L'ultimo giorno. L'ultimo giorno di scuola, l'ultimo giorno in cui vedrò Genova, l'ultimo giorno in cui vedrò i miei amici, l'ultimo giorno in cui passerò del tempo con loro.
E poi Milano, per 10 giorni. Natale e un nuovo anno.
Un normale Lunedì come tanti, che si è trasformato nella mia fine, per dar via ad un nuovo inizio. Magari, più felice.
Finalmente, la scuola chiuderà per settimane, lasciandoci liberi. Ho sempre visto questo edificio come un carcere, dove ti fanno sentire una fallita e ti mortificano con un solo voto. Dove basta un piccolo sbaglio, per essere derisa. Io odio la scuola. E quando dico di odiarla, non intendo odiare l'imparare cose nuove, ma coloro che fanno parte di essa. Indistintamente tra professori o compagni, per me, fanno tutti abbastanza schifo.
Se non fosse per i miei quattro amici, a quest'ora sarei totalmente da sola.
Spesso ho sperato in una malattia o in una bufera di neve per non venire a scuola. Ogni giorno facevo il conto alla rovescia per la fine, ogni giorno sbarravo un numero sul calendario. Ogni giorno che passava, era un giorno in meno che mi separava dalla mia libertà.
E ora sono qui, seduta al mio banco insieme con affianco i miei amici, mentre tutto il resto della classe si diverte a ballare con la musica di sottofondo, sapendo che oggi è l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie.
Io fisso il vuoto, Beatrice gioca con i lacci della sua felpa, Leonardo scarabocchia il quaderno, Saul gioca con un elastico e Federico è qui, a guardarci con le nostre faccine angosciate e tristi. Chi per un motivo, chi per un altro.
«Ragazzi, basta!» sbotta Federico, facendoci girare tutti versi di lui. «È l'ultimo giorno di scuola, l'ultimo giorno in cui vedremo Eleonora e voi avete intenzione di passarlo così?»
Tutti noi abbassiamo la testa, colpevoli.
In effetti ha ragione, sembriamo bambini che mettono il broncio perché non hanno ricevuto ciò che hanno chiesto.
«La gente sta ballando, si sta divertendo, sta ridendo ed è felice. Noi, che abbiamo tutte le ragioni questo mondo per sfruttare l'unico giorno di scuola in cui si è liberi di fare il cazzo che ci pare, lo perdiamo così? A stare seduti? Siete seri? La vita è una, e va bene che a volte è una merda, ma se perdiamo queste piccole occasioni, non cambierà nulla!»
Sembra incredibile, ma Federico riesce ogni volta ad essere convincente e a motivare e spronare qualcuno ad andare avanti.
Ho sempre pensato che di persone come Federico ne esistono poche, e sono felice che una di loro sia il mio migliore amico.
Non si può dire che le sue parole non mi abbiamo toccato. Sono sempre stata una ragazza timida e piena di insicurezze, che si nasconde facilmente e che, a primo impatto, sembra anche una ragazza di poche parole.
In realtà non è così. O meglio, non sono così con tutti.
Quando mi trovo bene con qualcuno, inizio a farmi conoscere per quella che sono realmente.
Ovvero una ragazza che ha tanto da dire e che si diverte con poco, basta la compagnia giusta. Con i miei amici non mi faccio scrupoli, mi diverto facendo le peggio cazzate.
Ma solo dopo aver conosciuto qualcuno, posso essere così. Prima sarebbe impossibile, ho bisogno di capire se mi posso fidare o meno, altrimenti soffrirei ancora e non ne ho voglia.
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Il mio sbaglio più grande.
Fanfictionstoria scritta nel lontano 2015/2016, in un periodo in cui una me poco più che quindicenne decide di provare a pubblicare qualcosa (per il puro gusto di dire "ho scritto una storia!"), creando questo ammasso di capitoli senza filo logico e abbastanz...