~56.

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Mi allontanai da Liam. Lui mi guardava e non riuscivo a capire le sue emozioni in quel momento.
Percepivo solo quello che sentivo io.

Confusione e ho bisogno d'aria.

Mi sento mancare il respiro, come se le pareti della casa si stessero stringendo fino a schiacciarmi.

Feci un altro passo indietro da Liam, mi voltai e scappai da davanti a lui. Riuscì ad arrivare all'ingresso della casa.

La musica si stava facendo davvero insopportabile, la testa stava per scoppiarmi da un momento all altro.. ma non credo che sia tutta colpa della musica.

Uscì fuori e subito l'aria fredda incontrò il mio corpo. Rabbrividì appena.

Fuori non c'era tanta gente, fortunatamente.
Feci qualche passo e andai verso il giardino.

Alzai la testa ispirando a pieni polmoni poi ad un tratto le gambe non mi tenevano più in piedi, caddi a terra.
Crollai, iniziai a piangere.

Avete presente quel momento in cui non ce la fate più a tenere tutto dentro e poi all'improvviso scoppiate, liberandovi di un peso enorme? Ecco, è quello che sto facendo io.

Non mi importa nemmeno in questo momento delle persone che stanno dietro di a guardarmi e a bisbigliare fra di loro.

Voglio solo sentirmi più leggera.

Che parlino pure di quanto io non sia normale in questo momento, che dicando pure che sono malata di mente, che dicano pure che io sono ubriaca, adesso non me ne può importare nulla.

Mi portai le ginocchia al petto, raggomitolandosi su me stessa, poggiando il viso fra le ginocchia continuando a piangere.

Non smisi nemmeno per un istante, anche se le lacrime erano finite io continuavo a versarne, non riuscì a fermarmi.. Il peso che mi sto portando dentro va ben oltre a tutto questo e io ancora non mi sento libera.

"Alexis, sei tu?"-una voce femminile alle mie spalle attirò la mia attenzione.
Mi girai appena per intravedere chi era e quando vidi la sua chioma biondo fragola, lo capì immediatamente.

"Ale che ti succede?"-si avvicinò accovacciandosi accanto a me.
Iniziò ad accarezzarmi la schiena, gesto che di solito si fa per tranquillizzare le persone e di solito, funziona anche su di me, ma non questa volta.

Non le dissi niente, anche perché dalla mia bocca uscivano piccoli singhiozzi e lamenti.

"Holly che suc.. Oddio Ale! Sei tu!"-e anche Crystal si unì ad Holland per consolarmi.-"Che è successo?"-continuò preoccupata.

"Non lo so, piange e piange e non dice nulla.."-Holland era preoccupata per me, la sua voce tremava.

Alzai il viso fissando davanti a me, non vedevo un gran che a causa dei miei occhi lucidi la vista era offuscata, poco nitida.

"Ale.. hai tutto il mascara colato.. tieni.."-tirò fuori un pacchetto di fazzoletti Crystal, porgendomene uno.

Lo afferrai, poi lo passai sotto gli occhi e da bianco che era il fazzoletto, diventó nero. Avrò un aspetto orribile, e non voglio che nessuno mi veda in questo stato.

"Me ne torno a casa.."-dissi dopo aver preso un sonoro respiro.

"Ehi, ehi! No, tu non vai da nessuna parte!"-disse Holland autoritaria.-"Non finché non mi dici il motivo per il quale stavi piangendo."-mi voltai verso di lei di scatto guardarla in modo truce.

Lei lo faceva per il mio bene, ma in quel momento non me ne importó nulla.

"Non sei mia madre che mi dice quello che devo fare o no, se voglio andare a casa, VADO A CASA!"-dissi le ultime parole urlando e alzandomi velocemente da terra.

My StepBrother.  // Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora