Capitolo 53

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2 maggio 2013

Ore 4.07

Johann si fermò dirimpetto alla vetrata con le luci spente del negozio di elettricista dall'altra parte di Zasiusstraße, parcheggiò la Golf, spense il motore e scese in strada. Faceva ancora freddo, ma almeno la temperatura iniziava a essere più indulgente e faceva segnare gradazioni un po' più alte dalla colonnina di mercurio dei termometri.

Attraversò la via e si bloccò di fronte al portone del palazzo dai muri scrostati al numero 13. Guardò su, ai piani più alti, fino a scorgere la piccionaia, con le finestre chiuse e tutte le luci spente. Sul citofono guardò i nomi, uno dopo l'altro, debolmente illuminati dai lampioni e giunse fino a quello dell'appartamento all'ultimo piano.

Temporeggiò per qualche istante, indeciso se suonare o meno. Era tardi e non se la sentiva di disturbare, eppure era certo che quello fosse veramente l'unico posto che l'avrebbe fatto sentire a casa.

Alla fine si diede per vinto, gettò da parte i ripensamenti e affondò il dito indice sul pulsante e attese. Il quadro con tutti i nomi s'illuminò e un rapido ronzio lo avvisò che il campanello funzionava.

Passarono cinque, poi dieci, quindici secondi. Non venne nessuno a rispondere. Johann alzò gli occhi al cielo nero, tempestato di stelle, sospirò e si convinse che Beatrix fosse in redazione, oppure che non avesse udito il citofono.

Stava per andarsene, quando sentì gracchiare alle spalle e una voce di donna, assonnata, borbottò un: «Chi è?»

Lui si voltò di scatto e si avvicinò. «Beatrix», esordì. «Sono Johann. Posso salire?»

«Johann?» ripeté lei come per fare mente locale. «Che ore sono?»

Völler alzò la manica. «Sono le quattro e dieci.»

«Non è un po' tardi?» farfugliò. «Domani devo lavorare.»

Johann si sentì un imbecille. «Già, hai ragione.»

Dall'altra parte non arrivò risposta, quindi la serratura del portone scattò e Beatrix invitò l'uomo a salire.

Quando si trovarono l'uno di fronte all'altra, sulla porta dell'appartamento, Beatrix era in vestaglia, aveva un'espressione stanca sul volto e un mezzo sorriso le si dipingeva sulle labbra. Fece un cenno al tizio sul pianerottolo invitandolo a entrare, dopodiché richiuse la porta.

«Perché sei venuto da me?» chiese strusciandosi contro un fianco di Johann.

Lui fece spallucce e si sedette sul divanetto, seguendo il gesto della donna. «Ero da queste parti.»

«A quest'ora?» saltò su lei, fissandolo con curiosità. «Sei ancora al lavoro sul caso del... killer della luna piena?»

«Già, ora è questo il nome in voga, vero?» replicò Johann, piccato.

Beatrix non raccolse. «Non avevi detto che ti avevano tolto il caso?»

«Te ne ho parlato», tagliò corto lui, «in via confidenziale. Comunque ora sono stato riassegnato per risolvere questo rompicapo.»

«Agli ordini!» ridacchiò Beatrix, facendo un melodrammatico saluto militare a Johann e gli si sedette accanto.

Lui sbuffò.

«Ma non mi hai ancora detto perché sei venuto qui», fece lei. «La tua Nora, la bella, dolce e tenera Nora, non sa nulla di noi due, vero?»

L'uomo si sentì preso in contropiede. «Che t'importa di lei?»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora