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La notte è così dannatamente bella da mettere paura.

Quando il cielo è completamente nero, quando stelle e nuvole lo illuminano, quando fuori il vento muove i rami degli alberi, creando una sinfonia bellissima, capisci che a volte gli spettacoli non sono poi così lontani da noi.

A volte gli spettacoli stanno in quelle piccole cose che viviamo nella nostra quotidianità, ma di cui nessuno si è mai reso conto.

Andiamo, chi si è mai reso conto della notte e delle stelle? Chi ha mai prestato attenzione a quei parchi desolati, a quei vicoli bui, a quelle piazze deserte, a quelle metropolitane colorate?

Io si, erano piccoli luoghi e cose in cui immaginavo la mia quotidianità accanto alla persona che amo.

Il problema è che, io, ancora, la persona che amo, non ho capito chi è.

Perché, come posso essere tremendamente felice accanto a Luca, mentre corriamo ubriachi di notte, ed essere tremendamente confusa dopo un semplice "mi manchi" da parte del mio migliore amico?

È possibile cambiare umore in neanche ventiquattr'ore?

Io con Luca sto bene, mi sento felice.
Mi diverto, sorrido, rido.

Quando ci ritroviamo noi due, soli, in una stanza, con le nostre emozioni che corrono vicine, ho solo lui nella mia mente.

Ma, poi, quando leggo il nome della persona che mi sta facendo andare in tilt il cervello sul mio display, ricominciano i mille dubbi, le domande e le paure.

E più questa situazione va avanti, più questa situazione diventa sempre più grande, più cresce la mia voglia di sparire.

Mi sembra di far del male a tutti.

Sembra che io stia illudendo Luca, che, in tutti i modi possibili e immaginabili, sta cercando di rendermi felice.

Sembra che io stia ferendo Beatrice, perché, vuoi o non vuoi, quando penso al suo ragazzo, è come se stessi tradendo la nostra amicizia.

Sembra che io stia facendo del male a Saul, perché non merita tutta la mia rabbia. In fondo lui non c'entra nulla in questa situazione, sono io quella che si è innamorata.

E sembra che io stia logorando me stessa, piano piano, giorno dopo giorno, ferendo gli altri e ferendo me stessa.

Ferisco gli altri quando gli illudo, gli faccio del male, involontariamente. Quando, semplicemente, penso di star facendo la cosa giusta, non rendendomi conto di quanto male sto facendo loro, in realtà.

E ferisco me stessa quando, mettendo la felicità degli altri prima della mia, mi ritrovo a soffrire.
"Basterebbe mettere la tua felicità prima della loro, no?" No. Perché so che se mettessi la mia felicità prima della loro, allora mi sentirei una vigliacca, un egoista senza bontà.

E in questi casi, l'unica cosa che vorrei fare, è prendere il primo volo disponibile e scappare da tutto e da tutti, sperando che le cose si superino da sole.

«A cosa pensi?» mi chiede Luca, con la voce ancora impastata dal sonno, mentre poggia la testa sul suo braccio, rimanendo in una posizione abbastanza comoda, mentre mi guarda, facendomi sobbalzare.

Se solo lo sapesse, credo smetterebbe di provare qualunque sentimento nei miei confronti, se non rabbia e pietà.

«Nulla, non ho sonno...» invento una scusa, mentre rimango impassibile a fissare il soffitto bianco di quella camera.

«Guardami.» mi ordina, lo dice con un tono talmente dolce da sembrare a malapena un ordine.

Mi giro, cercando il suo sguardo nel buio più totale.

I suoi occhi verdi si vedono poco, in fondo la stanza è illuminata solo da una lieve luce, è difficile identificare il suo sguardo, ma sento il suo respiro.

«Sai che con me più parlare di tutto.» mi rassicura, mentre accarezza dolcemente i miei capelli ondulati.

Sospiro profondamente, cercando di calmarmi e cercando le parole giuste per spiegare tutto questo.

«Non ho nulla, davvero. Sono solo un po' confusa...» balbetto le mie ultime parole, che ho tirato fuori non so con quale coraggio.

Lo sento sospirare.

Una, due, tre volte.

Poi, prende un respiro più lungo, e alla sua fine, prende coraggio e inizia a parlarmi.

«Eleonora, so quanto hai sofferto e quanto desideri essere felice, senza ferire nessuno. Io so che, nonostante ciò che stiamo passando insieme, tu, in cuor tuo, ami ancora Saul. So che lo pensi ancora, so che ti manca. Lo so, e non te posso fare una colpa. Non è difficile dimenticare una persona che si ha amato così tanto, ma devi andare avanti. Lo sai anche tu.
Devi dimenticarlo. Se un giorno, tutto quello che avete creato, dovesse finire, soffriresti troppo e io non me lo perdonerei, perché avrei potuto impedirlo. Devi essere felice, e se me lo permetti, farò di tutto per di renderti felice e farti dimenticare di lui, fino al punto di ritornare a vederlo solo come un amico.»

E io non so se sono pronta a tutto questo.
Non so se sono pronta a dire addio ai miei sentimenti verso di lui, non so se sono pronta a dimenticarlo e farlo andare via dalla mia mente e dal mio cuore. Non so se sono pronta a smettere di amarlo.

Ma cosa dovrei fare?

Logorare il mio povero cuore? Continuare a stare male e far soffrire me e gli altri? Continuare a sentirmi in colpa per ogni stupido sentimento che provo? Continuare ad essere uno sbaglio?

No, non ce la faccio più.

«Aiutami a dimenticarmi di lui.» sussurro, nascondendomi nelle sue braccia.

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora