Capitolo 37

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14 aprile 2013

Ore 23.48

Il piccolo ristorante del signor Arold Meyer era ancora aperto e l'orologio sul fondo dello stanzone segnava quasi mezzanotte. La gente aveva iniziato a scemare da più di un quarto d'ora, ma c'erano diversi irriducibili che non davano segno di sentire la stanchezza. Chiacchieravano ad alta voce tra loro, brindavano in nome di qualcosa, poi ingollavano ingordamente bocconi di cibo e di nuovo riprendevano a parlare.

Jürgen, il capo cameriere, ancora correva avanti e indietro dalla cucina per portare agli ultimi avventori i piatti con il secondo, oppure il dolce.

"Fanculo!" pensò. "Dovevo darmi malato!"

Erano due anni esatti che conviveva con la sua ragazza in un piccolo appartamento nel centro città e presto avrebbero progettato di sposarsi perché non c'era alcun motivo per non convolare a nozze, ma la cattiva sorte non guardava in faccia nessuno e quella sera, anziché essere ospite di uno dei migliori ristoranti di Friburgo per festeggiare, si trovava nel locale del suo capo a seguire e dirigere camerieri imbranati e a servire ai tavoli per compensare la carenza di personale in quella domenica sera dove il pienone aveva preso casa in quel buco poco fuori dal centro.

Mentre usciva dalla cucina con una fetta di torta al cioccolato e pera sul piatto, intravide uno sconosciuto che si affacciava all'ingresso del ristorante. Jürgen alzò gli occhi al cielo, esasperato. "Le gente non smette mai di ingozzarsi?" si disse e proseguì per il proprio itinerario tra i tavoli.

Sapeva che ricevere un'altro avventore a quell'ora sarebbe stata una vera e propria rottura di scatole, sebbene l'uomo che osservava il ristorante dalla porta d'ingresso fosse solo, ma al tempo stesso si rendeva conto che avere un cliente in meno significava ottenere meno profitto per il signor Meyer, uno squallido taccagno che non badava a nient'altro che fare soldi. Inoltre perdere fin da subito quel possibile ghiottone, per lui, voleva dire non intascarsi qualche mancia.

Sgattaiolò verso il tavolo da cui era partita l'ordinazione della torta pera e cioccolato, dopodiché tornò indietro alla svelta e si diresse verso l'entrata, dove il signor Meyer già stava discutendo con lo sconosciuto avventore che era entrato nel ristorante. Il vecchio guardava l'uomo con le sopracciglia aggrottate e un'aria curiosa, ma non faceva domande. Jürgen dopo alcuni secondi si avvicinò di seguito al cenno con una mano del suo capo.

«Per favore Jürgen», esordì Meyer con un largo sorriso. «Dai da bere a questo signore, prima che gli prepariamo qualcosa, d'accordo?»

Jürgen annuì e fece cenno all'uomo di seguirlo verso il bancone dove offrivano da bere, s'infilò dall'altra parte e chiese al tizio cosa desiderasse bere.

«Una bionda media», sentenziò l'altro, con voce asciutta, nel più classico dei cliché.

«Qualche marca in particolare?»

Lo sconosciuto fece spallucce.

Jürgen si trattenne dal ridere: erano anni che non sentiva quella frase. "Bionda media, santo cielo!" pensò. Era una dannata frase da film, dove l'avventore è il duro senza paura che deve uccidere il cattivo.

Servì in fretta la birra dentro un piccolo boccale di vetro, posato sopra un sottobicchiere di cartone per evitare di bagnare il banco di legno rustico, dopodiché domandò: «Devo farle preparare un tavolo? Ha già ordinato?»

L'uomo finì di scolarsi tutto d'un fiato la birra, quindi fece un ghigno e scosse il capo. «No, grazie», replicò. «Ho già parlato con il... signor Meyer, giusto?»

«Il signore di prima», spiegò Jürgen.

«Ormai è tardi, non mi andava di disturbare. Dato che a quest'ora il vostro locale è l'unico che sono riuscito a trovare aperto, sono entrato a chiedere se avevate qualcosa da mangiare.»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora