Capitolo 4

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26 febbraio 2013

Ore 5.00

Lukas si svegliò presto.

Le lancette dell'orologio appeso al muro segnavano le cinque e normalmente nessuno in casa Wolfe era in piedi a quell'ora.

Rimase immobile per qualche istante, lievemente intontito, poi sentì un brivido di freddo corrergli lungo la schiena e attraversargli il corpo. Si girò verso la finestra e notò che qualcuno l'aveva lasciata socchiusa. Dannazione, faceva un freddo cane nella camera! Balzò in piedi immediatamente ma si accorse di essere nudo. I suoi vestiti erano appallottolati ai piedi del letto.

"Che diavolo!" pensò. Non si ricordava di esserseli tolti.

Riandò con la mente alla notte appena trascorsa ma tutto era buio. Forse, si disse, si era levato i maglietta e jeans nel sonno, perché aveva caldo. Ricordava la sera precedente, che si sentiva stanco e credeva di avere un po' di febbre. Ora però stava meglio: il mal di testa era scomparso e il dolore alla schiena era più che sopportabile.

Chiuse in fretta la finestra e fece per tornare a letto quando il suo sguardo fu catturato dagli alberi sotto casa. Si era alzato la notte prima, adesso ricordava. Si era alzato, si era affacciato dal vetro e aveva spalancato le imposte. Poi aveva visto... qualcosa.

"Cos'era?" si domandò. Qualcosa, sì, ma non ricordava cosa e neppure l'aveva visto bene.

Fissò per qualche secondo la boscaglia tra i tronchi ma c'era poca luce e poi, se anche ci fosse stato qualcosa o qualcuno dubitava che si trovasse ancora lì.

Fece spallucce e andò in bagno. Sentiva il bisogno di una doccia.

Accese la luce, chiuse dietro di sé la porta e quando si guardò allo specchio rimase di sasso: aveva una faccia tremenda, sbattuta, con le occhiaie. Si chinò sul lavabo e si lavò con acqua fredda. Tornando a fissare la propria espressione notò che era migliorata anche se non di molto.

Si infilò sotto il getto di acqua calda e si lasciò massaggiare le spalle e la schiena dal calore. Sentì i muscoli tesi che si scioglievano e si rilassavano. Il liquido trasparente cadeva sulla sua testa, bagnava il volto, poi scendeva sul torace, l'addome, l'inguine, le gambe e finiva a terra. Era una bella sensazione.

Finita la doccia, Lukas uscì e mentre si avvolgeva nell'accappatoio si trovò faccia a faccia con sua sorella che lo osservava.

«Che ci fai qui?» domandò, incuriosito.

Lei spalancò gli occhi. «Sono venuta a... Ehi, hai una faccia! Sicuro di stare bene?»

«Sì, sto bene», tagliò corto.

Stella fece dietrofront e alzò i tacchi senza dire nulla. Si infilò nuovamente in camera e tornò a letto.

Lukas sbuffò pensando agli insoliti atteggiamenti della sorella, ma in fin dei conti, dei due era sempre stata lei quella un po' strana: lui era il burbero, l'orco della palude, e lei la principessa suonata.

Si rivestì in fretta senza asciugare i capelli umidi e uscì dal bagno, ma prima di scivolare in stanza, si fermò a metà strada e si avvicinò alla porta di Stella: non era del tutto chiusa. Si affacciò e le vide, infilata sotto l'enorme piumone che riposava, come se non si fosse appena svegliata. La guardò per un po' e inconsapevolmente sorrise. "La mia sorellina", pensò tra sé. "Che testa matta!"

«Già in piedi?» esordì una voce alle spalle di Lukas.

Si volse si scatto e vide sua madre Margit che emergeva dalla terza camera. «Non avevo più sonno.»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora