«Se non scendi ti vengo a prendere dai capelli.»
Solita dolcezza di Beatrice, che mi aspetta sotto casa per qualche minuto di troppo. Quella ragazza non ha pazienza.
Aggiusto i capelli in una coda alta e scompigliata e, prendendo giacca e telefono, mi precipito fuori prima di ritrovarmi la bionda in casa mia a minacciarmi di morte.
«Beaa!» urlo per farmi sentire da lei, che è appoggiata al muro con il cellulare tra le mani e gli occhiali da sole tirati su.
«La prossima volta che mi fai aspettare così tanto me ne vado.» ride togliendo lo sguardo dal cellulare, per poi abbracciarmi.
«Allora, dove si va?» chiedo, staccandomi poi dall'abbraccio.
«Giriamo un po', vediamo se troviamo qualcosa di carino.» dice, iniziando a camminare con me al suo fianco.
Il tragitto da casa mia al centro della città, dove quasi tutte le vie sono tappezzate di negozi e bar, non dista molto. In pochi minuti ci ritroviamo nella piazza principale, ad osservare il paesaggio intorno a noi.
«Vieni, entriamo.» esorta prendendomi in un braccio e trasportandomi all'interno di un negozio d'abbigliamento addobbato da luci bianche e oro. «Qui troveremo qualcosa per i regali di Natale.»
Il locale è coperto di abbellimenti natalizi, che partono da alcune ghirlande, fino a finire con dei piccoli alberelli posti su alcune mensole dove si trovano diversi maglioni di lana.
Beatrice gira e rigira tra i vari espositori di vestiti, mentre, di tanto in tanto, vede qualcosa e la prende con sé.
Io, invece, giro più lentamente, mentre guardo i capi disponibili.
La bionda si chiude in camerino e prova qualcosa che non mi è ben chiaro, sapevo che avrebbe approfittato degli sconti per comprare anche per lei.
Dopo diverse prove, decide di tenere con se un paio di jeans neri a vita alta e una maglia rossa con una scritta bianca sopra.
Passa poi ai regali e, finalmente, trova qualcosa di adatto a sua madre, un tubino bordeaux. Un qualcosa di semplice ma elegante per una donna come lei.
Usciamo di lì con tre buste in mano e camminando maledico mentalmente Beatrice per avermi convinto ad accompagnarla, visto che sono più di quaranta minuti che camminiamo in cerca di un negozio adatto ad un altro regalo. Per chi ancora non l'ho capito.
«Trovato.» sospira, mentre fissa il negozio davanti a noi con occhi sognanti.
Mi fermo un attimo a guardarlo e capisco poco del perché ci ritroviamo qui.
«Una gioielleria?» chiedo, voltandosi verso di lei.
Lei annuisce e, senza darmi il tempo di rispondere, entra lasciando la porta aperta per far entrare anche me.
Posiamo le buste per terra e Beatrice inizia a guardare tutte le vetrine con esposti i vari gioielli con occhi che brillano.
Io mi fermo su una vetrina in particolare, degli anelli sono incastonati tra delle scatoline di velluto rosso, appoggiati su un cuscinetto nero. Mi chiedo quali emozioni si provino a ricevere questo regalo con una frase come "vuoi sposarmi?". Chissà quanto è bello sentirsi così amati, desiderati per un tempo infinito.
Mi volto verso la bionda che, nel frattempo, ha iniziato a fissare un catalogo messo a disposizione per i clienti. Si è soffermata una pagina in particolare.
Delle collane con dei ciondoli a forma di cuore diviso a metà con delle iniziali sopra sono raffigurati sulla prima pagina, la destra, sull'altra c'è una frase che ne spiega il significato.
"trova la tua metà e incidi il tuo nome sul suo cuore."
Sorrise ebetemente di fronte quella frase e mi guarda.
«Volevo farci incidere le iniziali del mio nome e quello di Saul.» sussurra, ma il suo tono è decisamente triste e affranto.
Un piccolo colpo fa breccia nel mio cuore, spezzandolo piano.
«Ma è un'idea stupida.» la sua voce trema.
E sentirla così fa ancora più male, un altro piccolo colpo.
I miei occhi si inumidiscono di lacrime che prego spariscano in fretta, mentre poggio una mia mano sulla sua spalla e inizio ad accarezzarla dolcemente. E si, un po' mi faccio schifo da sola.
«Ehi, non è vero.» sussurro. «Non è un'idea stupida, è bellissima. Sono sicura che Saul la apprezzerà.» sorrido.
Ridacchia ironicamente, ma non è facile.
«Cosa succede?» chiederlo è l'unica cosa che posso fare per farla sfogare, nonostante io sappia già a cosa sto andando in contro.
«Da quando Saul è partito non l'ho più sentito.» confessa a bassa voce, e la sua voce si sta piano piano rompendo dal pianto. «Non vuole parlare con nessuno, è scappato da tutti.»
Più va avanti, più la sua voce si fa flebile.
«Erano giorni che era strano, non parlava, si chiudeva in se stesso, ha evitato tutti. E poi è partito.»
Si volta nella mia direzione e posso notare i suoi arrossati.
«Non sorrideva più, non rideva più. Quando se n'è andato ha spento il cellulare e ha detto di voler pensare, da solo.» viene interrotta da un singhiozzo.
«Con me non parla da giorni, quando eravamo insieme non faceva altro che guardare il telefono, sospirare e chiuderlo. Non riusciva più a guardarmi negli occhi, non mi sorrideva neanche.»
E io non so più cosa faccia più male.
«Eleonora, io voglio solo la sua felicità, ma sembro una cretina se ti dico che ho paura?» e mi guarda, con quegli occhioni azzurri pieni di lacrime, che mi trafiggono l'anima.
E ringrazio non so quale Dio per non aver confessato nulla del mio amore per Saul, perché se avessi mai dovuto vederla in questi condizioni a causa mia, non so come avrei reagito. Il solo pensiero di far realizzare la sua paura mi fa male, e in questo momento ho capito che l'unica cosa da fare è dimenticarmi per sempre di lui. Non posso permettermi di farla soffrire così. Lei lo ama.
La stringo forte a me, lasciandole un bacio sulla fronte, e posando le mie braccia sulla sua schiena.
«Ho paura. Ho paura che possa essere felice altrove. Ho paura che lui non aspetti di ritornare da me, che non mi ami più. Io voglio la sua felicità, ma ho paura di lasciarlo andare. E mi sento solo una stupida egoista.»
«Non sei egoista, sei solo innamorata.»
«Io sono innamorata, ma non sono sicura che anche lui lo sia.»
Singhiozza un po' sulla mia spalla, poi si pone dritta davanti a me, asciugandosi le lacrime con il dorso della sua piccola mano.
«Non devi avere paura. Sono sicura che non vede l'ora di ritornare da te.» sussurro. «E-e...sono sicura che anche lui è innamorato.»
«Di me?»
E questa domanda spezza totalmente il mio cuore, creando un ammasso di tanti piccoli pezzetti. Un colpo, il più profondo e doloroso, si fa spazio nel mio petto, facendomi perdere un battito.
E dare la risposta fa ancora più male, devo ammettere la realtà, e la realtà è che la realtà fa schifo.
«Di te.»
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Il mio sbaglio più grande.
Fanfictionstoria scritta nel lontano 2015/2016, in un periodo in cui una me poco più che quindicenne decide di provare a pubblicare qualcosa (per il puro gusto di dire "ho scritto una storia!"), creando questo ammasso di capitoli senza filo logico e abbastanz...