È iniziato un nuovo giorno, riesco ad intravedere il sole dalle piccole fessure aperte delle tapparelle della mia finestra.
Mi alzo dal mio letto con poca grazia e, cercando di rimanere in piedi senza cascare dalle scale alle 7:00 di mattina, vado verso la cucina.
Saluto con un mugugno la mia famiglia, mentre cerco di rimanere abbastanza sveglia mentre bevo il latte dalla tazza gelida, senza versarmelo addosso.
Finisco la colazione e salgo in bagno, sta volta con un po' più di agilità nei movimenti.
Mi fisso allo specchio, notando le mie occhiaie dovute al fatto che sono più di tre notti che non dormo per pensare a ciò che sta succedendo.
Sta notte ho pensato molto di più, a tutto. Inevitabile farlo dopo ciò che è accaduto con Luca.
Continuo a prepararmi, sciacquando il viso con acqua gelida per svegliarmi del tutto.
Dopo aver finito di preparami, aggiungendo un filo di burrocacao per idratare le mie labbra.
Esco dal bagno, vado in camera, afferro il mio cellulare e le cuffiette, prendo il mio zaino e ri-scendo le scale per uscire di casa, salutando tutti.
Tiro su il cappuccio della mia felpa, accendo il cellulare e mi incammino fissando lo schermo del cellulare che ha iniziato a dare segni di vita.
Attacco le cuffie al cellulare, apro l'applicazione della Musica e scelgo la canzone "i hate u, i love u."e mi lascio trasportare dal testo della canzone.
Alzo il volume della canzone al massimo, azzerando il volume del resto del mondo.
Alle mie spalle sento qualche mormorio, poco chiaro visto l'alto volume della musica, provenire da una voce abbastanza profonda, credo maschile.
Faccio finta di nulla di niente e continuo a camminare in tranquillità.
E mentre nella mia mente canticchiavo le ultime parole della canzone, una mano tocca la mia spalla, portandomi a girare di scatto, togliendo le cuffiette e il cappuccio.
Riconosco subito i suoi occhi verdi e il ciuffo spettinato: Federico.
«Eleonoraaa, ti stavo chiamando da tre ore!» mi dice con un alto abbastanza alto, misto tra il divertito e il dubbioso. Evidentemente, con il cappuccio che avevo non ha visto le cuffie.
«Ehi Fede! Scusami, stavo ascoltando un po' di musica..» lo saluto abbozzando un sorriso.
«La canzone ti ha preso così tanto da ignorare il tuo migliore amico?» mi rinfaccia il fatto che io non mi fossi girata prima con il suo solito tono scherzoso e un sorriso beffardo sul volto.
«Ma quanto sei scemo tu? Ahah, sai che in fondo ti voglio bene..» dico vaga, marcando le parole "in fondo" per scherzare con lui.
«Ah.. "in fondo" eh? e io che volev-» prova a finire la frase, ma un'altra voce maschile blocca le sue parole.
Un vice conosciuta, fin troppo conosciuta per i miei gusti. Una voce che proviene dall'ultima persona al mondo che in questo momento vorrei vedere.
«Fede, mi spieghi perché oggi non ti ho trovato al nostro solito posto? Cosa avevi da fa-» colui che avevo immaginato: Saul, che ci ha raggiunto e ha tirato una pacca sulla spalla di Federico. Si ferma anche lui prima di continuare a parlare quando si accorge della mia presenza.
«Ehi Saul! Scusa se non ti ho aspettato, ma ho dovuto trattenere questa ragazza qui..» si scusa Federico, voltandosi verso di me, facendomi sentire in grande imbarazzo.
L'atmosfera è tesa e la situazione appena creata è tutto tranne che rilassata.
«Ehm..sì, ahah. Comunque..io devo andare, ciao.» balbetto qualcosa, correndo letteralmente via da loro due. Sento solo Federico pronunciare qualcosa tipo "dove stai andando?" ma non ci faccio neanche caso e continuo a correre verso la scuola.
Arrivò davanti scuola, entro e riesco a raggiungere la mia classe abbastanza in fretta per essere tra i primi che entrano ogni volta in classe.
Entra Federico dalla porta, che si siede affianco a me e mi guarda come se stesse aspettando delle spiegazioni.
«Allora?» chiede lui rompendo finalmente il silenzio.
Non rispondo, mi stringo soltanto ancora di più nella mia felpa senza degnarlo di uno sguardo.
«Io e te dobbiamo parlare.» sentenzia lui dal nulla, non che mi dia particolare fastidio.
«Non qui.»
«Dove ti pare, basta che parliamo.» dice con un tono quasi d'avvertimento, come se fosse ansioso di dirmi qualcosa di importante.
Annuisco, il prof entra e la giornata scolastica inizia.
Arriva la terza ora e la professoressa di chimica ci porta le verifiche fatte un paio di giorni prima e posso notare un 5,5 in rosso, stampato sulla fine del mio foglio.
Non ci faccio neanche caso, oramai i brutti voti sono un'abitudine.
Mi giro verso Federico, che ha preso un bel 7,5. Gli sorrido. Ma lui mi guarda scuotendo la testa, facendo "no".
E Dopo ore di materie abbastanza facili, o comunque comprensibili, la giornata finisce.
Esco come una delle prime e, con le mie solite canzoni di sottofondo, me ne ritorno a casa mia.
Ore: 18.00
Stavo studiando...anzi, scrivevo la traccia delle varie espressioni e fissavo il quaderno, aspettando che si risolvessero da sole, fin quando il campanello mi distrae ancora una volta.
«Vado iooo!» urlo da camera mia per farmi sentire da tutta la mia famiglia.
Corro in salotto, aggiusto i capelli e apro la porta.
Aprendo la porta mi ritrovo davanti una persona: lui.
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Il mio sbaglio più grande.
Fanfictionstoria scritta nel lontano 2015/2016, in un periodo in cui una me poco più che quindicenne decide di provare a pubblicare qualcosa (per il puro gusto di dire "ho scritto una storia!"), creando questo ammasso di capitoli senza filo logico e abbastanz...