24 giugno 2013
Ore 1.27
Teneva il cellulare in mano ormai da due ore e mezzo. La mano sudaticcia era a contatto con la plastica calda di quell'affare e non dava segno di volersi staccare. Ogni minuto che trascorreva, Johann sembrava voler spezzare a metà il telefonino e giocare con i rimasugli di plastica e metallo.
Controllò l'orologio che segnava quasi l'una e mezzo. Pareva fossero trascorsi secoli da quando Nora era uscita di casa sbattendo la porta. Lui per un po' era rimasto bloccato a fissare l'ingresso di casa, dopodiché era salito in camera, si era cambiato automaticamente, con le mani che avevano assunto volontà propria e infine era di nuovo sceso di sotto. Si era seduto sul bracciolo della sua poltrona con lo sguardo rivolto ancora verso la porta, covando dentro di sé l'intima speranza che molto presto Nora sarebbe ricomparsa.
Il film nella sua mente proseguiva e oltre al ritorno sulla scena della bella, il copione prevedeva una lunga discussione tra i due protagonisti che esitava in una generale amnistia e la formale promessa che nulla di tutto ciò si sarebbe più ripetuto.
Fu scontato, anche per Johann che s'immaginava la scena, che Nora invece non si presentasse. Le sue parole crudeli, prima di andarsene erano state una pugnalata dritta nella schiena, qualcosa d'insopportabile.
Forse lui, in un lontano giorno di qualche mese prima si era preparato un bel discorso da fare a Nora se lei l'avesse mai scoperto con le mani nella marmellata di quella torta troppo stopposa, ma quando lei gliel'aveva chiesto veramente, se avesse avuto qualcosa da dire, lui non era più stato in grado di parlare: aveva fissato, attonito, la sua donna che se ne andava.
Ciò che più aveva temuto durante la sua avventura con Beatrix era proprio quella situazione e ora, da solo, affrontava la solitudine di quella grande casa, tutta nuova, che pareva farsi più piccola, fino a stringerglisi addosso, oppure sembrava diventare troppo grande e sconfinata, tanto da udire la propria voce rimbombare sulle pareti e tornare con un'eco malinconica.
Di nuovo gettò un'occhiata disperata al cellulare, spento nella sua mano. Lo aprì e digitò per l'ennesima volta il numero di Nora, poi premette la cornetta verde e attese lo squillo della linea libera. Per l'ennesima volta partì la segreteria telefonica e Johann riattaccò. Scagliò rabbiosamente il cellulare e lo guardò rotolare dall'altra parte del divano e infilarsi tra due cuscini.
«Perché non rispondi?» chiese a mezza voce, inutilmente. Si allungò fino all'altro capo del sofà, riprese il telefono e rifece il numero, poi piagnucolò: «Ti prego, rispondimi.»
La segreteria partì ancora, quindi Johann chiuse la comunicazione e lasciò cadere quell'affare maledetto. Aveva già lasciato tre messaggi, dicendo a Nora di richiamarlo perché doveva parlarle.
Sbuffò, si alzò senza sapere che fare e andò in cucina, si prese una birra ghiacciata dal frigorifero, la stappò e ne bevve avidamente alcune sorsate. Tornò in salotto e si guardò attorno, ma il suo sguardo non riusciva a fuggire da tutte le fotografie incorniciate di lui e Nora insieme, sistemate accuratamente sulle mensole: dovunque guardasse, trovava una loro istantanea rinchiusa dentro una cornice argentata che gli raccontava uno dei tanti momenti del suo recente passato sentimentale.
Si avvicinò a uno dei quadretti e lo afferrò: ritraeva lui e Nora, sorridenti, sdraiati sull'erba, quando erano andati in Baviera e si erano fermati sulle rive del lago di Costanza. Era stato un giorno fantastico, con il cielo color turchese senza una nuvola, il sole e la brezza fresca.
Ora quel ricordo era una scheggia piantata nel cuore che lo stava dissanguando. E come quello, anche gli altri. Tuttavia Johann non poteva smettere di guardare le fotografie e di sentirsi male. Anch'egli, pensò, avrebbe desiderato una piastra magnetica dentro il petto, suo dono e maledizione, che tenesse lontane le schegge dal cuore e magari un'armatura volante che lo proteggesse dagli urti della vita, ma in fin dei conti Johann Völler non era un uomo così ricco, né altrettanto intelligente o lungimirante. E il suo retaggio? Be', sarebbe stato l'immagine di un figlio di puttana, buono solo a tradire le persone che amava.
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
WerewolfNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...