Capitolo 61

16 3 1
                                    

25 maggio 2013

Ore 21.47

Mark entrò nell'ufficio di Johann e si sedette sul divanetto, osservando il collega che scartabellava in maniera concitata e sistemava la posta.

«Ma che...»

Johann lo interruppe subito. «Sto riordinando», sentenziò, caustico.

Lui continuò a squadrarlo in silenzio, finché Johann, infastidito dall'insolito mutismo e dalla presenza dell'amico, sbottò: «Che c'è?»

«C'è che mi sembri più nervoso di un chihuahua», replicò Bauer. «Perché sei così agitato?»

«Ha telefonato qualcuno denunciando cadaveri spolpati?»

«Be'... no.»

Völler allargò le braccia in un gesto piùche eloquente, quindi agigunse con tono affettato: «Non sono nervoso.»

«No?»

Mentre pensava alla risposta giusta da dare a Mark, rifletté sulle dichiarazioni che aveva sentito pronunciare dal procuratore Roth durante l'ultima intervista sulle indagini del killer della luna piena. Sbuffò. «Sono arrabbiato perché vorrei che l'assassino fosse già dietro le sbarre e preferirei che chi di dovere non sbandierasse ai quattro venti che siamo in dirittura d'arrivo.»

«Ti riferisci al procuratore Superman?»

Johann annuì con foga. «So già come andrà a finire», spiegò. «Se lo becchiamo, chissà come, lui si guadagnerà la gloria, invece se falliamo e continuano a saltare fuori vittime, allora Roth ci scaricherà addosso tanta di quella merda che potremo farci i pacchi di Natale per fertilizzare l'albero!»

«E nel frattempo...»

«Nel frattempo sgobbiamo come animali, brancolando nel buio, e l'unica pista che avevamo ci è stata preclusa proprio dal procuratore!»

Ci fu una breve pausa mentre Völler lasciava cadere nel cestino un mucchio di carta ancora impacchettata e infine ammise: «Sono irrequieto perché non ha ancora telefonato nessuno.»

«Preferiresti che venisse trovato qualche altro cadavere?»

Johann scosse il capo. «Non è questo», commentò. «Se passano più di ventiquattro ore da oggi, sospetto che Roth potrebbe decidere di chiudere il caso perché ritiene che nella notte di luna piena non ci siano stati omicidi.»

Mark scoppiò a ridere e fissò attonito il collega. «E su quale base farebbe una cosa del genere?»

«E io che ne so!» esclamò Johann. «Comunque ricordati che Roth, prima di essere un procuratore, è un carrierista. In futuro potremmo vederlo come politico rampante ai vertici del nostro paese, che ci fa precipitare nel baratro della crisi tanto gettonata di questi tempi.»

«E con questo?»

«Gli artisti usano le per dire la verità, mentre i politici le usano per coprire la verità», replicò Johann, evasivo, citando la battuta di un film che aveva visto qualche tempo prima in TV.

«Sì, ma... se noi non abbiamo catturato l'assassino...»

«Roth potrebbe far credere all'opinione pubblica che il killer è morto, che se n'è andato, che per qualche strana ragione è stato invece identificato con il nostro amico Keller che riposa in una cella tre per tre con un cesso solo!»

Ormai era sera e Johann e Mark si stavano preparando per tornare a casa, quando all'improvviso il telefono che Johann teneva sorvegliato da tutto un giorno, squillò e li fece sobbalzare.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora