6:30.
La mia sveglia dovrebbe suonare esattamente tra trenta minuti, ma non ce ne sarà bisogno.
Sono già sveglia, sdraiata su un letto, intenta a fissare il soffitto bianco.
Penso. A tante cose, a troppe cose.
Troppe domande a cui non riuscivo a trovare una risposta, mi hanno occupato la mente, facendo sì che io non dormissi, se non un paio di ore al massimo.
Accendo il cellulare e in un primo momento, la luminosità troppo alta mi fa male agli occhi. Abbasso la luminosità, prendo le cuffiette dal mio comodino e faccio partire la riproduzione casuale dalla playlist del mio iPhone.
Locked Away, Stressed Out, The Judge, We don't talk anymore.
Canzoni, testi, autori e generi totalmente differenti, ma che in qualche modo, rappresentano me stessa.
Mi lascio cullare dalle mie canzoni preferite, chiudendo gli occhi ed eclissandomi per mezz'ora dal resto del mondo.
7:15
Scendo dal mio letto, fermando la musica e con dispiacere, levandomi le mie adorate cuffiette bianche.
Guardandomi allo specchio posso notare le mie occhiaie nere dovute al poco sonno e i capelli scompigliati dal fatto che questa notte avrò cambiato cambiato posizione per tipo trenta volte.
Poco importa, scendo le scale e vado in cucina per fare colazione, l'unica cosa positiva della mattinata.
Mentre la mia famiglia parla allegramente, io sorseggio tranquillamente il mio latte, fin quando non ricordo di non aver preparato lo zaino la sera precedente.
Cercando di non strozzarmi con il latte, scatto da tavola, con ancora la tazza in mano.
«Eleonora, tutto ok?» chiede confusa mia madre dal mio strano comportamento.
Annuisco mentre finisco di sorseggiare il latte, posando la tazza sul tavolo e correndo in camera mia.
Preparo lo zaino e una volta finito, prendo le prima cose che trovo nell'armadio e mi chiudo in bagno.
Quando sciacquo il mio viso con l'acqua gelida, posso notare di avere condizioni davvero pietose.
Occhi stanchi e gonfi, occhiaie e capelli totalmente scompigliati e pieni di nodi.
Sono stata meglio.
Ma la voglia di truccarmi per bene e preparami al meglio è sotto zero, quindi, pettino i miei capelli arruffati, indosso i miei soliti abiti e sono pronta.
Saluto la mia famiglia, forse con un po' di freddezza, e infilandomi la mia felpa, esco di casa.
Mi rinchiudo nel cappuccio della mia felpa grigia, infilo le cuffiette, faccio partire la canzone "Buongiorno" di GionnyScandal.
Camminando a testa bassa, mi scontro accidentalmente con un ragazzo che non notai, troppo presa dalla musica e dai miei pensieri.
«S-scusa, e-ero distratta..» balbetto presa dall'imbarazzo.
Non avevo mai incontrato questo ragazzo prima d'ora, ne so chi sia, ma credo sia della mia stessa scuola, visto che veniva proprio da quella direzione. E credo proprio che la stia marinando.
«Scusami tu...» dice alzando lo sguardo verso di me.
Ha un ciuffo castano e gli occhi di un color verde smeraldo. Più alto di me e abbastanza magro ma non esageratamente.
Mi scruta per un po', fissando ogni mia parte del corpo e questo mi mette abbastanza in soggezione.
Si sofferma sul mio viso, sui miei occhi che per un istante, si incrociano con i suoi.
«So di poter sembrare maleducato e scorbutico, ma non per niente un bell'aspetto eh!» dice ridacchiando.
In effetti ha ragione, non sono in ottime condizioni. Scherza con me come se ci conoscessimo da mesi, quando in realtà mi sono scontrata con lui pochi attimi prima.
Mi limito ad annuisce ridacchiando, abbassando lo sguardo.
«Nottataccia?» chiede in modo retorico.
«Abbastanza da permettermi di non dormire per più di tre ore.» rispondo chiara, neutra.
Lui sorride e devo ammettere che ha davvero un bel sorriso.
«Tu, invece? Stai marinando la scuola eh?» domando facendo un cenno verso l'edificio che si intravede in lontananza.
Annuisce.
«Luca.» si presenta porgendo la sua mano verso la mia direzione.
«Eleonora.» rispondo stringendo la sua mano per un paio di secondi.
Luca; Sembra simpatico ma allo stesso tempo misterioso, non sembra un cattivo ragazzo, il classico figo senza cuore, anzi, il contrario.
«Non hai ottime condizioni, e visto che ti sei fermata a parlare con uno sconosciuto, sono sicuro che non avrai neanche tanta voglia di rinchiuderti dentro una classe. -ridacchia- Vieni con me?» chiede guardandomi dritto negli occhi.
Se devo essere sincera, non ho seriamente voglia di ritornare a scuola dopo la pessima nottata e dopo ciò che è successo ieri sera.
Ho già marinato la scuola, anche se sono sempre stata una studentessa a cui sta a cuore la propria media scolastica e ai voti che prendeva.
Ho 17 anni, sono responsabile e so quello che sto per fare.
«Si, aspettami qui un secondo..» dico allontanandomi un po' da lui.
Prendo il mio cellulare dalla tasca e dopo averlo sbloccato, cerco il contatto di Federico.
A Federico:
Non mi sento bene, oggi non vengo a scuola. xxE.«Allora, andiamo?» chiede tendendo la mano.
Blocco il cellulare, lo infilo in tasca, tiro su un cappuccio della felpa e gli stringo la mano.
«Andiamo!».
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Il mio sbaglio più grande.
Fanfictionstoria scritta nel lontano 2015/2016, in un periodo in cui una me poco più che quindicenne decide di provare a pubblicare qualcosa (per il puro gusto di dire "ho scritto una storia!"), creando questo ammasso di capitoli senza filo logico e abbastanz...