35.

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Saul.

Non sono mai stato il ragazzo che odia le feste, ma neanche il ragazzo che le ama. È una specie di amore ed odio. Amo le feste quando ho la giusta compagnia nel giusto locale, ed oggi è una di quelle volte.

Sono seduto accanto a Federico con in mano un cocktail alla pesca ciascuno, mentre osserviamo cosa fanno gli altri.

Leonardo è ubriaco da far schifo, balla insieme a due ragazze con vestiti corti e attillati e tacchi altissimi. Si muove barcollando, se quelle due ragazze non lo reggono, presto cadrà a terra.

Beatrice e Eleonora invece ballano a ritmo di musica, bevendo.

Strano per Eleonora, non è la tipa che ama questo genere di feste e soprattutto non è la tipa che balla e beve così.

«Anche Eleonora si è data alla pazza gioia, eh!»

Commento ridendo mentre bevo un sorso del mio drink senza staccare gli occhi dalla mia ragazza e dalla sua amica che ballano quasi brille.

Federico si lascia sfuggire una piccola risata sarcastica, ma non mi è ben chiaro il perché.

«Starà festeggiando la sua partenza!»

Mi giro immediatamente nella sua direzione con gli occhi spalancati.

«La sua partenza?»

«Si, Martedì va a Milano per 10 giorni con il suo fidanzato Luca.»

Risponde lui con indifferenza e spontaneità.

Fisso Federico spalancando ancora di più gli occhi e dentro di me si formano mille pensieri al secondo.

Per un secondo Federico chiude gli occhi, muovendo la bocca senza far uscire alcun suono. Si sta maledicendo internamente.

«Non ti ha detto nulla, vero?»

Serro le mascelle, stringo i pugni. I miei muscoli sono tesi e il mio corpo pieno di nervoso mentre osservo Eleonora ridere e divertirsi.

Mi alzo di scatto e cammino verso di lei velocemente.

Le sensazioni di rabbia e di nervoso che provo dentro di me in questo momento sono immense.

Cammino velocemente, con i pugni stretti e le mascelle serrate. Arrabbiato, nervoso, deluso.
Cammino fottendomene altamente della gente che ride e beve, superandole.

Raggiungo Eleonora, la prendo da un braccio e la trascino via da questo schifo.

«Io e te dobbiamo parlare.»

Non le lascio scelta, non è una domanda, è un comando.

Continuo a trascinarla tra la folla di gente, superando chiunque. Non mi frega di niente e di nessuno in questo momento, ho altro a cui pensare.

La porto fuori, lontana da quel casino e da quello schifo.

Non riesco nemmeno a realizzare in quanto tempo tutto questo sia successo, la rabbia ha preso il sopravvento sulla ragione.

Non le lascio il braccio fin quando, con tutto il nervoso che ho accumulato, non la sbatto con la schiena al muro e le immobilizzo le spalle.

«Saul, ma sei pazzo? Che cazzo hai?»

Urla lei, cercando di liberarsi dalla mia presa. Grazie a Dio non è brilla, non avrei sopportato l'idea di parlare con una mezza ubriaca.

Cerca in tutti i modi di liberarsi e andare via, ma la mia stretta è troppo forte e lei rimane con la schiena attaccata al muro.

«Perché non mi hai detto niente di Luca e della partenza?»

I suoi occhi scuri si spalancano, le pupille si rimpiccioliscono. Le sue labbra si aprono ma non riesce a dire nulla. Il suo sguardo è perso.

«Chi te lo ha detto?»

Mi chiede, con lo sguardo basso. Non ha il coraggio di guardarmi negli occhi, non ha il coraggio di dirmi le cose come stanno guardandomi in faccia.

«Mi hai mentito, mi hai tenuto nascosto una cosa così importante e il tuo unico pensiero è chi me lo ha detto?»

Il mio tono è un po' troppo duro e arrabbiato, ma non posso non esserlo dopo ciò che è accaduto.

Alza lentamente lo sguardo. Ha gli occhi rossi, pieni di lacrime. Il sorriso che aveva prima quando ballava e beveva è svanito, non esiste più.

Ha tenuto nascosto una cosa così importante a me, che sono il suo migliore amico.

Perché lo ha fatto? Che cosa le ho fatto di male?

I miei occhi diventano lucidi, e il mio tono si calma lentamente, riprendendo una respirazione normale.

«Perché lo hai fatto? Perché me lo hai tenuto nascosto?»

Il mio tono è più dolce, i miei occhi sono pieni di lacrime che prego di mandare via.

Lei abbassa di nuovo lo sguardo, proprio non ce la fa a guardami negli occhi.

Non riesco a vederla così, non voglio vederla soffrire a causa mia.

Le lascio andare le spalle, adesso è libera dalla mia presa.

Poggio due dita sotto il suo mento e le sollevo  dolcemente il viso, portandola a guardarmi negli occhi. Una piccola lacrima le solca il viso illuminato dalla lieve luce artificiale. Accarezzo dolcemente la sua guancia, asciugando le sue lacrime. I suoi teneri occhi sono spenti e pieni di lacrime.

«Saul..io..»

Balbetta a malapena, mentre le sue labbra si muovono con leggiadria lentezza.

«Sssh, non parlare..»

Le sussurro dolcemente, bloccando le sue labbra in modo da zittirla.

Arrossisce teneramente, portando le sue gote a diventare color rosa.

È così carina...

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora