14.

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Continuiamo a chiacchierare tranquillamente su quella panchina, fin quando, per prendere il cellulare per rispondere a dei messaggi, non noto l'orario.

È tardissimo.

Mi alzo di scatto dalla panchina, prendendo la felpa e chiudendo il cellulare.

«Oddio, è tardissimo! Ehm..scusami Luca ma devo rientrare a casa e non ho neanche pranzato e..» provo dire, ma Luca blocca le mie parole.

«Calma Ele, calma!» dice ridacchiando, prendendomi in giro per il mio tono agitato e nervoso. «Tranquilla, vai pure.. Se hai bisogno, io ci sono.»

«Sei speciale Luca, grazie.» lascio un bacio sulla guancia e mi dileguo a casa mia.

Sono le 15:26, il tempo è passato troppo in fretta insieme a Lucas e ripensare a ciò che è successo, fa apparire sul mio volto un sorriso ebete.

Dopo all'incirca dieci minuti, arrivo finalmente difronte casa mia. Prendo le chiavi dalla tasca e apro la porta.

«Ciao Mamma, scusami se non sono rientrata per pranzo ma ero con Beatrice, il cellulare è morto e non-» dico, bloccandomi appena vedo Saul seduto sul divano di casa mia, che gioca con Veronica.

«Eleonoraaa!» urla la mia sorellina, saltando in braccio a me.

«Oh, ciao Eleonora! Non preoccuparti! Saul è venuto qui proprio due minuti fa..» dice mia mamma mentre asciuga un piatto, sbucando dalla cucina in cui era nascosta. Il tono di mia mamma è discreto, si vede che non le importa così tanto del mio ritardo e del fatto che il mio migliore amico è sul divano di casa nostra.

«Ehm..ciao Saul!» lo saluto con il tono più dolce possibile, per quanto mi sia possibile in quella situazione.  «Beh, noi andiamo di sopra, ciao piccola!» dico facendo scendere Veronica e lasciandole un bacino sulla guancia.

Io e Saul saliamo le scale in silenzio, mentre mia mamma ritorna in cucina e mia sorella continua a guardare la TV in salotto.

Entriamo in camera mia e chiudo subito la porta, buttando la mia giacca sul letto.

«Si può sapere cosa ci fai qui?» sbraito fissando Saul che è rimasto in piedi difronte a me.

«Ancora con questo tono? E comunque abbiamo una relazione da fare e non ho intenzione di prendere un'altra insufficienza a causa tua» sbraita anche lui.

«Beh, almeno su una cosa siamo d'accordo a quanto pare..» sentenzio io, facendo una risatina appositamente forzata.

«Sul fatto che è colpa tua?» chiede con un sorriso furbetto sul volto.

«No. Sul fatto che non possiamo prendere un'insufficienza.» rispondo facendoli una smorfia. Lui alza gli occhi al cielo e io continuo a parlare. «Prendi i tuoi libri e mettiti dove vuoi, basta che stai zitto e non mi disturbi.»

«Vale la stessa cosa per te.» risponde fiero, con un tono altezzoso che mi fa innervosire.

Mi sono innamorata seriamente di questo coglione? Dio, che scema che sono.

Io mi butto sul letto a pancia in giù, con il libro sotto i miei occhi e i gomiti appoggiati ai due lati del libro di testo. Saul, invece, è seduto alla scrivania mentre legge anche lui un libro e fa diverse ricerche sul computer davanti ai suoi occhi.

Dopo aver letto e ricercato per quasi mezz'ora, io e Saul iniziamo a scrivere degli appunti su dei fogli bianchi, per poi passarli al PC.

Mentre Saul scrive nervosamente sul foglio, io cerco una penna dispersa nel mio zaino, ma proprio mentre la cercavo, una pallina di carta mi colpisce al braccio, senza farmi male, ovviamente.

«Grazie della pallina, eh!» ringrazio sarcastica Saul.

«È un pezzo di carta! Vuoi metterti a piangere per una pallina mirata male?» chiede girandosi con la sedia verso di me.

Strappo un foglio, lo accartoccio fino a farlo diventare una pallina e la lancio addosso a Saul.

Lui si gira e mi guarda con sguardo assassino.

«È un pezzo di carta! Vuoi metterti a piangere per una pallina mirata male?» ripeto le sue stesse parole per prenderlo in giro e stuzzicarlo, e sembra funzionare.

E all'improvviso inizia una battaglia di palline di carta che mi ricorda un sacco quella fatta di schizzi d'acqua, avvenuta poche ore prima con Lucas.

Continuiamo a lanciarci palline, di forme e dimensioni differenti, schivandole e prendendole.

Il pavimento è pieno di palline di carta, noi stiamo ridendo come due scemi e dopo aver tirato l'ultima pallina addosso a Saul, canto vittoria.

«Questa l'hai vinta tu.» esclama lui.

«Non avevo dubbi! Sei scarso Nanni, sei scarso!» rispondo scherzando e ridendo e lui sembra capirlo, ma allo stesso tempo sembra sfidarmi.

«Io sarò scarso in questo gioco, ma tu non sopporti il solletico..» dice avvicinandosi sempre di più a me, assumendo un'espressione furba.

«Non ci prov-» inizio a dire, ma per l'ennesima volta mi blocca.

Inizia a farmi il solletico dappertutto, ridendo e prendendosi gioco di me. Provo a liberarmi dalla sua presa, ma è più forte di me. Provo a supplicarlo di smettere, ma sono soffocata dalle mie risate che combaciano perfettamente con le sue.

Continua a farmi il solletico, scendendo ai fianchi, un mio punto debole e lo sa.

Quasi senza accorgermene, sia io che lui inciampiamo e ci ritroviamo distesi sul letto.

Io rimango incastrata tra il suo corpo muscoloso e il letto morbido, con lui che mantiene il suo peso con gli avambracci posti ai lati della mia testa.

I miei occhi sono incastrati nei suoi, come un miscuglio perfetto di colori. I suoi occhi brillano di una luce strana, ma incredibilmente bella. Sui nostri volti compare un sorriso dolce, uno di quelli spontanei e sinceri, che raramente ti capitano. I nostri nasi sono vicini e i nostri respiri affannati si confondono, creandone uno solo. Le nostre bocche sono schiuse, come se aspettassero qualcosa, qualcosa di bello. Le sue labbra carnose e rosee di avvicinano lentamente alle mie, quasi a rallentatore, senza annullare le distanze. E chiudendo gli occhi, spero che quel momento duri per sempre.

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora