25 febbraio 2013
Ore 23.38
Il profilo della figura era curvo e perfettamente nascosto dagli alberi. Si muoveva con circospezione: guardava, annusava, tastava il terreno. Diresse gli occhi chiarissimi verso l'apertura nella grossa roccia cava e la studiò con attenzione mentre qualcosa svolazzava fuori, sospinto dal vento. Si voltò alle spalle sentendo la voce della foresta e percepì dentro di sé la voglia ancestrale di girarsi e scappare, correre nei campi, poi attraversare la barriera di conifere e avventurarsi tra gli alberi, salire sui monti e nascondersi dentro una spelonca, ma qualcosa la tratteneva lì.
Si alzò e annusò ancora l'aria: c'era uno strano odore, un aroma che c'era sempre stato ma in quel momento gli parve più forte, più dolce, più stuzzicante. Era un profumo esile che soltanto lui poteva sentire, con il suo olfatto raffinato e altamente sviluppato.
Mosse qualche passo in avanti e fece capolino con la testa tra i cespugli. Annusò l'aria un'altra volta e rimase ancora più inebriato da quell'essenza. Sarebbe potuto rimanere lì immobile anche tutta la notte a sentirla, senza lamentarsi, ma improvvisamente qualcosa in alto si mosse, sbatté producendo un rumore secco e la figura, spaventata, non guardò neppure chi fosse dall'altra parte: si voltò e fuggì via in fretta, attraversò a grandi balzi la macchia di terra spoglia e si infilò tra le conifere salendo su, verso uno sperone roccioso sul fianco del monte da dove si dominava la città. Si fermò e guardò in basso, poi alzò gli occhi di ghiaccio verso il cielo per ammirare la luna, curvò la schiena all'indietro, sollevò la testa e ululò.
Il lupo fissò il cerchio bianco su nel buio e rimase immobile come se percepisse qualcosa che arrivava fino al suo corpo, che gli faceva vibrare i muscoli e i tendini attaccati alle ossa. Il freddo pungente e l'aria gelida accarezzavano la sua pelliccia morbida e scivolavano via.
Guardò di nuovo sotto la montagna, verso lo strano miscuglio di bagliori e odori che giungevano fin lì: gli sembrava un grosso animale feroce, illuminato da piccole luci che ne delineavano la forma irregolare e spaventosa. Un gorgoglio salì dalla sua gola e uscì dai denti gialli scoperti. La belva ringhiò provando a scacciare la paura ma non ci riuscì. Raspò il terreno artigliando foglie, terriccio e detriti.
Tentò di rintracciare il profumo delicato che aveva annusato al limitare della foresta ma l'odore pungente della foresta aveva impregnato le sue narici.
Si accasciò a terra allora, lasciando penzoloni la lunga lingua e fiutò la terra fredda e umida. Anche quello era un buon odore, ma non così buono. La bestia si sentì triste e uggiolò. Avrebbe cercato di nuovo quel profumo e forse un giorno sarebbe riuscito a vedere da dove proveniva.
All'improvviso balzò nuovamente sulle quattro zampe, si guardò intorno studiando l'oscurità che lo circondava, sollevò gli occhi verso la montagna e si immerse tra gli alberi. Corse a perdifiato sentendo l'aria fredda sul muso, continuando ad aspirarla con il tartufo umido: il cuore batteva forte nel petto, il respiro era veloce, le zampe robuste davano la spinta e le unghie e i cuscinetti tastavano il terriccio e le foglie.
Com'era bella la libertà e spensierata e naturale. Nessuno sarebbe mai riuscito a portarla via perché lei, in un modo o nell'altro sarebbe tornata.
Lasciandosi alle spalle ogni pensiero finalmente il lupo fiutò qualcosa: era una preda, lì vicina. Non sapeva cosa di preciso ma aveva un odore accattivante. Rallentò e seguì la traccia lentamente. Diventava sempre più forte e sempre più irresistibile.
Discese in un pianoro contornato da alberi e si fermò a osservare: la preda doveva essere vicinissima.
Restò in attesa, finché intuì che la traccia si stava spostando. Quella preda doveva averlo sentito, perciò il lupo facendo ancor più attenzione, andò dietro all'odore che aveva annusato ma poi, di colpo, mentre s'inerpicava per un sentiero poco battuto, una folata di vento lo investì e uno strano puzzo, acre e malvagio giunse alle sue narici. Inspirò più volte e ringhiò. Digrignò i denti come se un nemico fosse di fronte a lui e lo stesse per attaccare, ma in realtà non c'era nessuno.
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
LobisomemNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...