"Gli zombie non piangono" di Rusty Fisher

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Sinossi:

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Sinossi:

Maddy Swift è una studentessa un po' imbranata, che frequenta il liceo della tranquilla cittadina di Barracuda Bay e ha una cotta per il nuovo ragazzo della scuola. Quando Stamp la invita a una festa, la sua vita è destinata a cambiare per sempre. Piove a dirotto e Maddy, tutta agghindata, esce di nascosto dal padre. Dopo essersi persa diverse volte, finalmente intravede le luci della festa e viene colpita in pieno da un fulmine. Quando si risveglia, si ritrova con la faccia in una pozzanghera, stordita e completamente inzaccherata. Ma il fango è l'ultimo dei suoi problemi: è quel buco fumante nel cranio, il cuore che non batte più e i polmoni che non funzionano a farle sorgere qualche sospetto... Una volta a casa, dopo una rapida ricerca in rete, scopre con raccapriccio di essersi trasformata in una delle creature che più la spaventano: una morta vivente.

Recensione:

Allora, partendo dal presupposto che possiedo questo libro da anni, che al tempo l'ho pagato PERSINO 12,00 euro e che è da più di tre mesi che cerco di rileggerlo tutto ma invano, la domanda mi sorge spontanea: come accidenti ho fatto ad apprezzarlo, qualche anno fa?
Gli zombie non piangono è una delle cose più trash che abbia mai letto interamente e ogni volta che riprendo in mano i libri letti dai 15 anni fino ai 18 mi domando cosa accidenti avessi nel cervello per adorare questi ammassi di pagine. Se ricordate la recensione di Damned, di Claudia Palumbo, allora sapete a cosa state andando incontro. Sì, io oggi demolirò questo "romanzo".

Prima di tutto: la trama.
La trama di Gli zombie non piangono è quanto di più stupido, stereotipato, mal analizzato e trash io possa avere nella mia libreria. E la cosa che più mi disgusta è che l'autore è un professore del liceo ed è stato un finalista del Bram Stoker Award. Ne parlavo giusto recentemente con alcune mie amiche: ma questi autori non si fanno un esame di coscienza prima di dare vita a questi romanzetti da due soldi? La cosa importante è ormai solo il denaro? Perché chiaramente questo libro è stato creato per mere motivazioni economiche.

Ma ora parliamo specificamente della trama.
Maddy è la solita protagonista che potremmo trovare in uno young adult: la Mary Sue. Imbranata, impacciata e ignorata da tutti si ritrova improvvisamente sotto le attenzioni del più figo della scuola, fatalità appena trasferitosi ma già entrato persino nelle grazie della Madonna, e poi, di colpo, ecco il fattaccio: un fulmine la colpisce, trasformandola in una zombie e coinvolgendola nel fantastico e terribile mondo paranormale dei mangiatori di cervelli.

I cliché e gli stereotipi sono troppi per la mia sanità mentale già a metà del capitolo tre. Tra zombie che diventano tali perché colpiti da una scarica elettrica (sì, gli zombie vengono creati con un dato voltaggio, e fuori da quel valore muoiono), la protagonista che scopre di essere una zombie perché fa un test online, gli zombie buoni che si mangiano i cervelli di animali, la protagonista che regolarmente a mezzanotte va a comprare cervello di agnello (e nessuno si chiede per quale cavolo di ragione), gli zombie cattivi che vogliono fare fuori cose e un esercito di zombie al ballo della scuola io mi domando cosa accidenti si sia fumato Fisher per dar luogo a questo scempio.
Non fraintendetemi, l'idea sarebbe stata anche carina, se avesse usato un linguaggio e un modo di esprimersi meno simile a quello dei 15enni di Agrate Brianza (cit.) e non avesse dato fondo a tutti quegli stereotipi come i darkettoni, gli emo, il figone di turno... Insomma, no.
Per non parlare poi delle caratteristiche di questi zombie. Tutti noi conosciamo queste creature per la loro lentezza, stupidità, fame, l'aspetto disgustoso... e invece no, qui sono creature dalla bellezza mozzafiato, intelligenza superiore (si fa per dire), megasuperpawah forza che Hulk levate e chi più ne ha più ne metta. Questi quelli buoni... quelli cattivi sono più brutti, ovvio.
E vogliamo parlare della gerarchia degli zombie? Di quando i due amici dark di Maddy la portano in auto fino ai capi degli "zombie buoni" che le fanno il simil-interrogatorio e le fanno promettere di fare la brava sennò l'ammazzano definitivamente? Mi ha stupito che gli zombie non brillassero alla luce del so... ah, no, praticamente fanno quasi anche quello. E bevono la Coca Cola al McDonald.

I personaggi sono stereotipati, privi di spessore, si esprimono in modo stupido e sono utili, sensati e coerenti quanto una spugna ricoperta di muffa. Maddy che da sfigata cronica diventa la paladina che salva la scuola e il mondo, con pure un triangolo amoroso, la migliore amica perfetta che mette in ombra la protagonista, il co-protagonista figo e umano che si ritrova in mezzo, gli zombie darkettoni... mamma mia, stanotte non dormo.
Da tenere a mente soprattutto il malsano hobby di Maddy: andare nel cimitero sotto casa (perché sì, suo padre è un anatomopatologo e quindi automaticamente ha il giardino che è un cimitero) per ricalcare con la matita le lapidi e le informazioni del poraccio che sta sepolto sotto. Questo da umana, eh.
La caratterizzazione fa pena e i personaggi sono quasi tutti uguali, analizzati con la stessa profondità con cui si potrebbe analizzare la foglia di una piantina selvatica nell'orto dietro casa. Continuo a sostenere che Fisher avrebbe dovuto trovare un passatempo migliore.

Una cosa che mi ha fatto ridere, invece? La Maledizione della Terza Ora, quella con cui si apre il libro. In pratica, nella classe di Economia Domestica, le studentesse stanno sparendo una alla volta, per essere poi ritrovate morte qualche tempo dopo, a causa di "incidenti". Perché ovviamente tre corpi uno dietro l'altro senza cervello nel cranio è una cosa da tutti i giorni, ne ho trovato io uno l'altro ieri sotto il tavolo in giardino, pensa un po'!
E soprattutto, la cosa più esilarante, che dimostra la mancanza di fantasia dell'autore: le ragazze scomparse in ordine sono Missy, Sally e Amy. E ovviamente la prossima è Middy. Notate niente di strano? Già.

Lo stile fa pena, ma tanto innovativo da riuscire a rendere trash e stereotipate persino le descrizioni dei personaggi! Perché dei luoghi lasciano abbastanza a desiderare, ripetitive e noiose.
I capitoli durano sì e no quattro paginette – scritte in grande, ovviamente – e sono uno più "ignorante" dell'altro. Il capitolo 2, in particolare, ci terrei a mostrarvi come inizia. Il titolo è "OH, CAVOLO":

"«Oh, cavolo.» Esatto, questa è l'unica cosa che riesco a dire quando vado a sbattere contro quel figo del nuovo arrivato, appena fuori dall'aula di economia domestica. «Oh, cavolo.» Non «Scusami». Non «Questo è il mio numero». E nemmeno «Dobbiamo smetterla di far finta di incontrarci per caso». Niente di affascinante, intelligente o malizioso. Solo... «Oh, cavolo».
Ma va bene così, visto che mentre osserviamo i nostri libri, quaderni, cartelline e blocchi per gli appunti spiccare il volo e precipitare in una spirale di fogli protocollo e matite n. 2, lui se ne sta lì con l'aria persa e mormora qualcosa tipo «Cacchio».
[...] Lui non ha praticamente niente, dato che si è appena trasferito qui dal Wyoming o da Washington o da qualche altro posto dimenticato da Dio."

Le domande che ho sono tre:
- ma non era "i nostri libri, quaderni, cartelline e via dicendo"? Come sono diventati quattro fogli in croce e una matita?
- perché ovviamente Wyoming e Washington sono due posti dimenticati da Dio. Oh, non ci trovi anima viva eh!
- cosa diavolo ho appena letto.
Ma aspettate, non è finita qui, perché poi c'è la perla: "Si è vestito bene per il primo giorno: jeans slavati e maglietta da rugby a righe blu e marroni." Ah, wow, elegantissimo.

Come dicevo, lo stile con cui è scritta l'opera fa pena, mi sembra di essere tornata alle volte in cui andavo in libreria e gli young adult – quelli fatti male – infestavano qualunque scaffale, persino quelle dei thriller seri. Tutti quegli "Ah, cavolo" sono stati un pugno nello stomaco.
Sono una brutta persona se non appena potrò porterò questo libro (e tanti altri libri trash che possiedo) al mercatino del libro per passare la patata bollente a qualche altro malcapitato? Sì? Capita. 12 euro per questo esperimento da laboratorio mal uscito sono decisamente troppi.

Quindi, giunta qui, alla fine di questo massacro, la domanda è del tutto scontata: lo consiglio? Assolutamente no. Davvero, no.
E su Internet ho pure trovato recensioni positivissime! Rose senza parole.

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