Capitolo 19

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14 marzo 2013

Ore 21.32

Continuava a tornargli in mente, eppure non l'aveva mai visto: uno sconosciuto dall'aria misteriosa, alto e magro, infilato in un pastrano troppo grande. E insieme a lui stava quel dannato cane, grande quanto un cavallo. La scena se la immaginava così Johann, anche se non aveva le prove. Ne aveva discusso più e più volte insieme a Mark ed era giunto a un'unica conclusione: c'era troppo metodo nelle azioni mirate di quell'assassino a quattro zampe. Qualcuno doveva aver guidato le sue mosse.

Johann riprese in mano il rapporto del medico legale e lo rilesse da cima a fondo, ma era sicuro che ciò che poteva interessargli l'avesse già estrapolato giorni prima. Riguardò quelle pagine giusto per dovere di cronaca, tuttavia non vi prestò la dovuta attenzione e una volta giunto alla fine, richiuse la cartella e la ripose nel suo piccolo archivio.

Non riusciva a evitare di tornare con la mente al cruento spettacolo cui aveva assistito nel seminterrato sotto lo studio del dottor Schiller; era stato troppo anche per lui questa volta, ma come aveva sottolineato il suo collega Bauer, non poteva esimersi dal provare un che di riconoscenza nei confronti di quel bastardo che aveva posto fine all'esistenza di un maniaco omicida.

Lui e Mark per qualche giorno avevano discusso la questione etica tirata in ballo e Johann era sempre rimasto dell'avviso che i criminali dovessero essere assicurati alla giustizia, eppure ora, forse, iniziava a capire cosa intendesse davvero Mark con quello che aveva detto.

Ciononostante quello strano caso prospettava a Johann un notevole esercizio di logica poiché, se era vero che alcune prove lampanti erano sotto gli occhi di tutti, così come la modalità dell'omicidio insieme alle relative connessioni riguardanti altre uccisioni, al tempo stesso era pur vero che parevano mancare all'appello una persona coinvolta nella vicenda e un movente verosimile per quell'insolito banchetto.

"Ci deve essere qualcun altro!" pensò Johann tra sé e sé per l'ennesima volta. "Ma dove diavolo sta?"

Ripercorse con attenzione la strada che aveva fatto giungendo all'edificio sul basso colle nascosto tra i primi alberi della foresta, poi l'arrivo nella piazzetta antistante e infine l'ingresso nella sala d'attesa e la discesa all'inferno, il suo piccolo, attuale inferno personale.

Dove diavolo erano le impronte? Le aveva cercate, dannazione, prima di andarsene. Le aveva cercate davanti, dietro e tutt'intorno ma, salvo la gran confusione fatta dai giornalisti che erano sopraggiunti in massa dopo la partenza dei tre del Badische Zeitung, non c'era nient'altro all'infuori di segni di suole di scarpe, foglie marce e terriccio umido che saliva dietro l'edificio dove stava lo studio del dottore e si perdeva nella foresta e là era un mistero riuscire a trovare qualcosa.

Quelle impregnate di sangue all'interno del casolare erano una cosa, ma fuori non c'era nulla, come se quel mastino fosse scomparso appena uscito dalla sala d'attesa. E per quanto riguardasse il suo presunto padrone, era come fare un buco nell'acqua.

"Dovrei avere una macchina del tempo!" si disse Johann. Con una macchina del tempo avrebbe potuto tornare indietro di due settimane e sistemare quella faccenda evitando un pubblico scandalo.

Ora i giornali mostravano titoloni assurdi e incomprensibili e addirittura c'era qualche amante del gotico che narrava strane vicende che avevano per protagonisti vampiri e lupi mannari in una continua, estenuante lotta per la supremazia della razza; la giovane Irina Yarmolenko era solo l'ultima delle vittime innocenti implicate in questa millenaria faida.

Il capitano Kurtz uscì in quel momento dallo studio, chiudendosi dietro la porta; gettò, seccato, il quotidiano del giorno nel cestino della carta straccia, sbuffò infilandosi il cappotto e guadagnò l'uscita. Per lui che dirigeva la sezione della polizia criminale era semplice: quando qualcosa non gli andava a genio aveva la capacità e le possibilità di prendere la propria ventiquattr'ore, uscire dalla stazione, montare in auto e tornarsene a casa.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora