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Ho provato a scrivere una qualunque risposta a quel messaggio, ma nessuna sembrava adatta. O troppo fredda, o troppo entusiasta. Che poi ad un affermazione del genere cosa si deve rispondere?

"Bene, sono felice per te."? "Che bello, ora ritorneranno i miei mille complessi e la mia voglia di sparire ogni volta che sono accanto a voi? Meraviglioso!! A quanto la prima uscita per dare fine alla mia esistenza?"

Forse non sono le risposte esatte.

Decido di non rispondere.

Ma scopro che è una mossa inutile, perché dopo pochi minuti, il nome "Beatrice" compare sullo schermo del cellulare.

Sbuffo e rispondo.

«Pron-» provo ad iniziare una conversazione, ma un grido blocca le mie parole.

«AAAAH!» sento la voce della bionda estremamente alta.

«Tutto bene?» chiedo, cercando di rimanere seria.

«Mi ha chiamato Saul, dopo tanto tempo ho sentito la sua voce, ha detto che è di nuovo a Genova.» disse con voce sognante, mentre sicuramente di immaginava il suo bel ragazzo ritornare da lei.

«Ah..ehm, si-che bello!» dopo aver sparato una quantità enorme di parole a caso, riesco a tirare fuori due parole dette con tono abbastanza vacillante.

«Sono troppo felice, Ele!» esulta e posso sentirla sospira di felicità.

«Q-qua..quando vi vedrete?» chiedo con un filo di voce.

«Il tempo che lui rientri a casa e mi chiama, così mi ha detto. Voleva prima salutare i suoi genitori e lasciare lì le valigie e poi ci incontriamo! Non vedo l'ora Ele, non vedo l'ora!»

«Sono-sono felice per voi!» e devo seriamente smetterla di balbettare come una cretina.

«Grazie Ele.» sospira. «Ah, e ovviamente oggi stesso dobbiamo assolutamente recuperare questi giorni, eh. Tra te a Milano e Saul a Bologna dobbiamo assolutamente rifare una delle nostre vecchie uscite!»

Perdo un battito nel sentire questa frase, spalanco gli occhi sperando di aver sentito male.

«C-che vuoi dire?»

«Che stasera dobbiamo uscire tutti insieme!» esulta felice. «Non è un'idea meravigliosa?»

Non sono psicologicamente e fisicamente pronta a rivedere Saul. Il mio cuore accelera troppo velocemente, le mani iniziano a tremare e la mente a viaggiare in paranoie e dubbi assurdi.

«Stupenda.» sforzo un tono allegro con pochi risultati. «Ehm..m-mi sta chiamando mia madre. È meglio che vada..ciao Bea!» mi invento una scusa, ritrovando a balbettare di nuovo.

«A dopo!» chiude la chiamata con il suo solito tono felice.

Quando lascio cadere le mie braccia lungo i fianchi capisco che ho un estremo bisogno di un abbraccio e di parlare con qualcuno che non sia implicato in questa faccenda.

Federico è l'unico che in questo momento potrebbe aiutarmi.

Lo chiamo, aspetto i classici tre squilli che servono a lui prima di risplendere e poi sento la sua voce.

«Ciao Ele, tutto bene?» mi chiede subito.

«Ho bisogno di parlarti, ci possiamo incontrare?» chiedo, nella speranza di una risposta positiva.

«Certo. Alle 17 al parchetto.»

Sospiro, felice.

«Va bene, grazie Fede..»

Il mio sbaglio più grande. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora