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Il treno si ferma di colpo, facendo un rumore così stridulo e acuto da farmi risvegliare di scatto.

Quando realizzo ciò che è successo, mi alzo in piedi e afferro la mia valigia.

Siamo arrivati a Milano.

Tutti i passeggeri a bordo del treno, escono e si dirigono in diverse direzioni.

«Viaggio fatto, ora?» chiedo ridacchiando a Luca, che si ferma accanto a me con la sua valigia in mano.

«Ora andiamo a lasciare le valigie da mio padre e poi visitiamo Milano insieme.» sorride teneramente, lasciandomi un bacio sulla guancia.

***

Siamo difronte la porta d'ingresso della casa del padre di Luca, con le valigie in mano e i cappucci delle nostre felpe tritati su.

Siamo arrivati qui grazie ad un taxi, che ci ha scortato per tutte le strade di Milano, mentre io guardavo la città con occhi sognanti.

Sul citofono si legge il cognome "Corsi", il cognome del padre. Lui, invece, ha ereditato quello di sua madre.

Citofona e aspettiamo che qualcuno ci venga ad aprire, per evitare di restare al freddo, in una via sconosciuta di Milano.

Un uomo alto, dai capelli neri e gli occhi azzurri, con addosso una camicia celeste e un pantalone nero, ci apre la porta sorridendo.

«Luca, mi sei mancato!» dice non appena incontro lo sguardo di suo figlio, abbracciandolo.

«Anche tu!» sussurra Luca, avvolto nelle braccia del padre che non vede da tempo. Un po' si somigliano, ma farei fatica a dire che sembrano padre e figlio, vista anche la giovane età del papà.

«Tu devi essere Eleonora..» mi sorride quando si stacca dall'abbraccio.

«Si, sono io!» rispondo sorridendo, mentre parlo educatamente con l'uomo difronte a me.

«Luca mi ha parlato tanto di te...» dice mentre vedo il ragazzo accanto a me abbassare lo sguardo imbarazzato, arrossendo teneramente.

«Suo figlio è un ragazzo meraviglioso, signor. Corsi!» sorrido mentre sento lo sguardo di Luca posarsi su di me e l'espressione del padre intenerirsi.

«Chiamami pure Guido!»

L'educazione e la dolcezza sono di famiglia. Nonostante i suoi genitori si siano separati, si vede chiaramente quanto bene ci sia tra loro due, un bellissimo rapporto.

«Entrate pure!» dice mentre spalanca la porta per farci entrare in casa sua.

La casa è davvero accogliente, abbastanza grande e con due piani. Ciò che si nota per prima è il grande salotto con una TV di ultimo modello e quale quadro qua e là.

«Luca, lasciate qua le valigie e fai vedere la casa ad Eleonora!» mi distrae il padre dal mio perlustrare la casa con gli occhi.

Luca acconsente e mi prende la mano, portandomi a vedere il piano di sopra.

Tutte le camere visitate fino ad ora sono bellissime.

Letto grandi e comodi, mobili di lusso e colori tenui.

Il bagno più grande ha persino una una vasca idromassaggio, con tanto di piastrelle colorate.

Non si può dire che questa casa non sia bella, o non accogliente, perché è davvero stupefacente. Anche tanto grande, per una sola persona.

«Questa è la nostra camera!» esclama mentre apre una porta.

Rimango a bocca aperta.

Una bellissima camera matrimoniale, dai colori neutri ed eleganti, dai mobili raffinati, con un bagno personale e con un balcone che si affaccia sul giardino.

«È bellissima!» balbetto a stento, è davvero meravigliosa.

Mi sporgo leggermente verso il balcone, osservando il bellissimo panorama che si intravede.

Il vento freddo scompiglia i miei capelli e li porta indietro.

Sento le sue braccia cingermi la vita, provocandomi una serie di brividi lunga tutto il corpo, mentre lascia un dolce bacio sul mio collo, avvicinandosi al mio lobo.

Il calore del suo respiro sul mio collo, attenua il freddo della città, portandomi a respirare lievemente.

«Come te.» sussurra, per poi voltarmi e avventarsi sulle mia labbra.

Lascio che le sue mani accarezzino i miei fianchi, mentre le mie massaggiano dolcemente il suo collo.

Le nostre labbra si muovono e si incastrano perfettamente, lasciando che il vento scompigli i nostri capelli e faccia svolazzare i nostri vestiti.

Accarezza dolcemente ogni parte del mio corpo, mentre non si stacca neanche per un secondo dalle mie labbra, che in questo momento sono completamente sue.

«Passerei le ore così, ma abbiamo una città da visitare.» dico mentre mi stacco leggermente da lui, ancora in quella posizione.

«Andiamo!» dice mentre afferra la mia mano e ci precipitiamo giù per le scale.

«Papà, noi usciamo, visitiamo un po' la città...» esclama Luca, quando ci ritroviamo in salotto.

«Va bene, io vado a lavoro verso le tre del pomeriggio, ritorno sta sera. A più tardi!» ci saluta.

«A dopo!» diciamo entrambi, mentre usciamo di casa.

Chiudiamo i nostri cappotti fino all'ultimo bottone, mentre rabbrividiamo per il freddo della città.

Luca mi prende la mano gelida e la stringe con la sua.

«Sei pronta a visitare Milano?»

«Insieme a te.»

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora