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Se il tempo si potesse fermare, vorrei che si fermasse ad oggi, al mio ultimo giorno a Milano.

L'ultimo giorno è sempre il più doloroso, quello che segna la fine di un viaggio e l'inizio di un ritorno.

È il più doloroso perché sai che ritornerai con la valigia piena di vestiti stropicciati e il cuore pieno di ricordi. Perché tornerai con il corpo nella tua città, ma un pezzo di cuore rimarrà per sempre lì.

Sarà difficile ritornare al caldo torrido di Genova, dopo aver passato una settimana tra nuvole grigie e vento gelido.

E un po', tutto questo, mi mancherà.

Mi mancherà svegliarmi accanto a Luca ogni mattina, tra le coperte calde e con la testa sul suo petto. Mi mancherà uscire di casa con il freddo invernale, lo stesso che ti faceva rabbrividire e ti costringeva a chiuderti nella tua felpa. Mi mancherà passeggiare difronte al Duomo, mentre la gente scatta foto, ride ed è felice. Mi mancherà tutto questo, ma rimarrà uno dei ricordi più belli di sempre.

«Hai preso tutto?» chiede Luca. Il suo tono di voce è triste, dispiaciuto. Neanche a lui vorrebbe andarsene, ma la nostra settimana è scaduta.

«Si..» rispondo un flebile sussurro, che a malapena riesce a sentire, abbassando lo sguardo.

«Ehi, guardarmi.» si avvicina a me e poggia due dita sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. «So che non vuoi andare via, ma dobbiamo farlo per forza. Ti prometto che ci ritorneremo presto. E sappi che a Genova non cambierà nulla, io sarò al tuo fianco sempre.»

Sorrido e gli lascio un piccolo e dolce bacio a stampo sulle labbra, per poi ritornare a controllare se ho tutto.

«Andiamo, abbiamo il treno tra un quarto d'ora!» dice portandosi con se la sua valigia blu, trascinandola per le scale.

In cucina incontriamo il padre di Luca, che nonostante abbia lavorato per quasi tutta la nostra permanenza, mi accolto dolcemente, con gentilezza e cortesia.

«È stato un piacere conoscerla, signor Corsi. Grazie di tutto, davvero.» lo saluto con calma e gentilezza.

«Figurati, è stato un piacere conoscere la ragazza di cui Luca mi parla sempre. Tornate quando volete, buon viaggio ragazzi.» abbraccia sia me che Luca, per poi lasciarci uscire.

Chiamiamo un taxi che ci porta fino alla stazione dove aspettiamo il nostro treno, che in teoria dovrebbe essere qui a momenti.

Dopo diversi minuti passati a fissare il vuoto cosmico, il moro mi risveglia dai miei pensieri e mi richiama.

«È arrivato.» dice riverendosi al treno che si è appena fermato davanti a noi. «Andiamo».

Mi prende per mano e mi porta in mezzo alla gente, salendo sul treno, lasciando il biglietto al controllore per poi prendere posto sui nostri sedili numerati.

Dopo che il treno si è riempito di gente, inizia a muoversi sulle rotaie e a viaggiare, mentre io fisso fuori dal finestrino.

Dopo qualche ora inizio a sentire il peso di questi giorni addosso, riesco a malapena a reggere il mio corpo, ho bisogno di dormire.

Più volte cerco di mantenere stabile il peso della mia testa su un braccio, ma invano.

«Vieni qui.» sussurra Luca, facendomi appoggiare al suo petto, coccolandomi.

E così mi addormento, stretta tra le sue braccia.

***

«Siamo arrivati» sento sussurrare dopo ore passate nel buio.

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