"The gods of love" di Nicola Mostyn

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Sinossi:

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Sinossi:

Incontrate Frida: avvocato divorzista, cinica e segreta discendente dell'immortale dio dell'amore Eros. Sta per avere una veramente brutta giornata...

Quando un uomo di nome Dan irrompe nell'ufficio di Frida e insiste che lei è destinata a salvare il mondo, lei lo caccia più velocemente di quanto tu possa dire "prenup".

Ma un tentato rapimento e un innegabile demone o tre dopo, Frida inizia a fronteggiare la scomoda verità: Dan è a tutti gli effetti l'Oracolo, gli dei greci sono reali e Frida sembra essere l'unica speranza di tutti.

Il mondo è condannato.

Tag:

#amore, #greci, #eros, #discendente, #anteros, #guerra, #distruzione, #romanzo, #corporazione

Recensione:

Arrivo un po' in ritardo con questo aggiornamento, ma purtroppo non sono riuscita a scrivere prima la recensione.
Oggi vi parlo di The gods of love, libro d'esordio di Nicola Mostyn. È un'opera diversa da quelle che leggo di solito, poiché si potrebbe dire rientra nel genere romance fantasy, con una trama leggera e divertente.

La protagonista di questo libro è Frida, avvocato divorzista, a cui crolla l'intera vita nel giro di due giorni, dopo un tentato rapimento (o due). Frida è infatti una discendente di Eros, dio dell'amore, e tocca a lei salvare la terra da Anteros, divinità esiliata sulla terra e che progetta di distruggere una volta per tutte l'amore e causare un'estinzione di massa.
Lei dovrà quindi trovare la freccia di Eros, custodita gelosamente da Ade nel sottosuolo, poiché è l'unica cosa che potrà fermare Anteros.

La trama è molto leggera e fresca, condita di humor, e lo svolgimento si struttura in tre macro parti: l'inizio, dove Frida entra a far parte del mondo sovrannaturale e deve trovare la freccia, la parte centrale, in cui avviene il viaggio nel mondo dei morti, e la conclusione, in cui Frida dovrà salvare le sorti del mondo affrontando l'antagonista.
I capitoli procedono molto rapidi, tanto che la lettura può essere conclusa in due-tre giorni al massimo, ma seppure sia leggera e interessante – ero comunque presa dagli avvenimenti –, come opera non è niente di memorabile, classificabile più come lettura di mezzo, qualcosa giusto per staccare un po'.

L'ambientazione è abbastanza precisa, sappiamo dove ci troviamo e capiamo che il periodo è attuale, tuttavia ho trovato molta superficialità per quanto riguarda l'aspetto divino. Di divinità noi ne vediamo direttamente solo quattro: Psiche, Persefone, Ade e Anteros. Di questi, solo Anteros è degno di nota, poiché Psiche è caratterizzata un po' all'acqua di rose, Persefone sembra mezza drogata e vuole solo parlare di uomini e Ade fa una comparsata sola, in cui sembra il gemello perduto di Cardan con i capelli di Lucius Malfoy (nda: acqua di rose).
Questo mi è spiaciuto particolarmente, poiché puntavo moltissimo sulla comparsa di Ade, ma a quanto pare l'autrice non lo considerava importante, seppure faccia perdere quasi due capitoli a Frida a pensare su quanto sia sexy, regalandoci la frase che d'ora in poi diventerà il mio motto:

I stand and face Hades, chin up. My mind is pin-sharp. Loftily, I cast my eye over his tragic Goth outfit, his dodgy hair, the whole undead shtick. And i smile. "Sorry, Hades" I say, "I'm so over the bad boys".

I'M D Y I N G.
A R T E P U R A.
In ogni caso, è Anteros quello che attira di più l'attenzione, con i suoi piani di distruzione di massa e quell'accenno leggero leggero alla fine che ci fa capire che forse anche lui ha sofferto per amore e quindi è giusto cancellare l'amore per sempre dal pianeta perché sì.
Comunque Anteros mi è piaciuto. Tifavo per lui.

L'originalità c'è. Il libro non è di certo il più memorabile che abbia mai letto – e nonostante mi sia piaciuto sinceramente non credo che comprerò il secondo –, ma l'autrice ha avuto delle buone idee su come strutturarlo ed è riuscita a uscirsene con qualcosa di nuovo e carino. Ho apprezzato particolarmente il fatto che abbia rielaborato la storia di Anteros, cambiandola un po' da quella che è nella mitologia, e spero che andando avanti vi si ricollegherà in qualche modo, magari spiegando meglio il background di Anteros.

Di falle e incongruenze ce n'è qualcuna, come ad esempio la parte in cui Frida scappa dalla NeoStar e blocca la porta usando la sua borsa ma poi magicamente la borsa rispunta poco dopo appesa alla sua spalla. O la parte del furgoncino su cui la caricano, quando Dan arriva e la salva e non si capisce che diavolo succede o come faccia.

Gli eventi e le azioni compiute nel testo sono per lo più comprensibili e filano in modo molto liscio, a parte appunto quelle parti incongruenti, e le descrizioni sono ben fatte, almeno per quanto riguarda i luoghi e le atmosfere. I personaggi sono un po' lasciati al caso, sotto quel punto di vista.
I dialoghi sono botta e risposta sensati, ma spesso Frida se ne esce con frasi e comportamenti che non rispecchiano una donna di quasi trent'anni, ma sembrano più quelli di una diciassettenne.
Lo stile di narrazione rende bene poiché ci permette di avvicinarci un po' di più alla protagonista, più di quanto permetta appunto il suo carattere.

La caratterizzazione dei personaggi è altalenante. Abbiamo Frida, la protagonista, che è il tipico prototipo di Mary Sue: bella, perfetta, fondamentale per ogni evento, che bene o male tutti amano o tutti odiano. Ma non è stato tanto questo aspetto ad avermi dato fastidio, dopotutto sembra quasi calcolato e l'autrice ci vuole far vedere che Frida ha un margine di miglioramento, ma l'incoerenza con l'età che ha.
Dan e Anteros sono quelli che ho apprezzato di più. Il primo perché è il cervello del duo (dove invece Frida è il braccio), e il secondo perché come antagonista mi è piaciuto davvero tanto, e ho avuto il fiato sospeso alla fine quando cercava di portare Frida dalla propria parte (indovinate per chi tifavo?).
Psiche è il personaggio peggiore, insieme alla madre della protagonista, caratterizzate abbastanza male e superficialmente. Insomma, ci sta il ragionamento che Psiche ha fatto, ma il cambiamento che ha subito è un po' tanto radicale.
Sui personaggi macchietta (l'amica di Frida, gli scagnozzi, Medusa, Persefone ecc.) non mi soffermo nemmeno. Sono quello che sono, macchiette.

Lo stile dell'autrice è leggero e scorre senza intoppi, il lessico che usa è anche abbastanza semplice quindi come livello di inglese è basilare. Magari ci può essere qualche termine che sfugge sul momento, ma come lettura è adatta un po' a tutti.

Perciò, questo libro vale? Diciamo che come esordio ci sta, e soprattutto bisogna vedere quale era l'intento dell'autrice. Se voleva scrivere un'opera complessa e articolata, non ci è riuscita, ma se voleva puntare a qualcosa di più semplice e fruibile, che potesse comprendere un vasto target, ha centrato l'obiettivo.

Lo consiglio? Snì. Se volete una lettura leggera, invernale, che costi poco e faccia anche ridere sì. Se cercate qualcosa di serio, no. Ma generalmente lo consiglierei per i ragionamenti sull'amore fatti dalla protagonista, che non sono affatto scontati e portano anche a riflettere.

Per ora questo è tutto,
se riesco presto pubblico anche una recensione che dovevo pubblicare tipo... a ottobre?
Lol.

Stelle: ⭐⭐⭐

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