30.

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«Appena torno a casa confesserò tutto ai miei genitori, sperando che accettino.» sentenzio mentre, nervosa, picchietto le dita sul materasso.

«Bene, io chiamerò mio padre per sapere se ci potrà ospitare.»

Quello che prima sembrava solo un ipotesi, adesso si sta trasformando un vero è proprio viaggio.

Io e Luca passiamo altre ore distesi sul letto, a progettare il viaggio, iniziando ad organizzare le nostre idee.

Successivamente, decido di rientrare a casa, per approfittarne e parlare con i miei genitori di questa decisione, sperando che siano abbastanza clementi e che ragionino prima di sentenziare in positivo o negativo.

Saluto Luca, esco da casa sua e mi incammino verso la mia.

Riesco ad arrivare sana e salva, dopo diversi minuti.

«Sono tornataaa!» urlo per farmi sentire da tutta la mia famiglia, che è divisa nelle varie stanze della casa.

«Ciao tesoro!» mi saluta mia madre, scendendo le scale e lasciandomi un bacio sulla guancia. «Come va?» chiede con il suo solito sono dolce.

«Bene..» rispondo titubante, non sono affatto sicura della mia risposta. E credo che lo abbia capito, d'altronde mia madre mi conosce meglio di chiunque altro.

«Sicura tesoro? Sembri preoccupata...»

Bene, come non detto.

«Ehm...mamma, ti dovrei parlare..» balbetto a stento, mentre lei raggiunge la cucina per iniziare a preparare la cena per stasera.

«Dimmi tutto!» esulta mentre rimane con lo sguardo fisso verso i fornelli, senza guardarmi.

«Preferirei dirtelo guardandoti negli occhi..»

«Eleonora, mi devo preoccupare? Sei diventata pallida.»

«No mamma, non sono né incinta, ne ho iniziato a drogarmi, tranquilla. Vorrei solo parlarti faccia a faccia.»

Lei ride, e si viene a sedere sul divano di casa nostra, seguita da me che mi posiziono accanto a lei per guardarla dritta negli occhi.

«Bene, ora puoi parlare. Dimmi tutto, tesoro.»

Il suo tono è calmo, pacato e tranquillo e questo mi agita ancora di più.

Cerco di formulare in testa qualche frase e qualche discorso sensato, ma dalla mia bocca escono solo flebili sussurri.

Mi calmo, respirando profondamente e chiudendo gli occhi.

«Io e Luca abbiamo deciso di partire per 10 giorni a Milano, da suo padre, quando iniziano le vacanze natalizie.» dico tutto ad un fiato, mentre mia madre rimane senza parole. Con la bocca spalancata, gli occhi sgranati, senza proferire parola.

«Cosa? Tu sei pazza, non vai da nessuna parte. Non se ne discute.»

«Mamma..» provo a farla ragionare, ma lei si alza in piedi, bloccando le mie parole.

«Nono, non voglio sentire altro. Non ti stai impegnando a scuola, sei sempre in giro, e ora vuoi partire insieme al tuo nuovo ragazzo? La mia Eleonora non avrebbe mai progettato una cosa del genere, senza tenermi in considerazione. Non se parla, tu non vai.»

Le parole di mia madre non mi fanno male, mi solo fanno innervosire.

«Gaggero di qua, Gaggero di la. Eleonora fai quello, Eleonora di questo. Ma perché, invece di rimproverarmi e ripetermi cosa fare, non provate a chiedervi il perché io non lo faccia? Perché non vi chiedete mai come sto? Scommetto che non ti è passato neanche per l'anticamera del cervello il pensiero di chiederti perché io voglia partire. Perché io abbia voglia di andarmene e cosa mi ha portato a decidere questo. Te lo sei chiesta, mamma? Non te lo sai mai chiesta, non ti sai mai chiesta il perché delle mie azioni. Ma d'altronde io sono solo una bimba che fa i capricci, no?»

Corro su per le scale, con le lacrime che minacciano di uscire dai miei occhi.

E non per il divieto di partire, ma perché persino mia madre non ha saputo capirmi. Non mi aspettavo che mi preparasse la valigia o che mi portasse lei a Milano, ma mi aspettavo un po' più di comprensione da parte sua.

E invece no. Lei, come tutti, mi dicono che sono cambiata, che non sono più la stessa.

Dicono che sono cambiata, ma non mi hanno mai conosciuta.

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora