Capitolo 3

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Le giornate seguenti passarono tra lezioni, conversazioni fino a tarda notte con Marta che si era rivelata molto dolce e simpatica nei miei confronti, al contrario di Selene che tendeva ad evitarmi. Di notte mi intrufolavo nel laboratorio di pozioni per creare qualcosa in grado di far rivivere la vegetazione a cui avevo tolto la vita, ma ogni esperimento non andò a buon fine. Di tanto in tanto mi accorgevo di essere osservata da Joshua in lontananza ma poche volte avevamo scambiato parola, al contrario di Peter che cercava sempre di rendermi partecipe nelle loro lunghe chiacchierate. Oggi sentivo che era la notte giusta, dopo aver aggiunto nuovi ingredienti alla pozione che ero solita realizzare, mi affrettai a versarla in un innaffiatore per poi dirigermi verso il boschetto, normalmente avrei avuto paura ad essere lì al buio da sola, ma ero sicura che Joshua mi avrebbe seguita. Una volta arrivata feci apparire una piccola pallina di luce che rese ancora più visibile il povero albero ormai spoglio e privo di vita. Sospirai ricordando quel giorno, cercando di cacciar via ogni possibile sentimento negativo. Le mie mani tremavano e con molta attenzione andai a versare la porzione sulle radici di quest'ultimo ed in seguito su tutto il resto del prato che aveva perso la vita. Rimasi immobile ad aspettare che qualcosa accadesse per più di 10 minuti, fu allo scoccare del dodicesimo minuto di attesa che sconfitta mi accasciai per terra, rannicchiata su me stessa. Quella notte la luna era piena ed un leggero venticello fresco sembrava volermi consolare dopo l'ennesimo tentativo malriuscito. Indossavo un vestitino leggero ed i capelli erano sciolti, liberi di danzare con il leggero venticello. Fissavo il terreno sotto i miei piedi, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato nelle mie pozioni. -E così è qui che vieni ogni notte- alzai lo sguardo per poi riconoscere Marta di fronte a me, che osservava il povero albero e l'altra natura morta. Dietro di lei riconobbi un'altra figura, un ragazzo alto, con indosso una maglietta azzurra e pantaloni color blu notte, che mi osservava attentamente. -Così anche tu sei una strega.- disse infine Peter, rivelando un velo di malinconia nel tono della sua voce. -Perché hai distrutto questo posto?- chiese infine con tono accusatorio, cosa che mi ferì molto. -Non l'ho fatto di mia volontà, sono diverse notti che tento di riparare al mio danno- aggiunsi io indicando l'innaffiatore a pochi passi da me. Entrambi mi fissarono per alcuni minuti, forse cercando di capire se ciò che gli avevo appena detto fosse vero o no. La prima a muoversi fu Marta, che tirò fuori un piccolo sacchetto di seta verde acqua dalla tasca della felpa che indossava, aprendola delicatamente. Peter invece si avvicinò all'albero, pronunciando parole così velocemente e sotto voce che non riuscii a capire nulla. Marta aprì il sacchetto ed iniziò a svuotare il contenuto intorno a noi, era una polvere strana, emanava un forte odore di vaniglia che brillava in modo accecante. Chiusi le palpebre per un attimo, e quando le riaprii notai che l'albero era tornato ad essere pieno di foglie e che il prato era tornato ad essere bello come prima. -Come avete fatto?- chiesi incredula, Marta mi sorrise avvicinandosi. -Polvere di fata e... Qualche bianca stregoneria- disse indicando Peter ancora chino sulle radici dell'albero. Mi guardai intorno e non potei contenere la mia felicità, correndo incontro a Marta stringendola in un forte abbraccio, mai avrei potuto ringraziarli abbastanza. -Mi avete seguita?- chiedo allora, curiosa di capire come mai si trovassero da quelle parti. -Non proprio, qualcuno ci ha chiesto di aiutarti- aggiunse allora Peter, indicando con lo sguardo Joshua, appoggiato con la schiena ad un albero poco lontano da noi. -Ero stanco di venire fino qui ogni sera. Spero che adesso le tue camminate notturne avranno una fine- disse Josh da lontano. -Grazie- dissi io, rivolta ad ognuno di loro.
Ci incamminammo verso gli alloggi quando ad un certo punto, uno strano rumore, come un lungo tuono ci fece fermare. La terra sotto di noi iniziò a tremare, compreso l'edificio dell'Hollowbridge. -È una scossa, meglio non avvicinarci per ora.- disse Peter, tutti annuimmo. Ultimamente le scosse erano aumentate, la magia stava scomparendo ed alcune città situate sul mare furono già inghiottite dall'Oceano, la profezia si stava davvero avverando. Noi ci trovavamo nella capitale di Talia, Aquilegia, che si trovava nel centro della nazione, se le scosse si avvertivano da noi, non osai immaginare cosa stesse accadendo ai confini della nostra Terra. Molti studenti corsero fuori dall'edificio, nel perimetro assegnato a casi di emergenza come questo, ed era anche dove noi ci eravamo diretti. I professori sembravano tranquilli mentre ci dividevano per classe, controllando che ognuno di noi fosse presente, ed infine ispezionando la struttura della scuola per capire se ci fossero stati danni importanti. -Dovrebbero sbrigarsi a trovare il fiore- disse Marta che si trovava accanto a me, con sguardo preoccupato. -Trovare il fiore? E come?- chiesi io sorpresa - Loro lo sanno. Questa scuola è uno dei pochi istituti che crede alla profezia, d'altronde sarebbe da stolti non farlo. La magia scompare insieme alle terre, mi chiedo come faccia la gente a non crederci. Comunque loro selezionano le studenti femmine che pensano possano essere il fiore della profezia.-
- Ma la profezia non da alcuna descrizione del fiore, come possono capire chi sia?- -A quanto pare hanno trovato molti libri in cui se ne parla, ma queste sono solo voci di corridoio. Io spero solo che si diano una mossa.- concordai con Marta stupita dalla mia nuova scoperta. Dopo alcune riflessioni pensai, sarà mai questo il motivo per cui il preside ha assegnato a Joshua di seguirmi? Magari tutte noi eravamo spiate. -Ascoltate tutti- esclamò un basso uomo sulla sessantina armato di megafono, aveva uno sguardo molto serio ma a contrasto con il suo pigiama con fantasia a paperelle, cosa che fece ridere un po' tutti, fin quando egli riprese -È la prima volta che mi vostro a voi, per cui lasciate che mi presenti. Il mio nome è J. Hollowbridge, il vostro preside. - Le risatine che fino poco fa echeggiavano ancora nell'aria sparirono del tutto sostituite da un'imbarazzante silenzio.
-Da domani le vostre lezioni prenderanno una piega completamente diversa. Da questo momento diamo ufficialmente inizio alla ricerca del Fiore e dell'Ombra-, quelle parole fecero sussultare tutti. -I nostri studenti vengono selezionati sotto alcuni precisi criteri, ed è per questo che ognuno di voi verrà esaminato accuratamente, ci saranno varie fasi di esaminazione, chi verrà reputato da subito fuori dai nostri canoni potrà proseguire senza alcuna preoccupazione il corso dei suoi studi. Ora potete avviarvi pure nelle vostre stanze, è stata una lunga notte.- e così facemmo, i giorni a seguire furono un vero e proprio incubo.
La mattina seguente sentimmo qualcuno bussare alla nostra porta verso le 5,30 del mattino, fu Selene ad aprire con gli occhi ancora socchiusi ed una cera per niente amichevole. L'insegnante di pozioni ci aveva consegnato tre scatole bianche con ognuno dei nostri nomi scritti a penna su di esse. Io e Marta ci affrettamo ad aprire le scatole, curiose di scoprire cosa ci fosse dentro, Selene invece sembrava meno curiosa di noi. Aprii la mia scatola e con grande stupore tirai fuori uno stupendo abito bianco. Era molto lungo e scendeva dritto, aveva una deliziosa scollatura a V.
Marta e Selene furono sorprese nel scoprire che i nostri abiti erano perfettamente identici. -Cosa vuol dire?- chiese Marta fissando l'abito che stringeva tra le mani. -Forse c'è un altro biglietto all'interno della scatola- suggerì Selene e dopo quelle parole tutte e tre incominciammo a rovistare nelle scatole. -Eccolo!- esclamò Selene. -Siete pregate di indossare i seguenti abiti e dirigervi immediatamente nella mensa, dove la prima fase di esaminazione vi attende.- procedemmo nei preparativi, litigando per chi avesse potuto usare il bagno per prima, infine l'ordine fu: Selene, io e per ultima Marta. Prima di dirigerci verso la mensa, ci confrontammo. L'abito donava molto al corpo alto e snello di Selene, solamente la scollatura non era del tutto valorizzata, i capelli biondi le scendevano lisci lungo la schiena. Marta invece non era dotata di una grande altezza, essendo appunto una fata, ma il tacco 12 che tirò fuori dal suo guardaroba le donò qualche centimetro in più rendendola perfetta, l'abito valorizzava ogni sua forma che non ostentava all'eccesso, i capelli li aveva raccolti in uno champignon, la sua bellezza era infinita. Io invece, a detta di Marta ero stupenda, ma ad i miei occhi no. Non essendo munita di tacco 12 come Marta, e comunque non essendo in grado di camminarci sopra, indossai delle scarpe non molto alte, Marta mi superava solo di qualche centimetro. Tirai un respiro di sollievo notando che anche per me l'abito cadeva liscio, e di certo non potevo lamentarmi delle mie forme, i capelli li avevo raccolti in una treccia laterale che tanto amavo, e con cui mi sentivo sempre a mio agio. Dopo aver passato tanto, persino troppo, tempo a prepararci, ci incamminammo verso la mensa. Il corridoio pululava di ragazze con indosso lo stesso abito, che ad ognuna conferiva un aspetto diverso, cercammo di non separarci fino all'arrivo e per fortuna così fu. Una volta in mensa ci separarono dai ragazzi, anche loro lì, con un completo nero che richiamava molto l'abbigliamento maschile ottocentesco. Avevano una camicia bianca il cui colletto li copriva fino al collo, una giacca nera con gilet abbinato, e pantaloni eleganti neri. Mi sembrò di riconoscere Josh e Peter nella folla ma non ne fui sicura. Una alla volta aspettavamo il nostro turno di entrare in una stanza in cui alcuni professori ci avrebbero giudicate. -Secondo te cosa c'entra questo con il fiore?- chiesi a Marta che mi sembrava abbastanza agitata -Non so rispose farfugliando- -Si dice che il fiore e l'ombra siano la reincarnazione di una coppia vissuta tempo fa, entrambi erano parte dell'aristocrazia del tempo, ma facendo parte di case nemiche gli venne vietato di amarsi. Loro incuranti continuarono a frequentarsi, fin quando il padre di lei la fece bruciare viva. Il ragazzo allora lanciò una maledizione, che tutti voi possiate patire lo stesso immenso che ora provo io, scomparirete lentamente, inghiottiti nella più profonda oscurità. Molto probabilmente hanno qualche dipinto dell'epoca, per verificare la somiglianza- disse sottovoce Selene -e tu come fai a saperlo?- chiese Marta che sembrò più rilassata -L'ho letto in un vecchio libro in biblioteca. Si dice che il ragazzo avesse donato un potente talismano alla ragazza, che invece di proteggerla dal fuoco che la uccise si sciolse con lei. Si dice fosse una gemma verde. C'è chi pensa che proprio questo talismano si sia unito al suo animo, permettendo a lei e al suo amato di rinascere, in un epoca futura. E da qui la profezia.- concluse in fretta Selene guardandosi intorno. Quelle parole mi ricordarono il libro che cercai di leggere in biblioteca, di cui le uniche parole che seppi tradurre furono talismano, pozione, morte. La nostra conversazione fu interrotta quando arrivò il turno di Selene, Marta tornò ad essere molto agitata e nulla che le potessi dire sembrò calmarla.
Quando anche Marta venne chiamata le augurai buona fortuna e cominciai a sentirmi agitata anch'io. Non avevo alcun dubbio sul fatto che il fiore di certo non potevo essere io, sarebbe stato un bel paradosso, io che finisco con togliere la vita, dovrei ridarla? -Morgana, prego si accamodi, è arrivato il suo turno.- Entrai nella stanza, era grande e semplice, di fronte a me c'era un grande tavolo con dietro alcuni dei nostri professori, a mo di giuria. Il professore di Combattimento corpo a corpo incominciò con il farmi alcune domande, del tipo data di nascita, altezza, peso ecc... La tensione arrivò quando dovetti spiegare il mio rapporto con la mia magia, l'ansia mi assalì ed il ricordo dell'albero morente sotto i miei occhi mi tornò in mente, ricordandomi ancora una volta, quanto odiassi i miei poteri. I professori sussultarono d'un tratto, all'inizio non ne capii il motivo, poi seguii il loro sguardo concentrato sul mio abito. Il bianco splendente che lo caratterizzava poco prima era stato sostituito da un nero profondo, che provocava quasi dolore agli occhi. Io stessa rimasi incredula -Grazie, signorina Morgana, adesso può lasciare la stanza.- disse infine l'insegnante di pozioni, come se non fosse successo niente, appuntando qualcosa sul taccuino che aveva di fronte. Uscita dalla stanza tramite una porta diversa, mi ritrovai in uno dei tanti corridoi della scuola, nessuno sembrava essere nei paraggi, sentivo solo delle voci provenire dalla camera alle mie spalle, e alcune provenienti da dietro una porta poco più avanti, molto probabilmente era lì che venivano esaminati i ragazzi. Tornai a fissare il mio abito, era ancora nero, e tentai invano di scuoterlo ripetendo qualche incantesimo per farlo tornar al suo colore naturale. La porta poco più avanti di me si aprì, ed un ragazzo ora si trovava proprio di fronte a me. -Cosa stai combinando?- chiese divertito, vedendomi scuotere la lunga gonna dell'abito. - Non vuole tornare bianco!- dissi spazientita, ed ora notai i due occhi rossi scrutare attentamente il mio corpo. Arrossii immediatamente, cosa che lo fece sorridere -A me piace più di questo colore- disse voltandosi, intraprendendo il percorso per tornare negli alloggi. Sorpresa dalle sue parole decisi di lasciar perdere il vestito e seguirlo. Il completo che indossava lo rendeva ancora più affascinante di quanto già non fosse, i capelli neri, i suoi occhi rossi e le labbra carnose sembravano risaltare ancora di più, o forse a pensare decisamente troppo.

Sopra i due abiti del capitolo ed il fiore che da il nome alla capitale, Aquilegia.


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