24 giugno 2013
Ore 11.40
Johann sbirciava attraverso la vetrata dell'ufficio del capitano. Poteva distinguere oltre le tapparelle socchiuse il profilo asciutto del capitano che discuteva con Mark. Entrambi gesticolavano in maniera animata, ma paradossalmente parlavano a voce piuttosto bassa per non farsi udire dal diretto interessato. Völler tuttavia intuiva il tenore dei discorsi di quei due.
Si lasciò andare sulla poltrona giocherellando con una penna sopra il vetro che ricopriva l'intera scrivania di Kurtz e quando udì la porta riaprirsi, non si voltò neppure.
Il capitano andò a sedersi di fronte a lui e lo osservò per alcuni istanti. Non riusciva a parlare. Aveva l'impressione che qualunque cosa avesse detto non sarebbe riuscita a calmare il suo sottoposto, né a farlo ragionare. Non voleva sembrare l'ipocrita che giudica senza essere giudicato, eppure capiva, data la propria posizione, che qualcosa doveva essere fatto.
«Johann?» lo chiamò.
Lui rialzò gli occhi e posò la biro.
Mentre lo scrutava, Kurtz ricordò quello che gli aveva detto qualche mese prima, quando Bauer aveva chiesto a gran voce il reintegro nel caso del collega. Le sue parole gli riecheggiavano nella mente come un mantra: preferisco averti qui a marcire per altri vent'anni piuttosto che vederti fare una sciocchezza in questa indagine e perderti per sempre.
La sciocchezza ora Johann l'aveva fatta e con una miriade di testimoni che avrebbero confessato ogni tentativo d'insabbiamento. Inoltre, come il capitano aveva ricordato ai due tenenti: non esistevano prove tangibili che Wolfe fosse coinvolto nella vicenda del killer della luna piena. A furia di tirare troppo, ora la corda si era spezzata.
«Non posso passare sopra a ciò che è successo oggi.»
Johann sembrò non prendersela più di tanto.
«Lukas Wolfe mi ha assicurato che non sporgerà denuncia nei tuoi confronti per aggressione, ma c'erano molti testimoni, perciò ci sarà comunque un'indagine formale dei servizi interni del dipartimento.»
«Uhm», mugugnò Völler. «D'accordo.»
Kurtz ebbe l'impressione di sbattere contro un muro di gomma. «Ho saputo cos'è accaduto», soggiunse nel tentativo vano di mitigare. «Posso assicurarti che la commissione d'indagine terrà conto dei recenti...»
«Non m'importa», tagliò corto Johann con indifferenza.
«Come, prego?» saltò su il capitano.
Völler scosse il capo. «Posso dare le dimissioni oggi stesso, se le fa piacere. Almeno eviterei un sacco di problemi al dipartimento, no?»
Kurtz si abbandonò contro lo schienale della poltrona, arrendevole. «Johann?» chiamò di nuovo. «Io non capisco cosa ti sia successo.»
«Ho perso la donna che amavo!» sbottò il tenente, scattando avanti con le lacrime agli occhi, dopodiché tornò ad accucciarsi e abbassò lo sguardo. «Le sembra poco, capitano?»
L'altro scosse il capo. «Mi rendo conto, ma... non è solo questo: sei cambiato in questi ultimi mesi, come se qualcosa dentro di te, qualcosa di oscuro ti avesse afferrato, per impedirti di essere di nuovo l'uomo che tutti avevamo conosciuto.»
«Ma che diavolo sta dicendo?» brontolò Johann. «Senta capitano, se ha qualcosa da dirmi, me lo dica, altrimenti mi lasci andare.»
Kurtz intese che pur districandosi con difficoltà sulla china che aveva intrapreso, non sarebbe giunto a nessuna conclusione. «Devo chiederti di consegnarmi la pistola e il distintivo.»
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
WerewolfNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...