davide, le sue mani sono ancora tra le mie ma sono immobili, l'alcol che ha in corpo sembra appesantirlo e rallenta i suoi movimenti.
-Sta arrivando- risponde Andrea, e nei suoi occhi riesco a leggere una scintilla di compassione.
Davide annuisce.
-Vado a prendere il mio cappotto- dice Davide, e sparisce di nuovo dentro la pasticceria.
Sto per seguirlo quando Andrea mi ferma mettendomi una mano sulla spalla.
Mi volto, interrogandolo con lo sguardo, aspettando che mi dica qualcosa. Ma non dice niente. Rimane solo a guardarmi negli occhi, la compassione che c'era fino ad un'attimo fa svanita, al suo posto una sfumatura di paura.
-Lo ami?-
Rimango interdetta.
La stessa domanda me la pongo da sola. Lo amo?
Se mi guardo indietro, non posso che dire sì. Lo amo.
Ma se guardo il ragazzo dai capelli biondo cenere che ora mi sovrasta, non ne sono così certa. Da quando ho conosciuto Andrea, ho sempre cercato di soffocare quello che avrei potuto provare per lui, perchè stavo con Davide e non trovavo giusto mentire a lui e ferire Andrea. L'unica volta che avevo tolto un freno a tutte le mie emozioni era stata quella volta al Velvet.
Le sue mani sulle mie gambe, il bacio appassionato, il mio desiderio di avere di più.
E dopo quella sera avevo coperto tutto con un grosso velo di indifferenza, cercando di non lasciarmi andare a pensieri che mi avrebbero portata lontano da Davide.
Riuscirò mai a capire davvero ciò che provo per questi due ragazzi?
La mia mente è troppo in subbuglio ora, ne ricaverei risposte sbagliate e troppo avventate.
-Non lo so- rispondo incerta, sperando che capisca i miei dilemmi e che in un'altro momento riuscirà ad aiutarmi a risolverli.
-Ok- sussurra, e io mi volto per seguire Davide. Entro nel locale e lo vedo indaffarato con il cappotto. Noto il suo abbigliamento: di solito è così elegante e sobrio, oggi spicca per la sua trascuratezza. La felpa stropicciata è infilata alla bell'è meglio sulla camicia bianca che aveva quando lo abbiamo trovato nel mio appartamento, e questa esce in modo disordinato dai jeans strappati e bagnati. Il cappotto per lo meno è pulito. Lo aiuto e vado alla cassa a pagare, scoprendo che il barista gli ha dato sei birre senza domandarsi se stava facendo bene o no. Lo fulmino con gli occhi e esco dal locale, preceduta da Davide.
-Tesoro- esclama una donna. Anita.
-Mamma- dice Davide, sottovoce e apatico.
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Venezia
RomanceValentina inizia una nuova avventura a Venezia, dove decide di frequentare l'università. E' una ragazza timida e insicura, ma l'arrivo di Kathrine, la sua coinquilina, le stravolge il mondo, capovolgendo la sua vita. Magari per la nostra protagonist...