Un braccio pesante mi avvolge la vita, un respiro regolare mi solletica l'orecchio. Andrea dorme profondamente dietro di me, abbracciandomi, il suo braccio sinistro mi fa da cuscino.
Rimango ferma, non oso muovere nemmeno un muscolo per paura di svegliarlo. L'orologio digitale appeso al muro segna le nove e quarantacinque. L'alberello è rimasto acceso. Faccio scivolare il mio sguardo sulla stanza cercando di memorizzare ogni dettaglio. Ci sono ancora le bottiglie di birra sul tavolino, la mia tazza accanto vuota. Sopra una mensola una serie di libri di musica, spartiti e biografie di cantanti e musicisti. Un'altra mensola è occupata da libri nuovi e vecchi. Un titolo mi balza agli occhi. Jane Eyre. E' una nuova edizione. Mi viene in mente quello che ha detto Davide. 'Jane Eyre. Una delle copie antiche che tengo nella teca di vetro' . Ricordo bene la vecchia edizione di Jane Eyre e non è sicuramente quella. Chissà dove l'ha messa o a chi l'ha data. Sicuramente la avrà data a sua sorella.
Un movimento dietro di me mi informa che Andrea è sveglio.
-Buongiorno- dice con voce roca, stringendomi ancora di più a lui.
-Buongiorno- rispondo. Perchè non possiamo restare sempre così? Qui lontanto da tutti e da tutto?
-Colazione?- domanda sollevandosi su un gomito. Io mi giro e lo vedo rivolgermi un'altro dei suoi sorrisi fantastici. La luce che entra da una finestra gli illumina i capelli, facendolo sembrare uno dei cherubini dipinti negli affreschi dell'Ottocento.
Io annuisco, sono molto affamata e lo osservo sollevarsi con grazia.
Sparisce dietro la porta di camera sua, mentre io mi alzo e decido di andare in bagno a sciacquarmi la faccia.
Quando ho finito, sono tornata io. Andrea entra e mi porge uno spazzolino incartato. Io riconoscente mi lavo i denti, poi esco e lo trovo appoggiato allo stipite della porta di camera sua, che è proprio davanti al bagno. Si scompiglia di capelli con una mano.-Sono pronto-
-Anche io- rispondo sorridendo.
Usciamo da casa sua e l'aria pungente e carica di neve mi investe.
Andrea ha insistito perchè tenessi la sua sciarpa e adesso il suo profumo è mescolato al mio e alla neve fredda che ci cade addosso leggera. Ci infiliamo in una piccola pasticceria dove ordiniamo un tè caldo e un cappuccino assieme a due brioches ricolme di marmellata.
-Vuoi andare a casa dopo?-
-Uhm-uhm- dico, annuendo seria.
L'idea che Davide sia lì ad accogliermi mi fa partire brividi che mi provocano la pelle d'oca.
-Sei sicura?-
-Sì- rispondo incerta.
-Vengo con te-
-Non ce n'è bisogno-
-Io credo di si-
-Perchè?-
Lui si tende verso di me e mi afferra il braccio. Solleva per l'ennesima volta la manica e scopre un livido dalle sfumature che variavano dal viola al verde al blu.
-Ok- sussurro, mentre guardo incantata l'intrico di colori che addobbano il mio polso.
Finiamo in fretta la colazione e ci avviamo verso casa mia.
Il mio umore tranquillo lascia spazio a una leggera sensazione di malessere mano a mano che mi avvicino a casa. Una volta entrati saliamo silenziosamente le scale: ho quasi paura di fare rumore, per paura che lui mi trovi. Davanti alla porta di casa sfilo le chiavi dalla borsa, ma non faccio nemmeno in tempo ad inserire le chiavi nella toppa che la porta si spalanca.
Davide mi guarda con gli stessi occhi che si erano posati su di me così tante volte, ma con un'espressione che mai gli avevo visto addosso.
Sicuramente avrà dormito poco, forse non avrà dormito affatto.
La camicia che indossa è sgualcita e macchiata, borse scure si fanno largo sotto i suoi occhi.
La sua espressione è contratta: è fuori di sè.-Kat dov'è?- domando preoccupata.
-Non c'è. E' andata via ieri sera. E' andata da Stefan. Aveva paura di me-. La sua voce senza corpo mette i brividi.
-E tu cosa fai qui?- tento di mantenere un tono dolce, non voglio che si agiti.
-Aspettavo te, amore- un sottile velo di disgusto copre questa parola.
-Credo che sia ora che tu vada a casa tua, Davide-
-Vieni anche tu?-
-No-
-Val, giuro che mi dispiace. Non avrei mai voluto che succedesse questo-
-Lo so. Ma ora devi andare-. Cominciano a tremarmi le gambe per la tensione, tutto il mio corpo è rigido e credo che potrei svenire.
Il suo viso si rianima un pò, risvegliandosi.
-Val- supplica.
-Davide, no-
-Vieni con me-
-No-
-Perchè?-
-Perchè non voglio-
-Devo parlarti-
-Puoi parlarmi qui-
-In privato- dice indicando Andrea con il mento. Mi volto a guardarlo e noto che le sue mani sono strette in pungi lungo i fianchi e la mascella è contratta.
-Lui rimane qui-
-Anche tu hai paura di me Val-
-Sì-
-Non devi-
-Non deve?-sbotta Andrea da dietro.
La mia vocina strilla 'Zitto, Andrea, zitto!' ma io non ho il coraggio di dirlo.
Due passi e Andrea è accanto a me, un gesto e il livido sul mio polso è esposto, di fronte a Davide.
Lui strabuzza gli occhi e li distoglie subito.-Sei stato tu a fargli questo! E vuoi dirmi che non deve aver paura di te?-
-Non volevo..- dice Davide guardandomi con aria colpevole.
-Ci mancherebbe!- urla Andrea -Ora vattene, mi pare che sia stata parecchio chiara-
E' confuso. Si volta e afferra una felpa dal divano e poi torna verso di noi.
-Val, ti prego..- Non voglio sentirlo.
-Vai, Davide- lacrime cominciano a pungermi gli occhi.
-No, Val, ascolta, vieni con me... risolviamo tutto-
-No, vai, per favore..-
A questa ultima negazione Davide si getta su di me, cercando tirarmi verso di lui. Io mi irrigidisco. Andrea al contrario scatta e sferra un pugno a Davide, che barcolla indietro ma non cade.
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Venezia
RomanceValentina inizia una nuova avventura a Venezia, dove decide di frequentare l'università. E' una ragazza timida e insicura, ma l'arrivo di Kathrine, la sua coinquilina, le stravolge il mondo, capovolgendo la sua vita. Magari per la nostra protagonist...