Capitolo 63

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26 maggio 2013

Ore 7.30

La porta dell'ufficio del capitano era chiusa e le luci erano spente.

Johann controllò il Timex al polso e sospirò: erano le sette e mezzo ed era domenica. Fuori dalla finestra il cielo si schiariva appena e dava l'idea di una giornata uggiosa. Kurtz non sarebbe uscito di casa prima di altre ventiquattro ore e il lunedì mattina si sarebbe fermato all'edicola per il quotidiano, sarebbe andato a fare colazione nel suo cafè preferito e infine, giunto alla centrale, si sarebbe sistemato dietro la propria scrivania alle nove in punto.

«Dobbiamo aspettare fino a domani?» domandò Mark.

Johann scosse il capo. S'infilò una mano in tasca, tolse il cellulare, compose il numero di chiamata rapida e lasciò squillare. «Ora chiamo Kurtz.»

«Chissà come sarà contento!»

Völler gettò un'occhiata obliqua al collega. «Contento o no, dovrà alzarsi per rispondere». Mentre attendeva che si aprisse la comunicazione, soggiunse: «Le altre idee che mi sono cacciato in testa saranno anche state fissazioni insensate, ma stavolta ci troviamo di fronte a un collegamento importante tra Wolfe e una delle tante vittime di questo massacro.»

«Sei convinto di andare fino in fondo?»

«Sono dalla parte delle cose giuste, come hai detto tu!»

Finalmente dall'altra parte la voce di Kurtz rispose. «Cosa?»

«Anch'io sono felice di sentirla, capitano», replicò Völler, in tono gaio.

Kurtz sospirò. «Deve essere una cosa imporante, quindi sputa il rospo.»

«Abbiamo rintracciato un collegamento», spiegò Johan, deciso. «Stanotte sono stati rinvenuti i corpi di altre quattro vittime.»

La voce di Kurtz si trasformò in un sibilo. «Santo Dio!»

«Dio non centra niente, capitano», proseguì Völler. «Due uomini e una donna alla periferia di Sankt Georgen, vicino alla superstrada e un'altro uomo nel distretto di Waldsee.»

«Altri due omicidi separati?» chiese Kurtz. «Sono due assassini che si imitano l'un l'altro, o è lo stesso uomo? Vediamo di non prendere abbagli almeno in questo caso.»

«Non possiamo saperlo. Dobbiamo aspettare l'esito del medico legale e l'analisi della scientifica.»

«Già», confermò Kurtz con delusione. «Stavo solo riflettendo ad alta voce. E per quanto riguarda il collegamento di cui parlavi?»

Völler si limitò a pronunciare un nome.

Kurtz tossicchiò e boccheggiò per alcuni secondi, come se avesse mandato di traverso qualcosa. «Come hai detto?»

«Wolfe. Abbiamo nuovi sospetti che possa essere coinvolto in questa faccenda», chiarì Johann. «Fortuna vuole che il cadavere spolpato che abbiamo trovato in Waldsee, le risparmio i dettagli, avesse con sé il portafogli e per quanto riguarda la prima ricerca che io e Bauer abbiamo effettuato, l'uomo ucciso era Konstantin Voigt, il patrigno di Lukas Wolfe.»

«Che rapporti c'erano tra i due?»

«Voigt è finito in prigione qualche anno fa per violenza nei confronti di sua moglie, che è la madre di Lukas.»

«E?» incalzò il capitano, incuriosito dalla piega che stavano prendendo gli eventi.

«E guarda il caso, Voigt, accettata l'istanza di divorzio voluta anni fa dalla moglie che è tornata a Friburgo, viene qui ora, da Monaco di Baviera, dopo aver scontato nel carcere di Standelheim una pena di quattro anni su cinque per buona condotta. Coincidenza?»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora