Capitolo 4

7K 496 10
                                    

Sopra Joshua e Morgana. ^^

Continuai a seguirlo in silenzio, non conoscevo quella parte della scuola quindi mi affidai del tutto a lui, con la speranza che sapesse dove stesse andando. Notai che questo corridoio era ancora più cupo degli altri, la carta da parati era del tutto distrutta e l'illuminazione andava scemando via facendo -Strano..- gli sentii dire vedendolo bloccarsi di colpo, -ricordavo che ci fosse una porta qui..- disse iniziando a bussare sul muro alla nostra destra. - Forse dovremmo tornare indietro- suggerii allora io voltandomi e ripercorrendo lo stesso percorso. Una cosa però mi sembrava strana, ero convinta che ci fosse molta più luce nel punto in cui eravamo partiti, ora invece faticavo persino a vedere le asse del pavimento. -È inutile, sta giocando con noi- disse ad un tratto Josh alle mie spalle, mi voltai per guardarlo ma solo i suoi occhi rossi erano visibili in quella fitta oscurità. -A chi ti riferisci?- chiesi allora -Alla scuola..- non ebbi il tempo di rispondergli che una porta comparve sulla mia destra, facendomi sussultare - Coraggio, vuole che entriamo qui dentro- disse aprendo la porta. Ci ritrovammo in una grande sala, con un camino spento al centro, un grande candelabro illuminava la sala e le pareti erano decorate da una carta da parati bordeaux, le assi del pavimento cigolavano ad ogni passo, la sala era priva di mobili, notai una grande finestra coperta da delle tende vecchie e polverose, mi avviai verso di essa per cercare di capire in che parte della scuola ci potessimo trovare, Josh invece stava ispezionando il vecchio camino. Una volta aperte le tende dovetti tossire per via della grande nube di polvere che si creò. Josh allora si avvicinò, mentre io rivolsi il mio sguardo aldilà della finestra, rimanendo stupita. Il sole era alto in cielo e di fronte a noi non ci fu il giardino della scuola, rimasi invece meravigliata alla vista dell'Oceano le cui onde si andavano ad infrangere su una grande spiaggia di ciottoli. -Com'è possibile?- chiesi quasi bisbigliando -Ci fa vedere quello che vuole lei, è solo un'illusione. Eppure questo posto mi è tanto familiare...- all'inizio non feci caso a ciò che disse, ma più il tempo passava più mi sembrava di aver già visto questo posto. -Come usciamo di qui?- chiesi voltandomi, iniziavo a sentirmi a disagio, quasi infastidita. -Non possiamo, dobbiamo aspettare che trovi qualcun altro con cui giocare..- disse infine sedendosi per terra. Imitai il suo gesto sedendomi accanto a lui, poggiando la schiena sul muro e fissando il camino ora di fronte a me. -Ho sete- disse lui d'un tratto, con una voce che non sembrava più la sua, il suo sguardo fisso sul mio collo, e gli occhi rossi cambiarono colore, diventando neri. Il suo respiro si fece più pesante, così come il mio, anche se cercai di mantenere la calma. I demoni si cibano solo di sangue e quando sono affamati perdono il senno, in molti libri avevo letto che in casi come questo la cosa migliore era mantenere la calma, evitando di farli agitare ancora di più. -Josh..- provai a dire ma il suo sguardo si fece più intenso spaventandomi, si avvicinò sempre di più, mentre cercai di ricordare qualche incantesimo che mi potesse essere utile quando una strana sensazione crebbe in me, uno strano calore cresceva sempre più, man mano che egli si avvicinava, fino a farmi desiderare di essere morsa da lui. Le sue labbra ormai sfioravano il mio collo, ed il mio respiro era decisamente più pesante, le mie guance andavano a fuoco ed il mio seno ad ogni inspirazione ed espirazione sembrava potesse ridurre in brandelli la scollatura dell'abito. Joshua mi era praticamente sopra, e quando le sue labbra finalmente sfiorarono il mio collo seguite dal suo morso, mi strinsi forte alle sue spalle, mentre le sue braccia avvolsero la mia schiena stringendomi forte a se.
Pensai di andare incontro ad un forte dolore, invece fu una sensazione del tutto piacevole ma stranamente familiare. Quando si staccò dal mio collo provai un forte senso di delusione e nostalgia che mi portò a bisbigliare -ancora- ansimante, i suoi occhi erano tornati ad essere rossi, e lo sguardo era meno severo rispetto a quello che aveva assunto poco prima, con mia grande sorpresa accettò la mia richiesta nonostante fosse tornato in se, prima sorridendomi e poi azzannando la mia pelle nuovamente, questa volta non sul collo, ma poco più giù. Anche questa volta provai un immenso piacere, anche se sentii le forze abbandonarmi poco alla volta, la mia presa su lui infatti si fece debole, e lui lo notò dato che poco dopo smise di bere, tornando a sedersi accanto a me. -Mi dispiace- disse con aria affranta mentre accarezzò delicatamente il mio collo -Non devi. Non ho provato dolore- dissi cercando di evitare il contatto con i suoi occhi, imbarazzata da quanto appena successo ma soprattutto da ciò che avevo provato, le mie parole parvero però sorprenderlo
-Tu sei proprio strana-
-Come scusa?-
-Di solito le ragazze si dimenano dal dolore, non mi chiedono di continuare, la tua faccia era davvero ridicola- disse mostrandomi il suo bel quanto odioso sorriso.
-Avresti dovuto vedere la tua.. Rimbambito..-
-Tranquilla non la rivedrai mai più in quello stato, ho già la mia donatrice personale- aggiunse divertito, e devo ammettere che quelle parole mi infastidirono parecchio. -E chi sarebbe questa povera sfortunata?- chiesi allora cercando di sembrare indifferente -Sfortunata? Poco fa ti saresti lasciata svuotare completamente da me. Facciamo così, una volta usciti di qui ti sfido a scoprire chi è la (s)fortunata. Se lo scopri allora, ti concederò di essere il mio spuntino un'altra volta. Se perdi invece, non ti sfiorerò mai più.- -Tanto meglio allora- dissi subito, anche se non era per niente ciò che pensavo, non capivo il motivo però di sicuro avrei voluto provare quelle sensazioni di nuovo. -E comunque non sei l'unico demone nei dintorni- aggiunsi questa volta guardandolo negli occhi. Il suo sguardo si fece severo di colpo, davvero lunatico il tipo -Non provarci nemmeno, gli altri non sono come me, alla tua dolce richiesta ti avrebbero decisamente dissanguata.- si fermò un attimo e poi riprese -Ti è davvero piaciuto?- chiese infine curioso, ormai il mio viso doveva esser diventato viola dall'imbarazzo, e decisi di rispondere onestamente -Sì- lui si fermò a pensare un attimo per poi aggiungere -Strano, non mi era mai capitat..- non sentii altro perché una strana sensazione cadde su di me, e mi ritrovai persa ormai in un sonno profondo.
Al mio risveglio mi ritrovai in una stanza completamente bianca, ero stesa su un lettino con un leggero vestito di cotone bianco addoso, delle tendine azzurre mi circondavano ed una siringa era conficcata nella mia vena, mi stavano facendo una trasfusione di sangue, dunque mi ritrovavo in infermiera. La sagoma di una donna paffutella si avvicinò alle tende aprendole, rivelando la sua statura minuta, capelli raccolti in una coda alta, un viso segnato da lineamenti molto dolci e occhi di un azzurro limpido. -Bene bene bene, ci siamo svegliate- cercai di dire qualcosa ma non riuscii -Calma, calma non sei ancora nel pieno delle tue forze. Hai dormito per ben tre giorni, grazie al cielo non russi quanto l'altro ragazzo- disse indicando il letto accanto al mio, che non avevo notato prima per via delle tende che ci separavano. Josh era steso lì, le coperte gli coprivano metà corpo, indossava una maglietta grigia a maniche corte che lasciavano intravedere i suoi tatuaggi e tra i capelli scompigliati si intravedeva l'orecchino nero opaco che portava sempre. Mi voltai verso l'infermiera con sguardo confuso, sperando che mi spiegasse cosa fosse successo. -Oh non tocca a me parlare, io devo solo rimettervi in forze, dovete ancora continuare ad essere esaminati. Ora ti porto una bella zuppa, bella bella bella- disse infine allontanandosi quasi ballando, mi venne da ridere ma non ci riuscii, sentendo invece forti dolori all'addome.
Cercai di ricordare cosa fosse accaduto, ricordai invece uno strano sogno.

Vedevo tutto in terza persona, non so ben dir che anno fosse, ma sembrava di essere negli anni che vanno dalla fine del '700 all'inizio del '800, la guerra contro i demoni si era appena conclusa ma la maggior parte della popolazione della nostra terra provava ancora forte risentimento verso di essi. Una ragazza dai lunghi capelli castani, bassina, un viso dolcissimo ed un lungo abito color rame che le metteva in risalto le morbide curve, catturò la mia attenzione, accanto a lei vi era una ragazza il cui volto non ricordo, e due uomini vestiti di nero le camminavano davanti, e altri due dietro. Decisi di seguirli incuriosita, eravamo tra le strade di una città che non riconosco, il pavimento era di pietra e c'era un gran traffico di carrozze e dame eleganti. Man mano ci allontanammo da quella zona, avviandoci verso la parte della città più povera, l'odore era insopportabile, tant'è che i quattro uomini estrassero un fazzoletto bianco di stoffa dalla tasca della loro giacca e con questo si coprirono il naso. Finalmente giungemmo a destinazione, eravamo dinanzi ad una grande casa, circondata da un grande giardino e coperta da numerose rampicanti, ad un certo punto mi parve anche di sentire quello che sembrava il suono del mare.
Un uomo uscì dalla tenuta invitandoci ad entrare, il suo volto mi sembrava familiare ma non mi concentrai molto su di esso. -Benvenuta Lady -- - il nome non riuscii a capirlo -Da ora in poi questa sarà anche la sua casa. Prego, seguitemi, vi mostrerò il posto- disse accennando un inchino e dirigendosi al piano superiore, salendo le scale ebbi l'impressione di sentire un urlo, capii di non averlo immaginato quando le due ragazze smisero di salire le scale, del tutto terrorizzate. -Suvvia non abbiate paura, certe ragazze hanno il vizio di esagerare.- disse l'uomo rivolgendo loro un sorriso di circostanza, subito dopo raggiungemmo il piano superiore dove l'odore di sangue ci colpì così forte che tutti ci fermammo un attimo, solo l'uomo rimase indifferente. -Come ben sapete Lady ---, voi siete stata venduta alla nostra famiglia, a me precisamente Lord Vincent Hollowbridge- il nome mi fece rabbrividire -per entrare a far parte della mia attività, accompagnata dalla sua fedele dama da compagnia, con lo scopo di nutrire i demoni qualora le venga chiesto. Faremo in modo che nulla di grave le possa accadere, i ragazzi saranno gentili, vedrà non si troverà male.- concluse intraprendendo una nuova strada. Questo quindi doveva essere uno dei primi bordelli o "locande" creati appositamente per sfamare i demoni dopo la guerra.
Il sogno si concluse così, anche se più che un sogno mi parve come un ricordo lontano, ancora persa nei miei pensieri mi parve di vedere qualcosa muoversi sul letto accanto al mio. -Sei rimasta a fissare il muro per più di 10 minuti senza batter ciglio, sei per caso un gatto?- mi chiese Joshua ora seduto sul suo lettino, con aria assonnata. Provai a rispondere, per l'ennesima volta inutilmente, la voce sembrava non voler uscire ed ogni volta che provavo a muovermi i dolori all'addome aumentarono, così mi limitai a linciarlo con lo sguardo. -Accidenti ti è andata proprio male, sei la prima che reagisce così bene e così male al primo morso- disse infine sbuffando, sentendo i passi dell'infermiera si rituffò sotto le coperte fingendo di dormire. -Eccomi qui con la tua pappa tesoro- disse la signora entrando con un piatto colmo di una zuppa arancione, tutt'altro che invitante. -Riesci a muoverti?- chiese, provai a muovere il braccio libero dalla flebo ma non ci riuscii, cercai allora di farle cenno di no con il volto. -Allora toccherà a me imboccarti, su apri la bocca!- ed iniziarono così i minuti più lenti ed imbarazzanti di tutta la mia vita, quella donna bizzarra doveva aver messo qualche ingrediente speciale nella zuppa perché ripresi le forze poco dopo, riuscii a muovermi e a parlare senza alcun problema, mi venne anche rimossa la flebo. -Bene ora che ti sei ripresa, il signorino qui presente può anche smettere di fingere di star male e dirigetevi dal preside, vi vuole parlare.-


Hollowbridge CollegeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora