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«Smettila di singhiozzare, ti stai facendo male.» Federico mi accarezza dolcemente i capelli, mentre le mie lacrime finiscono accidentalmente sulla sua felpa, bagnandone i le cuciture all'altezza della spalla.

I singhiozzi riecheggiano nella casa, creando un rumore fastidioso e bombardano il mio petto, che si alza e si abbassa di colpo ogni volta.

Ho chiamato Federico in lacrime, come sempre avevo bisogno del suo sostegno. L'ultima cosa che volevo era rimanere da sola in una situazione del genere.

Lui è corso qui, non ho dovuto spiegarli assolutamente niente. Dopo il secondo singhiozzo e qualche frase scollegata ci è arrivato da solo, risparmiandomi la fatica di formulare frasi con la voce che tremava.

È precipitato in camera mia, mi ha presa tra le sue braccia con tutta la delicatezza possibile e mi ha consolato in tutti i modi esistenti.

Mi ha riportato in cucina e in quel momento benedissi mentalmente l'assenza della mia famiglia in questo giorno che è solo da dimenticare. Mi ha fatto bere un bicchiere d'acqua, cercando di calmarmi e poi, a grandi linee, ho provato a spiegargli cosa fosse successo, invano. La mia voce e il mio corpo temevano con un'intensità eccessiva, così ho lasciato perdere le spiegazioni e ho cercato di prendere lunghi e profondi respiri per calmarmi.

Stranamente, dopo i primi due, forse tre, minuti di respiri, sospiri, tremolii e singhiozzi, il tutto inizia ad attenuarsi, riportando un po' di calma nel mio corpo.

«Stai meglio?» mi chiede quando mi rimetto a sedere normalmente sul divano. «Ti sei calmata?»

Annuisco piano, mentre con la manica della felpa mi asciugo le lacrime.

«Te la senti di spiegarmi cosa succede?» cerca un contatto visivo con i miei occhi rossi ma io continuo a mantenere la testa bassa.

Prendo un lungo respiro e inizio a balbettare contro la mia stessa volontà.

«Io...vedi, oggi...» non riesco neanche a parlare con un tono di voce normale perché è puntualmente rotto dal pianto.

Lui mi guarda con un piccolo accenno di sorriso sulle labbra e mi ferma.

«Puoi star-» prova a dire, ma viene fermato dal citofono.

Il suono si sparge per casa ed entrambi ci giriamo verso la porta, mentre io prego mentalmente che non si tratti dei miei genitori. Non voglio farmi vedere in queste condizioni, non sopporterei le mille domande di mia madre o gli interrogatori di mio padre, non ora, almeno.

«Tranquilla, vado io.» dice alzandosi e dirigendosi verso la porta.

Io ne approfitto per aggiustare i capelli e asciugarmi le ultime lacrime, mentre lui apre e poi chiude di nuovo la porta.

«Saul? Bea? Leo?» totalmente confusa e con un sopracciglio alzato guardo Federico scuote la testa divertito. «Li hai chiamati tu?» chiedo al ragazzo che nel frattempo mi ha raggiunto sul divano.

«Ti ricordi cosa abbiamo detto?» sorride lui. «Insieme nel bene o nel male.» mi poggia una mano sulla spalla. «Se c'è un problema, lo risolviamo tutti insieme.»

«Piccolina mia, non piangere.» mi abbraccia forte Beatrice, sedendosi accanto a me. «Ci siamo noi.»

E nonostante le lacrime e i singhiozzi, non posso fare a meno di sorridere. Sono venuti qui, da me, solo per farmi sorridere. Ed è l'unica cosa di cui ho bisogno. Loro sono l'unica cosa di cui ho bisogno.

«Grazie ragazzi, vi voglio bene.» sussurro, mentre tutti gli altri si inteneriscono. Ci stringiamo tutti e cinque in un grande abbraccio e rimaniamo stretti l'uno all'altro per alcuni minuti.

Giusto il tempo per riaggiustare il cuore.

Quando ci stacchiamo, ognuno di noi prende diversi posti. Io, Federico e Beatrice sul divano. Saul in piedi per scelta sua e Leonardo ai piedi del divano, a terra, anche lui per scelta sua. Quei due hanno un concetto strano di comodità.

«Eleonora, noi siamo qui per te.» mi rassicura Federico. «Se non vuoi parlare con noi lo cap-» inizia, ma lo blocco.

«No.» rispondo di getto. «Voglio parlarvene. Voglio sfogarmi una volta per tutte per poi lasciarmi tutto alle spalle.» il mio tono è più sicuro. «Ma è una lunga storia..»

Beatrice sorride.

«Abbiamo tutto il tempo...»


Spazio autrice
Nel prossimo capitolo avrete le spiegazioni e le risposte alle vostre domande, non temete.
Volevo includerle in questo, ma ho preferito introdurre la scena così, in modo da non confondervi troppo e lasciare che il prossimo capitolo sia solo di spiegazioni.

Scusate se la storia in questo periodo non è il massimo, ma la migliorerò appena possibile. :)

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora